L’Armenia oggi: tra dinamismo e sviluppo economico (internationalwebpost.org 31.10.18)
Terra di reminiscenze bibliche, dal passato glorioso, dal ricco patrimonio culturale e artistico, ma anche terra martoriata dalle guerre e macchiata, nel secolo scorso, da uno dei più infami e crudeli genocidi che la storia dell’umanità abbia mai potuto conoscere. Divenuta Repubblica nel 1918 e federata nel 1920 alle Repubbliche Sovietiche, dopo la crisi del Partito Comunista russo e del sistema politico sovietico riconquista l’indipendenza nel 1991. La Repubblica d’Armenia, oggi, è molto apprezzata per il crescente dinamismo nell’intessere rapporti diplomatici e commerciali con i paesi dell’Unione Europea (ndr, nel 2017 sono stati festeggiati i 25 anni della relazione di amicizia e di condivisione dei valori di pace e rispetto con l’Italia), svolgendo altresì un ruolo determinante nel processo di distensione geo-politica e di sviluppo economico dell’area caucasica.
Ambasciatrice Bagdassarian, ci spiega in poche parole quali sono gli elementi che legano l’Italia all’Armenia?
Gli stretti legami tra i nostri due popoli affondano le radici nel profondo dei secoli, quando l’Armenia e l’Impero Romano erano paesi confinanti. Già nel I secolo avanti Cristo l’Armenia era stata proclamata “amica e alleata del popolo romano”. La solidità dei nostri rapporti millenari è data inoltre dalla condivisione di comuni valori cristiani, indubbiamente pietra angolare dei nostri legami. Oggi la cooperazione italo-armena trova conferma e slancio in una forte e reciproca fiducia. Ciò che ci divide è soltanto la distanza, in realtà sono moltissime le cose che ci uniscono. Abbiamo saldissimi legami che, come fili viventi in continua evoluzione, nutrono e rinvigoriscono giorno dopo giorno la nostra amicizia.
Nel 2017 ci sono stati una serie di incontri bilaterali tra le istituzioni armene e quelle italiane per discutere di cooperazione politica, finanza, scambi commerciali, investimenti e di politica estera: a distanza di 1 anno e con il cambio di governo in Italia, come stanno le cose?
Ha ragione, nel 2017 i rapporti italo-armeni sono stati intensi e fruttuosi, ma anche quest’anno l’agenda degli incontri bilaterali è stata molto ricca, basti ricordare la visita in Italia, all’inizio di aprile, del Presidente della Repubblica d’Armenia e la visita di Stato in Armenia, a fine luglio, del Presidente italiano Sergio Mattarella.
Una visita storica quest’ultima perché per la prima volta in assoluto un Presidente della Repubblica italiana si è recato in Armenia, portando il dialogo politico armeno-italiano e la cooperazione bilaterale a un livello qualitativamente nuovo. Durante la visita del presidente Mattarella è stato inaugurato a Jerevan il Centro Regionale armeno-italiano per la conservazione, la gestione e la valorizzazione del patrimonio artistico, storico e architettonico in Armenia, con competenza regionale. Inoltre è stato istituito il Comitato della Società Dante Alighieri in Armenia e tra pochi mesi, sempre a Jerevan, verrà inaugurata la scuola Tonino Guerra per l’insegnamento della lingua italiana, un’opportunità eccezionale per la diffusione della lingua e della cultura italiana in Armenia. Abbiamo delle buone basi per dare nuovo vigore anche alle nostre relazioni economico-commerciali. L’anno scorso abbiamo organizzato la Prima Sessione del Comitato intergovernativo italo-armeno per la cooperazione economica che ha segnato un traguardo importante per un’ulteriore promozione dei nostri rapporti economico-commerciali. Devo menzionare che, dopo i cambi di governo avvenuti sia in Armenia che in Italia, anche i nuovi governi si sono impegnati a fare il massimo per rendere le nostre relazioni più calorose, più strette e più vantaggiose per entrambi.
Riguardo alla questione del Nagorno Karabakh: quali sono i punti all’interno dell’agenda di governo?
La soluzione pacifica del conflitto del Nagorno Karabakh continua a essere un punto nodale nell’agenda della nostra politica estera. Nel processo negoziale per la Repubblica d’Armenia le priorità assolute sono lo status e la sicurezza della Repubblica dell’Artsakh (nome storico del Nagorno Karabakh n.d.r.). L’Armenia e l’Artsakh oggi lavorano alla costruzione di uno Stato basato sul rispetto dei diritti umani, sulla democrazia e sulla legalità, ma soprattutto si impegnano affinché ai 150.000 armeni – che vivono in quelle zone e la cui esistenza è quotidianamente minacciata – venga garantita la sicurezza e un’esistenza normale. Per noi, per l’Armenia e per la Repubblica dell’Artsakh, il conflitto riguarda le persone. Ogni tentativo di risolvere il conflitto per via militare è un attacco diretto alla sicurezza della popolazione dell’Artsakh, alla sicurezza della regione, alla democrazia e ai diritti umani. L’Armenia lavora costruttivamente nei negoziati per una soluzione pacifica del conflitto nel quadro del formato dei Co-presidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE ed è pronta a proseguire negli sforzi per raggiungere l’obiettivo di una soluzione pacifica definitiva.
Nel processo di mediazione: quanto efficace è stata in questi anni l’azione del Gruppo di Minsk?
Siamo risoluti nel nostro impegno a risolvere il conflitto esclusivamente in via pacifica. Il formato dei Co-presidenti del gruppo di Minsk è l’unico formato riconosciuto a livello internazionale, avente mandato a negoziare la soluzione del conflitto. È stato per anni, e rimane tuttora, il formato più efficace e produttivo nell’ambito del quale si svolge il processo negoziale. Gli sforzi dei tre Co-presidenti del gruppo di Minsk – Stati Uniti, Russia e Francia – sono fondamentali, non solo per la presenza nella regione ma anche perché hanno le capacità e la forza per svolgere l’attività di mediazione nel migliore dei modi.
Riguardo alla dramma vissuto dai suoi connazionali: dopo il rifiuto da parte di Erdogan nel ratificare i Protocolli di Zurigo del 2009, ci sono possibilità nel riaprire un tavolo dei negoziati oppure bisogna attendere affiche` la Turchia cambi vertice e direzione politica?
Non abbiamo mai fatto del riconoscimento del Genocidio armeno una precondizione per la normalizzazione dei rapporti tra Armenia e Turchia. Nel 2009 è stata l’Armenia ad avviare l’iniziativa che il 10 ottobre 2009 ha portato alla firma dei Protocolli di Zurigo e a dichiarare la sua volontà di normalizzare i rapporti con la Turchia “senza precondizioni”. L’accordo prevedeva la normalizzazione dei rapporti diplomatici e commerciali e la riapertura delle frontiere. La Turchia però non solo ha posto delle precondizioni, collegando la normalizzazione dei rapporti armeno-turchi al conflitto del Nagorno Karabakh, ma ha lasciato che i Protocolli prendessero polvere sugli scaffali, violando così la prassi comune ma, soprattutto, ogni impegno preso nei confronti della comunità internazionale. In assenza di progressi effettivi l’Armenia è stata costretta, proprio nella primavera di quest’anno, a dichiarare “vuoti e nulli” i Protocolli e a mettere termine alla procedura della loro sottoscrizione. Tuttavia l’Armenia è ancora convinta dell’importanza di un dialogo tra le parti e del fatto che stati confinanti dovrebbero, in generale, stabilire e intrattenere relazioni stabili per potere discutere degli eventuali punti di disaccordo e cercare soluzioni.
Qual è il potenziale economico del suo paese? Cosa ha da offrire agli investitori stranieri?
Oggi l’Armenia è un paese dove è vantaggioso fare investimenti in libera concorrenza economica traendo beneficio dalle opportunità che derivano dalla sua posizione geografica e dal suo ruolo di ponte tra le diverse organizzazioni internazionali. L’Armenia è il leader tra i Paesi CSI (Comunità degli Stati Indipendenti) per il livello di libertà economica e dell’applicazione delle norme di economia di mercato. Come membro dell’Unione Economica Euroasiatica, ma allo stesso tempo in virtù del fatto che dal novembre 2017 ha firmato l’Accordo di partenariato globale e rafforzato con l’Unione Europea, l’Armenia offre molteplici nuove opportunità di sviluppo dei rapporti economico-commerciali con gli altri paesi. L’Armenia beneficia anche del sistema GSP+ (Sistema di Preferenze Generalizzate) dell’Unione Europea. Grazie all’appartenenza all’Unione Economica Euroasiatica, gli investitori stranieri che decidono di investire in Armenia possono accedere senza dazi doganali all’enorme mercato euroasiatico, un mercato di circa 180 milioni di consumatori. Inoltre, l’Armenia è l’unico paese membro dell’Unione Economica Euroasiatica ad avere una frontiera terrestre con l’Iran con cui l’Unione Economica Eurasiatica ha firmato, quest’anno, un accordo temporaneo che prevede la creazione di una zona di libero scambio.
A maggio c’è stato il cambio di governo nel su paese: quali sono le priorità del nuovo primo ministro Pashinyan?
Anche in Italia si è parlato molto della “rivoluzione di velluto” e di quel movimento di iniziativa civile che si è trasformato in un movimento democratico a livello nazionale che ha portato l’Armenia a un cambio, e ci tengo a sottolinearlo, assolutamente pacifico del potere e alla formazione di un nuovo governo, le cui priorità sono giustamente ambiziose per un paese che oggi si presenta al mondo con degli imprescindibili valori assoluti: legalità, diritti umani, democrazia.
Il Governo di Pashinyan ha dettato con chiarezza le priorità. Innanzitutto assicurare il principio della legalità e dell’uguaglianza della legge per tutti, la sicurezza interna ed esterna dell’Armenia, il continuo miglioramento del livello di sicurezza dell’Armenia e dell’Artsakh. Altri punti focali dell’agenda di governo sono il rifiuto totale della corruzione, la separazione degli affari dalla politica e la tutela della libera concorrenza economica per creare reali opportunità per lo svolgimento di qualsiasi attività economica, garantire la crescita economica, ridurre la povertà, creare posti di lavoro e attrarre investimenti stranieri. Ovviamente tutto questo non sarebbe possibile se al primo posto il Governo non avesse posto l’obiettivo di garantire la protezione dei diritti umani e la creazione di condizioni favorevoli per la libera espressione della creatività e per una vita felice e dignitosa dei propri cittadini.