L’Armenia e la sua crisi umanitaria alle porte d’Europa (Metropolitanmagazine 22.01.24)
Parliamo oggi della complessa situazione in Armenia e le sue sfide più complesse, tra cui il conflitto del Nagorno Karabakh che sta portando ad una crisi umanitaria le cui conseguenze, forse, arriveranno alle porte dell’Europa.
Purtroppo non se ne parla abbastanza. L’Armenia, nel contesto storico e politico del Caucaso, ha affrontato sfide difficili tra cui il conflitto del Nagorno Karabakh. Quest’area a maggioranza armena è stata al centro di tensioni, culminate nel 2020 con un violento scontro tra Armenia e Azerbaigian, portando a un accordo di cessate il fuoco con il coinvolgimento della Russia.
Ma l’Armenia, situata appena a sud della vasta catena montuosa del Caucaso, è da tempo il punto focale di una serie di conflitti e tensioni. Ma le notizie attualmente sono preoccupanti. Più di 120 mila armeni, tra cui 30 mila bambini, hanno abbandonato il Nagorno Karabakh, costituendo quasi l’intera popolazione. La situazione umanitaria è critica, dopo mesi di assedio senza accesso a acqua e cibo.
Per capire meglio la situazione in Armenia serve un po’ di background:
L’Armenia, situata nel Caucaso meridionale, ha una storia complessa e antica, caratterizzata da periodi di dominio e influenze persiane, bizantine, mongole e ottomane. Nel 1918, l’Armenia dichiarò la sua indipendenza, ma presto prese pare in conflitti territoriali e subì la spartizione tra l’Impero Ottomano e l’Unione Sovietica. Nel 1991, con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, l’Armenia ottenne l’indipendenza.
Il Nagorno Karabakh è una regione montuosa a maggioranza etnica armena, situata all’interno dell’Azerbaigian. Dopo il crollo dell’URSS, scoppiarono tensioni etniche e conflitti tra armeni e azeri nella regione. Nel 1994, un cessate il fuoco pose fine alla guerra, stabilendo il controllo de facto dell’Armenia sul Nagorno Karabakh.
Invece nel 2020, il Nagorno Karabakh è tornato al centro dell’attenzione a causa di un violento conflitto tra Armenia e Azerbaigian. Nel novembre dello stesso anno, vediamo un accordo di cessate il fuoco dalla Russia, che ha portato al ritiro delle forze armene dalla regione. Questo accordo ha anche stabilito il dispiegamento di truppe di pace russe nella zona.
Cosa sta succedendo ora?
Attualmente, molte terre sono sotto il controllo degli azeri, e numerose città sono state evacuate e oggetto di saccheggi. Luoghi di culto, soprattutto chiese, sono stati trasformati in moschee; monumenti e croci sono stati demoliti. Sembra esserci un tentativo in corso di riscrivere la storia, cancellando ogni traccia armena dalla regione. Questi eventi si svolgono sotto l’occhio indifferente della comunità internazionale.
“Il mondo deve fermare tutto questo. Non è possibile che gli interessi siano più importanti della giustizia. Non è giusto rimanere in silenzio”.