L’ARMENIA DOPO IL NAGORNO-KARABAKH. INCONTRO CON L’AMBASCIATRICE TSOVINAR HAMBARDZUMYAN (Notiziegeopolitiche 18.03.21)
L’Armenia ricorderà a lungo l’anno 2020. La nazione infatti non solo ha dovuto confrontarsi con la pandemia mondiale, ma ha anche dovuto fronteggiare una guerra nel Nagorno-Karabakh, che l’ha vista sconfitta contro l’avversario azero con importanti conseguenze nel sistema sociopolitico interno. In seguito a sei settimane di combattimenti il bilancio di quella che i media hanno definito la Guerra del Nagorno-Karabakh è drammatico, per la sconfitta subita e per l’alto numero di vittime civili e militari.
Il 10 novembre 2020 a Mosca, alla presenza del presidente Vladimir Putin, il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ed il presidente azero Ilham Aliyev hanno firmato un accordo di pace, evento che ha portato al sollevarsi di manifestazioni antigovernative a Yerevan.
Ad oggi, secondo quanto riportato dai media locali ed internazionali, la Repubblica caucasica è attraversata da una crisi politica interna che si somma alla recessione economica causata dall’erompere della pandemia e alla gestione delle conseguenze del conflitto nel Nagorno-Karabakh.
Abbiamo incontrato Tsovinar Hambardzumyan, ambasciatore della Repubblica di Armenia in Italia, per discutere le relazioni bilaterali italo-armene e la politica estera perseguita da Yerevan in seguito al conflitto.
– L’Italia e l’Armenia hanno sempre avuto forti relazioni diplomatiche, culturali e storiche, ma recentemente, a causa della crescita esponenziale che l’Azerbaijan ha avuto nel settore dell’oil & gas, qualcosa è cambiato. Qual è lo stato attuale delle relazioni italo-armene tenendo conto che l’Italia (come molti paesi europei) sembra più interessata al settore energetico azero e non ha supportato attivamente l’indipendenza di Artsakh nel recente conflitto?
“Prima di tutto vi ringrazio per l’interesse e per questa intervista. Parlando onestamente non sono del tutto d’accordo con le vostre affermazioni. Gli interessi italiani nel settore energetico azero sono evidenti, ma non adombrano in alcun modo le relazioni italo-armene. È difficile che si possa trovare un qualunque altro paese del mondo dove sono stati siglati così tanti documenti in supporto all’indipendenza della Repubblica di Artsakh. Penso che ci siano più di quaranta municipalità e due importanti regioni, la Lombardia ed il Piemonte, che hanno approvato mozioni per il riconoscimento di Artsakh. Siamo veramente grati e non lo dimenticheremo mai.
L’Armenia ha altresì apprezzato la posizione bilanciata del governo italiano. L’Italia è a conoscenza delle criticità nella regione e speriamo che il paese mantenga la sua posizione equilibrata nelle sue dichiarazioni e azioni riguardanti il conflitto del Nagorno-Karabakh.
Siamo determinati a elevare le nostre relazioni economiche al livello del nostro dialogo politico. Gli investimenti italiani in Armenia crescono di anno in anno. Attualmente in Armenia ci sono più di 170 compagnie con la partecipazione di capitali italiani. Sta crescendo anche l’interesse degli imprenditori italiani in Armenia, gli investimenti effettuati nell’ultimo periodo fanno riferimento ai settori tessile, ceramico ed energetico.
Negli ultimi tre anni, il nostro fatturato commerciale è costantemente aumentato. Purtroppo, a causa della pandemia da coronavirus, lo scorso anno abbiamo registrato una piccolissima diminuzione del fatturato commerciale di circa il 12%.
L’adesione dell’Armenia all’Unione Economica Eurasiatica, così come il Comprehensive and Enhanced Partnership Agreement firmato con l’Unione Europea ed entrato in vigore il 1 marzo, offrono nuove opportunità per l’espansione della cooperazione tra Armenia e Italia nella sfera economica. Investendo in Armenia gli imprenditori italiani potranno accedere, senza dazi doganali, a un mercato dell’Unione Economica Eurasiatica forte di 180 milioni di consumatori.
Le nostre interazioni culturali hanno radici storiche profonde: il primo libro stampato in lingua armena fu pubblicato a Venezia nel 1512. Per i cristiani armeni è di immenso valore che le reliquie di San Gregorio l’Illuminatore, il primo Patriarca, il Catolicos della Chiesa Apostolica Armena, sono conservati nelle chiese di San Gregorio Armeno a Napoli e Nardò.
Uno dei centri più importanti della rinascita della cultura armena in epoca moderna è l’isola di San Lazzaro a Venezia, dove esiste da quasi tre secoli la Congregazione dei Padri Mechitaristi. È un importante centro di armenologia, che ha dato il suo inestimabile contributo all’arricchimento del patrimonio scientifico e culturale armeno e mondiale. A tal proposit, l’Italia ospita il maggior numero di centri di armenologia al mondo. Il centro di armenologia più sviluppato in Europa è stata la Congregazione Mechitarista Armena sull’isola di San Lazzaro, ma anche presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, nelle Università di Firenze, Milano, Bologna, Pisa e il Pontificio Istituto Orientale di Roma.
I legami fra i nostri popoli sono così forti e profondi che dopo l’indipendenza dell’Armenia dall’URSS non ci sono voluti particolari sforzi per stabilire eccellenti relazioni interstatali con l’Italia”.
– Prima e durante il conflitto Bruxelles non ha svolto un ruolo attivo, ma dopo l’accordo di pace firmato a novembre, l’Unione Europea ha avviato una grande campagna diplomatica e di investimenti a favore dei progetti socioeconomici azeri in Nagorno-Karabakh (ad esempio, il progetto “The European Union for Azerbaijan”). Come percepiscono oggi il suo paese e gli armeni l’Unione europea?
“L’Unione Europea e l’Armenia hanno costantemente ribadito il loro impegno a rafforzare e approfondire la loro cooperazione in tutte le aree possibili. L’Unione Europea è sempre stata il nostro principale partner nel campo delle riforme e della modernizzazione. Come ho già accennato, il 1 marzo è entrato in vigore l’Armenia-European Union Comprehensive and Enhanced Partnership Agreement (CEPA). Questo accordo porta le relazioni bilaterali tra l’Armenia e l’Unione Europea a un nuovo livello di partenariato e regola il dialogo nella sfera politica ed economica, nonché la cooperazione settoriale.
Il CEPA è un documento inclusivo, che crea una solida base giuridica per il partenariato Armenia-Ue, delineando la cooperazione in vari ambiti, che vanno dalla giustizia, la sicurezza, l’economia, l’agricoltura e le infrastrutture all’ambiente, il clima, l’istruzione, la scienza, la cultura, la salute, eccetera.
L’efficace attuazione dell’accordo porterà risultati tangibili ai nostri cittadini promuovendo la democrazia, la stabilità politica, economica e sociale attraverso ampie riforme, migliorando così la qualità di vita dei nostri cittadini.
Tutti hanno bisogno di petrolio e gas, calore ed elettricità, senza dubbio. Tuttavia, quando si tratta di diritti umani e questioni umanitarie, l’Unione Europea è schietta. Consentitemi di menzionare che ci sono stati annunci in difesa del rilascio immediato e incondizionato dei prigionieri di guerra, degli ostaggi e di altre persone detenute con la forza a tutti i livelli possibili, da parte del Parlamento europeo, del Servizio europeo per l’AzioneeEsterna e dell’Istituto del Mediatore europeo”.
– In che modo il recente conflitto del Nagorno-Karabakh ha cambiato il quadro territoriale e geopolitico del Caucaso meridionale?
“L’Armenia è sempre sinonimo di stabilità, pace e cooperazione nella regione, tuttavia, per il suo funzionamento efficace, prima di tutto, è necessario creare un clima di fiducia, che chiaramente manca tra i paesi della regione. Sfortunatamente, la Turchia e l’Azerbaigian non fanno distinzione fra i mezzi per portare avanti la loro politica aggressiva e stanno costantemente intraprendendo misure per trasformare la nostra regione in un focolaio di terrorismo. Il livello di armenofobia sta stabilendo nuovi “record”. Decine di prigionieri di guerra armeni sono ancora in Azerbaigian; L’Azerbaigian ha occupato i territori dell’Artsakh vero e proprio e la distruzione del patrimonio storico-culturale armeno continua.
L’articolo 9 della dichiarazione trilaterale sul cessate il fuoco del 9 novembre recita che “tutti i collegamenti economici e di trasporto nella regione saranno sbloccati”, il che è di per sé un passo positivo verso la creazione della stabilità regionale, così come le prospettive di cooperazione. Lo sblocco delle comunicazioni andrà non solo a vantaggio dell’area armeno-azera, ma anche di una regione molto più ampia. Tuttavia senza fiducia e un’atmosfera adeguata tale provvedimento è destinato al fallimento. Come immagina la circolazione sicura delle persone e lo scambio di merci quando ci sono ancora diverse dozzine di prigionieri di guerra detenuti nelle carceri azere, sottoposti a trattamenti disumani, torture e sofferenze con accuse assolutamente fasulle?
Diversamente è naturale che lo sblocco delle comunicazioni economiche e del trasporto possa creare nuove opportunità per lo sviluppo economico e l’integrità dell’intera regione. Inoltre, in tal caso, potrebbe esserci l’opportunità di stabilire collegamenti di trasporto tra il Golfo Persico e il Mar Nero. Naturalmente, la creazione di questa rete servirà gli interessi di tutti gli stati coinvolti”.
– I media internazionali e locali hanno sottolineato l’impatto decisivo della pandemia e del conflitto sulla politica interna armena. Potrebbe descrivere quale strategia ha stabilito il governo per superare i problemi socioeconomici e politici?
“L’Armenia ha dovuto affrontare gravi problemi socioeconomici a causa del COVID-19 e dell’aggressione dell’Azerbaigian contro l’Artsakh, che non potevano essere affrontati efficacemente con i mezzi tradizionali. Partendo da questo presupposto, il governo ha abbracciato l’idea di sviluppare il Government’s Economic Response Program e di renderlo effettivo. Il programma mira a raggiungere almeno due obiettivi prioritari specificati nel piano d’azione pubblicato il 18 novembre 2020: superare gli shock causati dalla pandemia globale e dalla guerra, e poi ripristinare e riportare l’economia sui binari dello sviluppo sostenibile. Il programma prevede 38 attività, tra le quali:
> Coltivazione e trasformazione di colture agricole ad alto valore aggiunto: una di queste
soluzioni è la coltivazione di nuovi tipi di colture, in particolare la canapa industriale, che non solo è preferibile ed economica in termini di prezzo, ma è anche una fonte di materie prime di alta qualità. Può essere utilizzato nell’industria tessile, nella produzione di carta e materiali da costruzione, nell’esportazione di semi di colture e olio.
> Introduzione di uno strumento provvisorio di emergenza nelle procedure di appalto pubblico: lo scopo di questa attività è promuovere la partecipazione delle imprese locali agli appalti pubblici. Attraverso un tale strumento, il governo sovvenzionerà le aziende locali che utilizzeranno la manodopera locale e le risorse di produzione per fornire i loro servizi. Ciò si tradurrà in un maggiore interesse delle aziende locali per gli appalti pubblici e renderà il processo più competitivo. Inoltre, le imprese riceveranno un sostegno effettivo dal governo tramite sussidi. Con questo provvedimento, infatti, il governo contribuirà anche alla crescita della produzione locale e all’attivazione del mercato del lavoro del paese. Questa attività mira alle risorse armene interne di manodopera e merci e cercherà di sostenere il produttore locale.
> Continuare e trasformare il programma di risposta COVID-19: il governo armeno ha adottato 25 misure per contrastare il suo impatto negativo, alcune delle quali devono essere rilanciate in linea con le realtà odierne. La portata dei beneficiari sarà ampliata: circa 8mila entità del settore agricolo, circa 500 entità economiche, circa 100 piccole e medie imprese saranno supportate in diverse direzioni. In altre parole, le misure per neutralizzare l’epidemia si stanno trasformando secondo le attuali esigenze, mirando alla ripresa e allo sviluppo sostenibili di alcuni settori dell’economia.
> Lancio di progetti di sviluppo urbano su larga scala a Yerevan e in altri comuni armeni: uno dei punti chiave del programma di risposta economica è il lancio di progetti di sviluppo urbano su larga scala. Allo stesso tempo, il governo mostra la sua volontà e disponibilità a lanciare progetti strategici che copriranno una vasta area. Questo è un messaggio in termini di stabilizzazione del contesto imprenditoriale nel nostro Paese, che troverà una risposta da parte degli investitori esteri, aprendo promettenti opportunità.
Con questo programma anticrisi, il Governo sta cercando di stabilizzare la situazione economica nel nostro Paese con un complesso di misure mirate, per ravvivare le aspettative dei cittadini e preparare solide basi per uno sviluppo continuo”.
* Giuliano Bifolchi è analista geopolitico e dottore in Storia dei Paesi Islamici, si è laureato in Scienze della Storia e del Documento presso l’Università Tor Vergata di Roma ed ha conseguito il master in Peacebuilding Management presso la Pontificia Università San Bonaventura. Direttore di ASRIE Analytica, si occupa di Open Source Intelligence ed è specializzato nell’analisi della situazione politica, economica, socioculturale e della sicurezza dello spazio post-Sovietico e della regione MENA.
** Silvia Boltuc è analista specializzata in relazioni internazionali, energia e conflitti nello spazio post-Sovietico, in Medio Oriente e Nord Africa. Attualmente ricopre il ruolo di direttore del programma di ricerca “Eurasian Energy Market” presso ASRIE Analytica ed è responsabile del dipartimento energia e nuove tecnologie presso il CeSEM – Centro Studi Eurasia Mediterraneo.