L’armena Rosa Linn e l’italiano Alfa insieme nella hit internazionale (Corriere della Sera 01.12.22)
Tutto è partito con l’Eurovision: «L’ho vista sul palco e siccome amo molto il folk, ho pensato subito che il suo pezzo fosse incredibile. Le ho scritto su Instagram “love from Italy” e lei mi ha risposto “love from Armenia”». Alfa e Rosa Linn sono nati entrambi nel 2000, lui a Genova, cantautore in erba con due album all’attivo, e lei a Vanadzor, nell’ex Repubblica Sovietica. Insieme hanno realizzato la versione bilingue di «Snap», brano che all’Eurovision si è piazzato ventesimo, ma che è poi diventato una hit: è la canzone più ascoltata dell’edizione di quest’anno (mezzo miliardo di stream), è disco di platino in Italia, spopola in radio e soprattutto su TikTok, dove accompagna oltre un milione di video.
Alfa ci aveva visto giusto, insomma: «Ad un certo punto mi ha scritto che la mia canzone in Italia era una hit e io gli ho risposto “beh certo, lo so”», ride Rosa Linn, all’anagrafe Roza Kostandyan. Fra i due artisti è nata una bella amicizia: «Sono andato in Armenia a trovarla e ci siamo messi in studio a registrare. Ho anche cantato con lei a una festa di paese e ho visto che le persone vanno pazze per gli artisti italiani, ad esempio Toto Cotugno», racconta Alfa, nome d’arte di Andrea De Filippi. «Oltre a lui da piccola sentivo molto Adriano Celentano, di cui ricordo tanti film – conferma lei -. Ma adesso passo dai Coldplay ad Adele a Ozzy Osbourne». Alfa e Rosa Linn, oltre al duetto in «Snap», hanno scritto un’altra canzone insieme, ma non sanno se uscirà: «Era un modo per creare un vero legame, altrimenti il semplice featuring non significherebbe niente».
Fare musica in Armenia, spiega lei, vuol dire contare sulle proprie forze: «Non ci sono tante etichette o produttori, bisogna fare da soli. “Snap” ce l’avevo lì dal 2019, non avrei mai immaginato che venisse scelta». Ora che il pezzo ha avuto fortuna, sono arrivati gli impegni internazionali: «Sto registrando il mio primo disco a Los Angeles e l’estate prossima aprirò i concerti di Ed Sheeran». Alfa, invece, ha appena pubblicato il singolo «5 minuti», presentato in un live sold out al Fabrique di Milano, e ad aprile sarà in tour. Con quel brano era in gara a Sanremo Giovani, ma è stato squalificato perché il giorno delle audizioni era bloccato a letto con la febbre: «È stato come un treno che ti passa davanti e non potevo fare altro che piangere di rabbia – commenta -. Ma di sicuro l’anno prossimo ci riprovo, sono molto legato a Sanremo perché lo guardavo con i miei nonni».
Anche «5 minuti» ha un significato profondo: «Parla di una mia amica morta in un incidente stradale quando eravamo al liceo. L’ho scritta a scaglioni, non di getto, con tanta testa perché era un evento difficile da elaborare. E ci tengo a presentarla bene, è un modo per ricordarla». Sul palco del concerto milanese Alfa ha portato una panchina gialla, simbolo della lotta contro il bullismo e della sua collaborazione con Helpis Onlus: «Ne ho sofferto tanto alle medie e al liceo perché ero molto grasso. Mi davano del fr…o e del ciccione. Io stavo zitto e mi rifugiavo nella musica, ma mi prendevano in giro anche per quello – racconta -. Sono stati anni difficili, ma forse mi hanno permesso di essere introspettivo. Ora gli stessi ragazzi mi fanno i complimenti e quello che più mi prendeva in giro mi ha chiesto gli accrediti per il concerto, una goduria pazzesca».
Alfa ci tiene a lanciare messaggi positivi: «A 14-15 anni i ragazzini non si rendevano conto che io pativo l’essere escluso e per piacere agli altri ho fatto di tutto, dallo YouTuber al mago al rapper. Voglio parlarne perché tanti ragazzi hanno del potenziale, ma magari provano rabbia che rimane repressa. Invece è meglio trovare il modo di incanalarla bene». Sia Alfa sia Rosa Linn concordano sull’importanza di un approccio sano ai social: «Non guardo mai TikTok, no grazie. Posto solo perché devo, ma non mi dà nulla – dice lei -. Trovo sia un po’ falso prepararsi tre ore per venire bene in un video di pochi secondi e cerco di essere me stessa il più possibile, in felpa, con la mia faccia». Servirebbe un’educazione al web, fa eco lui: «I social ci rendono sempre più fragili, nemmeno sai chi ti insulta. E il paradosso è che se non ci fossero non esisteremmo né io né lei come artisti».