L’ambasciatrice armena: “Mkhitaryan un campione e un orgoglio nazionale” (Il Romanista 02.12.20)
tifosi romanisti lo conoscevano, perché è da anni un giocatore di spessore internazionale, ma a vederlo da vicino e soprattutto a vederlo nel pieno della sua forma fisica, Henrikh Mkhitaryan ha letteralmente fatto innamorare Roma. Non ci è voluto molto, poi, per capire quanto il numero 77 giallorosso rappresenti anche al di là del rettangolo verde, perché, soprattutto in patria, Micki è molto più che un calciatore.
Capitano della selezione armena e star indiscussa per i suoi connazionali, Henrikh può essere considerato un giocatore atipico, non solo per la sua leadership in campo, ma anche per tutto quello che rappresenta al di fuori. «Mkhitaryan non solo eccelle nello sport, ma ha anche uno spiccato spessore intellettuale ed è una persona di altissimi valori etici e morali», spiega l’Ambasciatrice armena in Italia, Tsovinar Hambardzumyan, che da maggio 2020, dopo il gradimento espresso dal presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella è operativa nel suo ruolo diplomatico nel nostro Paese.
L’ambasciatrice armena in Italia Tsovinar Hambardzumyan
«È uno sportivo che parla sei lingue e ora sta imparando anche l’italiano. Basterebbe semplicemente prestare attenzione a Henrikh durante le partite allo stadio e vedere come lui interagisce con i suoi compagni di squadra e con gli avversari per notare subito le sue impeccabili caratteristiche umane e la sua alta preparazione professionale. Mkhitaryan è amato e apprezzato non solo da parte degli armeni che vivono in Armenia e nel mondo, ma anche dai tifosi in Germania, in Inghilterra, in Italia e in tutto il mondo. Come ambasciatore dell’Armenia in Italia, sono naturalmente molto felice che in questo momento Mkhitaryan stia giocando alla Roma. Il nostro Paese, il nostro popolo non possono che essere orgogliosi di avere un esponente come Mkhitaryan».
Ci può descrivere esattamente quello che rappresenta Mkhitaryan per il popolo armeno?
«È un professionista di alto livello ed è un individuo con altissimi valori morali che rappresenta al meglio l’Armenia e il popolo armeno nel mondo. Credo che sia molto importante il fatto che è proprio Mkhitaryan il miglior esempio di successo per i bambini armeni, con la sua saggezza, con le sue capacità professionali e con la sua umiltà. E non è casuale che sia stato nominato Ambasciatore di Buona Volontà dell’Unicef. Per noi è altrettanto importante che ovunque sia stato Henrikh e in qualunque squadra abbia giocato, non è mai diventato arrogante e non si è mai allontanato dalle proprie radici, ma è rimasto sempre legato alla sua patria e al suo popolo. Henrikh è il Capitano della nostra Nazionale. In un certo senso per me era naturale e prevedibile che, nei momenti più difficili per il popolo armeno, Mkhitaryan si sia schierato con il suo popolo. Nei giorni dell’aggressione turco-azera contro il Nagorno Karabakh Mkhitaryan ha più volte fatto degli appelli di pace, richiamando l’attenzione del mondo sulle violazioni dei diritti umani fondamentali».
Mkhitaryan si è adattato molto bene in Italia ed ha voluto fortemente rimanerci. Cos’hanno in comune i nostri due popoli?
«Secondo me non è solo Mkhitaryan che ama l’Italia, la città e la squadra giallorossa, credo che anche questo paese e questo popolo lo abbiano accolto molto calorosamente. Noi siamo un popolo caloroso ed emotivo, la freddezza e l’indifferenza non fanno per noi. Quindi penso che sia abbastanza naturale che Mkhitaryan si sia sentito a suo agio in questo paese ospitale. Abbiamo sempre parlato dei legami culturali, religiosi e storici tra i nostri popoli, del reciproco rispetto, della simpatia e dei valori condivisi. Ma devo ammettere che per la prima volta ho sentito questa vicinanza in modo così tangibile durante la guerra di settembre. Ho ricevuto e continuo a ricevere moltissimi messaggi e lettere di solidarietà da parte del popolo italiano. Questa straordinaria solidarietà è il frutto dei rapporti tra i nostri due popoli che sono stati costruiti, passo per passo, nel corso dei secoli e non potranno mai essere distrutti. Non sono come i rapporti o i contratti commerciali che possono essere negoziati e firmati in pochi anni. Sono fiera di lavorare proprio in questo paese, dove il valori morali sono sempre considerati più importanti degli interessi materiali, soprattutto nei momenti così drammatici. I nostri due popoli sono legati da profonda vicinanza culturale e religiosa e hanno una storia di rapporti lunghi e complessi da raccontare. Il patrimonio culturale armeno è presente in tutto il territorio nazionale italiano, dal Nord al Sud. Il primo libro in lingua armena fu pubblicato nel 1512 a Venezia. Il primo Catolicos, il Patriarca della Chiesa Apostolica Armena, San Gregorio Illuminatire, è venerato anche in Italia e le sue reliquie sono custodite presso le Chiese di San Gregorio armeno di Napoli e di Nardò. L’isola di San Lazzaro a Venezia è uno dei centri della rinascita della cultura armena nei tempi moderni e uno dei massimi centri culturali e scientifici, dotato di una biblioteca di straordinaria ricchezza. Sul territorio italiano sono numerose le chiese e i santuari armeni, molti dei Santi della Chiesa armena sono venerati in Italia e sono considerati i protettori di tante città italiane».
Ha avuto modo da quando Mkhitaryan è arrivato a Roma di conoscerlo?
«Ho iniziato la mia missione di Ambasciatore a Roma pochi mesi fa e, purtroppo, per note ragioni ho avuto un’agenda lavorativa molto impegnata, lavorando anche nei weekend. Non ho ancora avuto la possibilità di incontrare Mkhitaryan di persona. Spero che prossimamente le condizioni epidemiologiche migliorino per permettere a tutti i tifosi di Mkhitaryan – e anche a me – di andare allo stadio e a tifare per Mkhitaryan e per il suo club. A dire il vero, l’ultima volta che ho visitato lo Stadio Olimpico è stato 12 anni fa per assistere alla partita Roma-Milan. Ero appena arrivata in Italia per motivi di studio e non conoscevo bene la mentalità del calcio italiano. Non sapevo che non si può vivere a Roma, andare allo Stadio Olimpico e tifare per il Milan (ride, ndr). Naturalmente, Mkhitaryan mi ha fatto cambiare le mie preferenze. Ma, per essere sincera, devo dire che fino ad oggi amo anche il Milan. Quindi, anche se ancora non ho avuto l’opportunità di assistere alle partite di Mkhitaryan a Roma, in Armenia ho assistito diverse volte alle partite della Nazionale armena con la partecipazione di Mkhitaryan».
Com’è la situazione in Armenia in questo momento? Che prospettive ci sono nel breve e nel lungo periodo?
«Come sapete, a partire dal 27 settembre l’Azerbaigian, in alleanza con la Turchia, ha iniziato una guerra su vasta scala contro l’Artsakh (Nagorno-Karabakh) devastando la popolazione armena e il suo secolare patrimonio culturale. È stato possibile raggiungere accordi di cessate il fuoco con la mediazione dei copresidenti del Gruppo di Minsk dell’Osce, Francia, Russia e Stati Uniti, ma gli accordi non sono stati osservati dall’Azerbaigian. Poi, il 10 novembre, con la dichiarazione congiunta dei leader di Russia, Armenia e Azerbaigian, è stato possibile raggiungere un cessate il fuoco e in Nagorno-Karabakh sono state dispiegate le forze di peacekeeping russe. Ora ci attende non solo la fase della soluzione dei problemi sorti a causa della guerra, ma anche l’inizio della fase dei negoziati per la soluzione del conflitto del Nagorno-Karabakh. Nei territori passati sotto il controllo dell’Azerbaigian a seguito della guerra, continuano atti di vandalismo nei confronti dei monumenti del patrimonio storico, culturale e religioso armeno. È un problema importante che dev’essere affrontato ed è ancora più importante impedire il proseguimento di simili atti di vandalismo».
In una situazione così difficile come quella attuale quale contributo può dare lo sport attraverso i suoi messaggi?
«Io credo che lo sport renda il mondo un posto migliore. Quando ero piccola, ancora andavo a scuola e nei primi anni da studente, sognavo che nella vita le cose fossero come nello sport, che ci fossero delle gare, degli avversari e degli arbitri che garantissero l’equità dei contendenti e che dopo le gare gli avversari si abbracciassero e se ne andassero serenamente ognuno per la propria strada. Credo che la diplomazia sportiva possa contribuire alla creazione di nuove opportunità attraverso lo sport. Non è un caso che in passato durante i Giochi Olimpici si fermavano tutti i conflitti e tutte le guerre dando la possibilità di guadagnare tempo e di tentare di risolvere i problemi pacificamente. Nel 2008, la cosiddetta “football diplomacy” ha segnato l’inizio di un processo di normalizzazione delle relazioni armeno-turche. Tuttavia, in seguito, a causa della politica della Turchia, questo processo è stato fermato». Quanto è importante lo sport nel vostro paese, a che punto è il livello di crescita?
«In Armenia si dà grande importanza allo sviluppo dello sport, che, senza dubbio, contribuisce alla buona salute del corpo e dell’anima umana. Dopo l’indipendenza, grazie alle tradizioni sportive e al talento sportivo degli armeni coltivato durante gli anni sovietici, gli alteli armeni continuarono ad avere successo nelle gare internazionali. In Armenia, c’è un’attenzione particolare per gli scacchi, che sono una materia obbligatoria nelle scuole pubbliche. Sono molto coltivati gli sport come il sollevamento pesi, il pugilato, la lotta, le arti marziali e in queste categorie sportive l’Armenia ha sempre vinto medaglie importanti nelle gare internazionali. Attualmente si sta lavorando molto anche per lo sviluppo del calcio. Di recente, la Nazionale si è aggiudicata la vittoria nel secondo girone del divisione C dell’Uefa League of Nations. Mi auguro che il calcio armeno registri nuovi successi nel prossimo futuro».
Sono tempi duri in tutto il mondo per la gestione dell’epidemia da Covid-19. Come sta andando la gestione in Armenia?
«Purtroppo l’Armenia in questo caso non fa eccezione e, come tutto il resto del mondo, sta combattendo contro la pandemia da coronavirus. Per noi è un periodo particolarmente difficile, perché dobbiamo lottare su due fronti: contro la pandemia e sul campo di battaglia, in una guerra che è stata scatenata nonostante l’appello globale del Segretario generale delle Nazioni Unite di mettere fine a tutte le ostilità durante la pandemia. Spero che sia possibile superare la diffusione del virus e passare a una vita normale in un prossimo futuro. A questo proposito vorrei ricordare che qualche giorno fa la Bbc ha comunicato la notizia che le sperimentazioni cliniche del vaccino anti-covid sviluppato dalla società “Moderna”, fondata e presieduta da un armeno, Nubar Afeyan, hanno dimostrato un’efficenza del 95%».
Come ha accolto la recente iniziativa benefica della Roma di donare capi di abbigliamento e materiale sportivo all’ambasciata armena per farli recapitare ai tifosi del Roma Armenia Giallorossi Fan Club?
«Ringraziamo la Fondazione Roma Cares dell’AS Roma per la decisione di fare una donazione di capi di abbigliamento sportivo ai tifosi della Roma in Armenia nei primi giorni della guerra. È un gesto di buona volontà che è stato molto apprezzato. Noi consideriamo questa donazione, che è già arrivata in Armenia, come una manifestazione di vicinanza e di reciproca simpatia tra Mkhitatryan e la Roma, ma sappiamo anche che la Roma è da sempre impegnata in iniziative benefiche e sociali».