L’Ambasciatore Armeno replica alle dichiarazioni dell’Ambasciatore dell’Azerbaigian in Vaticano (Vivere Roma 19.11.21)
In merito al nostro articolo di mercoledì 17 novembre, dal titolo: “L’Azerbaigian apre un’ambasciata a Roma presso il Vaticano”, e alle dichiarazioni dell’Ambasciatore Sig. Mustafayev, ci é pervenuta la replica dell’Ambasciatore dell’Armenia presso la Santa Sede, Sig. Garen Nazarian, che pubblichiamo volentieri:
“Spett.le Redazione,
ho letto l’articolo pubblicato on line su Vivere Roma il18 novembre 2021 dal titolo “L’Azerbaigian apre un’ambasciata a Roma presso il Vaticano” e alcuni interessanti commenti del sig. Mustafayev hanno catturato la mia attenzione. Parlando del conflitto del Nagorno Karabakh, il sig. Mustafayev ha sottolineato che “le motivazioni sono state territoriali e non religiose”, mentre l’essenza del conflitto risiede nella realizzazione del popolo dell’Artsakh del suo diritto all’autodeterminazione, un principio ben definito dal diritto internazionale. Per quel che riguarda le considerazioni di Mustafayev che il conflitto non è religioso, vorrei ricordargli che l’Azerbaijan, con l’aiuto della Turchia, ha portato in Artsakh migliaia di mercenari jihadisti dalla Siria e dalla Libia a combattere contro civili innocenti.
Agenzie di stato specializzate e rappresentanti di alto livello di Francia, Russia, Stati Uniti e diverse nazioni ancora hanno confermato queste azioni irresponsabili dell’alleanza turco-azerbaijana che ha causato morti e distruzione nella nostra parte del mondo. La domanda che si pone allora è la seguente: che cosa stanno facendo questi estremisti religiosi nella regione? È inoltre interessante osservare che per l’Azerbaijan “la guerra è finita” e che “dobbiamo assolutamente mandare un messaggio positivo” quando, mentre stiamo parlando, le sue forze militari compiono attacchi e incursioni al confine orientale del territorio sovrano armeno, causando nuove morti e distruzione.
Colgo l’occasione per informare i vostri lettori della tragica sorte riservata ai prigionieri di guerra e ai civili armeni ancora detenuti illegalmente nelle prigioni azerbaijane. L’Azerbaijan continua a nasconderne il numero reale e, dopo averli sottoposti a processi farsa, li condanna con false accuse a lunghi periodi di detenzione, quando invece si è assunto la responsabilità un anno fa, a seguito della dichiarazione trilaterale del 10 novembre 2020, di rilasciare tutti i prigionieri di guerra e i civili detenuti. Vorrei essere capace di “ottimismo” come il sig. Mustafayev ma per raggiungere la pace bisognerebbe innanzitutto abbandonare le politiche di espansionismo, razzismo e avventurismo militare nella regione e non agire come ai tempi del Medioevo”.
Garen Nazarian
Ambasciatore della Repubblica d’Armenia presso la Santa Sede