L’Ambasciata italiana a Napoli per promuovere la cultura armena (Ildenaro 08.11.19)
Un concetto attuale è quello della ‘cultura diffusa’ : provano a spiegarlo gli artisti Giovanna Bianco e Pino Valente, che dall’inizio nel 1993 a Napoli , incentrano la loro arte sull’importanza delle coordinate e delle ‘connessioni’ fatte di persone.
Curato da Isabella Indolfi e prodotto dall’ambasciata d’Italia in Armenia di cui Sua Eccellenza l’Ambasciatore Vincenzo Del Monaco , ’Ogni Dove’/ ԱՄԵՆՈՒՐԵՔ è un progetto maturato da Bianco-Valente durante un soggiorno a Yerevan, in Armenia. Un’esperienza che ha permesso loro di intrecciare il proprio quotidiano di coppia – non solo nell’arte ma anche nella vita – con quello degli armeni e conoscere più da vicino la loro storia e cultura, cogliendone aspetti delicati e problemi che riguardano la comunità intera. Si tratta di una comunità che nel tempo ha subìto diverse complicazioni perlopiù sociali. Durante la Prima Guerra Mondiale infatti, la notte del 24 aprile 1915 molti armeni sono stati costretti a lasciare la terra di origine per scappare dal genocidio nei territori dell’Impero ottomano, mantenendo nonostante le grandi distanze, un forte senso di appartenenza verso la famiglia e le persone care. Senza perdere mai il valore di comunità diffusa, annullando differenze economiche e culturali.
Bianco-Valente, da sempre interessati al tema delle connessioni hanno deciso di indagare ancora una volta l’importanza delle relazioni come opportunità di crescita e condivisione tra gli individui. Il peso della ricerca delle identità oltre confine li ha spinti a chiedere agli armeni che vivono in patria e non solo, di scrivere su un lenzuolo bianco la scritta Ogni Dove e stenderlo fuori dal balcone la mattina del 4 settembre per rafforzare idealmente, senza limiti geografici, il legame del popolo armeno. Pino Valente: Parlando con molte persone abbiamo scoperto che gli armeni sono un popolo che usa la scrittura come elemento di identità. L’alfabeto è un collante che tiene unita la loro origine nel mondo. Ogni Dove è nato per sottolineare il legame tra loro, nella propria terra e all’estero. Bisogna osservare il fenomeno come apertura verso l’altro. Giovanna Bianco: Abbiamo coinvolto diverse istituzioni, qualcuna ha dato il patrocinio al progetto, altre ci hanno ospitato come l’ICA, l’Istituto per l’Arte Contemporanea di Yerevan. In Italia la Congregazione Armena Mechitarista, che ha sede nell’isola di San Lazzaro a Venezia, il 4 settembre ha esposto una foto di grande formato su una balconata della loro sede. Il progetto è stato presentato presso l’Ambasciata d’Italia in Armenia, in presenza dell’ambasciatore Vincenzo Del Monaco. Con il patrocinio dell’Ufficio dell’Alto Commissario per la Diaspora della Repubblica di Armenia, l’opera collettiva comprende anche un altro intervento da parte della comunità, quello di inviare agli artisti una fotografia del palmo della propria mano con la medesima scritta. Le immagini poi sono diventate cartoline da distribuire per rafforzare il senso dell’opera collettiva. P.V.: In questa parte del progetto non abbiamo curato la qualità dell’immagine. In genere l’artista vuole avere il controllo di tutto, ma non in questo caso: le persone che spontaneamente hanno fotografato la propria mano, rappresentano se stesse anche attraverso il mezzo che viene utilizzato, quindi ne scaturisce la propria vera immagine. Un’immagine in cui la mano si frappone tra l’identità di un popolo molto forte, che agisce come se si affacciasse sul Mar Mediterraneo, e il territorio di riferimento. Linee della mano come radici, chiaro riferimento alle opere del 2018 Complementare, Breviario del Mediterraneo e Terra di me. Progetti incentrati su esperienze sensoriali, linguaggi, mani e quegli incontri fatti di relazioni e memorie che esplorano i limiti. Emigrare per restare, per riscoprire se stessi, le proprie origini e l’importanza di essere liberi.