L’Ambasciata Armena acquisisce una tela di Vanessa Pia Turco (Versiliatoday.it 23.09.17)
L’opera è stata recensita per l’Ambasciata della Repubblica d’Armenia da uno dei maggiori critici dell’arte in Italia. A corredare il dipinto, infatti, il testo critico a firma di Paolo Battaglia La Terra Borgese certifica pure la qualità del dipinto. Il Critico, che ha curato l’alienazione della tela a favore dell’Ambasciata, precisa all’istante il parallelo di entusiasmo con S.E. Victoria Bagdassarian, Ambasciatrice della Repubblica d’Armenia presso la Repubblica Italiana.
Sua Eccellenza – dichiara il Critico – ha scritto infatti alla pittrice Vanessa Pia Turco: “accolgo con vero piacere il Suo dono, frutto del Suo impegno e della Sua arte e viva espressione di una squisita sensibilità dell’animo. Il Suo quadro “Zabel, il coraggio delle donne” – oltre a sottolineare quel grande atto di coraggio e di civiltà che l’Assemblea Regionale Siciliana ha compiuto nel 2016 riconoscendo il genocidio degli armeni – è un’ulteriore testimonianza dell’amicizia fraterna che lega la Sicilia e l’Italia all’Armenia. Mi ha molto colpito la scelta del soggetto. Si percepisce attraverso il sapiente uso delle pennellate, diretta promanazione dei suoi più vibranti sentimenti, non solo l’intrinseca natura della donna armena, ma anche quella insostituibile di madre, mayrig (madre appunto in armeno) che mai è venuta e verrà meno ai suoi figli, quella madre Armenia che mai ha abbondonato e abbandonerà il suo popolo”.
Scrive ancora l’Ambasciatrice: “Dice il critico Paolo Battaglia La Terra Borgese che «Zabel con i suoi occhi fieri e innocenti rappresenta la bellezza e la forza di un popolo che nonostante le sofferenze subite ha saputo ricostruire con impegno serietà e saggezza il senso di una propria identità civica e morale». Non avrei saputo trovare parole migliori per descrivere la storia del popolo armeno che Zabel, con l’intensa e placida fierezza del suo volto, racconta. C’è in quell’espressione fissata sulla tela, paura ma anche speranza, morte ma soprattutto rinascita. Nell’apparente silenzio della pittura, Zabel, con i suoi colori – che Lei Sig.ra Turco ha splendidamente utilizzato in chiave personale e che, aggiungo, riprendono i colori della bandiera armena – urla decisa il bisogno di conservare e tramandare perché altri genocidi, altri crimini contro l’umanità non abbiano mai più a ripetersi. RingraziandoLa ancora una volta per un dono che suggella relazioni millenarie auspico a Lei e al Suo lavoro il successo che giustamente merita e che la Sua arte continui a essere portatrice di pace e di fiducia nel futuro”.
“Sono più che mai fiero dei sentimenti e delle espressioni d’animo della Sig.ra Ambasciatrice Victoria Bagdassarian – continua Paolo Battaglia La Terra Borgese – noi soddisfacciamo l’arte senza mai considerarla una camarilla, anzi, e a maggiore ragione, l’arte esige disponibilità come ascolto della sofferenza morale e fisica dell’altro. E non bisognerebbe mai staccarsi dal dialogo che l’opera d’arte promuove peregrinando la strada ambigua dell’insegnamento, degli studi e delle indagini della ricerca per il processo dell’educazione, ha dichiarato Paolo Battaglia La Terra Borgese. E continua – In Italia, nell’aprile dello scorso anno, l’Assemblea Regionale Siciliana ha riconosciuto il Genocidio del popolo armeno, facendosi promotrice, d’intesa con il Governo Nazionale, di iniziative atte a rinnovare la memoria dei fatti e a diffonderne la verità storica. Ed è così che la pittrice Vanessa Pia Turco, fiera di tale testimonianza di amicizia nei confronti di un popolo al quale gli italiani sono legati da antichi rapporti di fraternità e scambi culturali, stipendia le emozioni che hanno mosso i suoi colori per dare vita a “Zabel, il coraggio delle donne”, un acrilico su tela, del 2016, che misura cm 40×30. Quale cittadina di questo Paese, che nutre anche personalmente sentimenti di amicizia per il popolo armeno, Vanessa Pia Turco, vincolata dalle leggi morali imposte dalla coscienza e da ragioni di gratitudine, ha conferito, nei giorni scorsi, alla Ambasciata della Repubblica d’Armenia, il dipinto di cui è l’autrice, quale custode del valore perché resti a designare un’area, una porzione di spazio ritagliata dal mondo, un luogo speciale consacrato all’autodeterminazione dei popoli. Nell’uomo, la capacità di orientarsi – precisa ancora Paolo Battaglia La Terra Borgese – come consapevolezza della reale situazione in cui la storia si trova, rispetto al tempo, allo spazio e al proprio io, risultante dalla sintesi di molteplici processi psichici (percettivi, mnesici, ideativi) indica anche, più genericamente, la capacità di determinare il valore dove ci si trova e conseguentemente di prendere la direzione esatta per raggiungere il bene da tramandare. La connessione con l’Ambasciata della Repubblica d’Armenia presso la Repubblica Italiana, vive nella poetica della tela, nei cento anni di silenzio. L’Artista ha inteso ricordare il genocidio del popolo Armeno, i 101 anni dall’inizio delle deportazioni e dello sterminio messi in atto dal governo dei Giovani Turchi contro questa etnia prevalentemente concentrata in Anatolia. Si stima che oltre un milione e mezzo di persone, due terzi della popolazione armena, vennero eliminati.”
L’opinione critica di Paolo Battaglia La Terra Borgese: “Professionista esperta in Comunicazione dell’Arte, Vanessa Pia Turco è una pittrice italiana. Nasce a Caltanissetta, in Sicilia, il 28 luglio 1970 e, sempre in Sicilia, a Palermo, vive e lavora. Numerosissimi i colleghi Critici dell’arte di spessore internazionale che hanno scritto di Lei, tantissime le testate specializzate, oltre che web e tradizionali come Vanity Fair. Sono fiero di offrire la mia consulenza su un’opera di una Artista che è stata insignita di parecchi riconoscimenti e premi durante le svariate esposizioni personali in Italia ed in altri Stati esteri sino agli Emirati Arabi Uniti. Le personali di Vanessa Pia Turco hanno sempre ottenuto il Patrocinio di Organismi internazionali quali Ambasciate, UNESCO ed altri, nonché di Club Service come Rotary International e Lions o Civitan. Diverse Sue opere sono state acquisite da Musei e Fondazioni pubblici ed anche per differenti collezioni di importanti Musei privati sia in Italia che in altri Paesi d’Europa e di altri Continenti. L’approvazione della mozione a testimonianza di amicizia nei confronti di un popolo al quale ci legano antichi rapporti di fraternità e scambi culturali è anche un contributo alla ricerca di una verità storica che per troppo tempo è stata negata e che, ancora oggi, si vuole occultare. Il dipinto costituisce la testimonianza e la solidarietà della pittrice Vanessa Pia Turco, sia per la difesa dei diritti inalienabili del popolo armeno che per la individuazione di quello che è stato il primo genocidio del XX secolo. Dinanzi alla tela si respira un alto valore, una percettibile gentilezza di tono manifestata nei caratteri femminili e aggraziati di un bel viso di ragazza. La figura è analizzata con acuto realismo psicologico ed è completata da lunghe trecce bionde che risiedono su abiti tradizionali armeni. La scelta dei colori in “Zabel” è figlia di un’emozione profonda, un’impressione viva di una percezione vibrante che spinge a vedere la realtà in chiave squisitamente personale. Vanessa Pia Turco usa il rosso, il blu ed il giallo. Il primo, emblema di calore e vitalità, diviene qui simbolo di forza e coraggio oltreché di passione e tenacia nelle proprie idee e convinzioni, è un colore che soprattutto nel credo cristiano perde le connotazioni positive e si trasforma nel colore del sangue e del martirio, le sue pennellate sono stese sapientemente sulla tela per ricordare allo spettatore il sangue innocente versato nella sopraffazione degli Armeni durante il genocidio del 1915. Il blu è il colore della calma e del silenzio, della tenerezza e della purezza ma anche dell’acqua fresca e trasparente che rigenera e pulisce spazzando via tutto ciò che si allontana dal candore e dall’integrità interiore. Infine il colore giallo da sempre simbolo di bellezza, regalità e fierezza rappresenta anche la luce che fa svanire il buio e le tenebre, così come il male che si nasconde nelle più segrete pieghe dell’animo umano. La cultura armena odierna, così come pure le ricette ed alcune tradizioni sono ancora esistenti e conosciute grazie alle donne sopravvissute al genocidio, che hanno saputo conservare e tramandare ciò che di più prezioso risiedeva nel loro popolo. Ecco che Zabel, dal viso placido e sognante, con i suoi colori sgargianti e luminosi, con i suoi capelli che richiamano la purezza e la perfezione dell’oro e con i suoi occhi fieri ed innocenti, rappresenta la bellezza e la forza di un popolo che nonostante le sofferenze subite ha saputo ricostruire con impegno, serietà e saggezza il senso di una propria identità civica e morale. Quest’opera ha una rigorosa valenza politica e vale come allegoria propiziatoria per l’umanità, ed è da mettersi in relazione con la presenza armena in Sicilia testimoniata dall’XI al XVIII sec. e nel 1753 S. Gregorio l’Illuminatore è proclamato patrono di Palermo.”