L’altra guerra che rischia di lasciare l’Ue a corto di gas (Europatoday 12.04.23)
Nella sua affannosa ricerca di fornitori di gas alternativi alla Russia, l’Unione europea aveva trovato un’intesa di rilievo con l’Azerbaigian. Il governo di Baku l’estate scorsa si era impegnato ad aumentare l’invio di metano all’Ue dagli 8 miliardi di metri cubi registrati negli anni scorsi ai futuri 20 miliardi. Ma a far traballare l’accordo con Bruxelles sono le crescenti tensioni tra l’Azerbaigian e l’Armenia sul controllo della regione del Nagorno Karabakh. Una crisi mai risolta che rischia ciclicamente di degenerare con conseguenze imprevedibili.
La pace fragile
Il conflitto armato più recente, quello dell’autunno del 2020, è durato sei settimane e ha causato oltre 7mila vittime. Da allora vige un fragile cessate il fuoco che non ha sopito i venti di guerra, con entrambe le parti che continuano a prepararsi a un probabile nuovo scontro bellico. Ne sono una dimostrazione i quasi cento morti (49 tra i soldati armeni e 50 tra quelli azeri) dello scorso settembre, quando le due fazioni si sono scontrate dopo uno spostamento di mezzi d’artiglieria dell’esercito azero nel territorio controllato dagli armeni. La ripresa delle ostilità ha convinto Bruxelles all’invio di cento agenti con il compito di monitorare il rispetto del cessate il fuoco.
Roma finanzia l’offensiva dell’Azerbaigian contro l’Armenia
Le pressioni sull’Ue
La mossa ha suscitato l’ira di Baku che ha accusato Bruxelles di interferire nella disputa “senza cercare di risolvere il problema, bensì di congelarlo”, ha denunciato il mese scorso il presidente azero Ilham Aliyev. Da parte dell’Armenia arrivano invece pressioni affinché l’Europa faccia di più per impedire una temuta offensiva di primavera. “L’obiettivo dell’Azerbaigian è chiaro a tutti, è la pulizia etnica, è un genocidio che sta preparando”, ha detto ieri la diplomatica armena Hasmik Tolmajian ai giornalisti dell’Associazione della stampa diplomatica francese. “L’Azerbaigian sta facendo morire di fame un’intera popolazione per costringerla a lasciare il territorio”, ha aggiunto accusando i militari azeri di bloccare da metà dicembre una strada vitale – il corridoio Lachin – che collega l’Armenia ai territori controllati dai separatisti armeni nel Nagorno Karabakh.
Il gas a rischio
“L’Unione Europea ha abbastanza leve nel suo arsenale diplomatico per fare pressione sull’Azerbaigian”, ha sottolineato l’ambasciatrice che ha chiesto “sanzioni mirate” al Paese che fornisce gas all’Unione europea. “L’Azerbaigian non è la Russia, non è la Turchia, non è la Cina”, ha precisato aggiungendo che “se le leve venissero usate, sarebbero efficaci”. Ma se l’Ue sceglierà di intervenire dovrà dolorosamente rinunciare ai 20 miliardi di metri cubi di gas concordati l’estate scorsa.