La scultura di Ohanjanyan, un’epos per l’Armenia a STANDARD ()Askanews 25.07.17)
Milano, 25 lug. (askanews) – L’Armenia, con uno spirito che si adatta alla perfezione alla realtà attuale del sistema internazionale dell’arte, presenta, fino a dicembre 2017, la prima edizione di una nuova triennale, intitolata STANDARD e ispirtata all’omonima rivista armena d’avanguardia degli anni Venti del secolo scorso. Curata da Adelina Cuberyan von Furstenberg e intitolata “Il Monte Analogo”, in omaggio al romanzo incompiuto dello scrittore e poeta surrealista francese René Daumal, ha luogo in diverse località in tutto il Paese: Yerevan, Byurakan, Gyumri, Erebuni, Sevan e Kapan, con l’obiettivo di “mettere in luce la riflessione sulla ricerca della conoscenza – basata sul concetto secondo cui l’essenza di una mente creativa è direttamente correlata alla natura e alle esperienze di ciascuno”.
Tra gli artisti partecipanti, accanto a quelli di due grandissimi come Ilya e Emilia Kabakov, spicca il nome di Mikayel Ohanjanyan, scultore armeno che vive e lavora in Toscana, già tra i protagonisti del padiglione dell’Armenia alla Biennale d’arte del 2015 che è stato premiato con il Leone d’Oro. Per STANDARD Ohanjanyan ha realizzato l’opera “Le Porte di Mher”, lavoro ispirato all’epos locale e in particolare al luogo nel quale un eroe, il Piccolo Mher, decide di consacrarsi all’eternità oltrepassando una soglia – la Porta – e richiudendosi all’interno, in attesa di una liberazione che avverrà nel momento in cui il mondo crollerà su se stesso per poi rigenerarsi.
“Trovo estremamente contemporanea questa tragica storia, dove una concentrazione di valori, si chiude in un ‘Luogo’ in attesa di esplosione, per proiettassi e contaminare il presente e il futuro”, ha spiegato Mikayel Ohanjanyan che ha voluto riportare in vita l’epopea di Mher attraverso da quattro blocchi di basalto grigio o nero di varie dimensioni, con ogni blocco a sua volta è diviso in due parti, legati insieme attraverso dei cavi d’acciaio che li avvolgono. “Sulle superfici delle pietre – ha aggiunto l’artista – sono stati incisi dei testi, che si intravedono solo nei angoli dei blocchi, messi e legati volutamente storti da far percepire l’esistenza degli scritti, ma nello stesso tempo l’impossibilita di poter leggerli. Le scritte parlano di un messaggio lasciato da Mher alle future generazioni, dove lui invita l’essere umano a non aspettare la sua uscita dalla roccia, come narra l’Epos, perché lui in realtà uscirà quando avremo il coraggio di guardare e imparare a immergersi dentro di noi. Con questo messaggio immaginario, voglio invitare il visitatore a riflettere sui valori, che nascondiamo dentro di noi e sulla loro indiscutibile importanza nel rapporto Io-Altri e Altri-Io”.