La nuova strategia di Erdogan per “conquistare” gli armeni (Tempi 01.11.21)
A un anno dalla terza guerra del Nagorno-Karabakh e dal sanguinoso armistizio firmato dagli armeni il 9 novembre, l’Armenia non è mai stata così debole. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan lo sa e per questo ora tende la mano a Erevan proponendo di ristabilire le relazioni diplomatiche interrotte negli anni Novanta. La proposta fa gola al premier armeno Nikol Pashinyan, che appare isolato, ma l’offerta della Turchia potrebbe essere un’arma a doppio taglio.
Le chiese rase al suolo nel Nagorno-Karabakh
Senza l’appoggio dei turchi, che hanno inviato a combattere sul campo anche centinaia di mercenari islamisti siriani, gli azeri non avrebbero mai vinto la guerra dell’anno scorso. Baku deve proprio a Erdogan, alle sue armi e ai suoi droni la conquista in poco più di un mese dei tre quarti del Nagorno-Karabakh, strappati alla Repubblica dell’Artsakh, mai riconosciuta a livello internazionale.
Dopo aver cacciato più di 35 mila armeni dalle loro case, ora l’Azerbaigian si appresta a ricostruire strade e città, per modernizzare il territorio e cancellare ogni traccia della cultura e della tradizione armene allo stesso tempo. Simbolo di questa strategia è l’autostrada che collega l’Azerbaigian con la città di Shushi, dove si trova la cattedrale di Cristo San Salvatore danneggiata dai bombardamenti azeri e vandalizzata dopo la fine delle ostilità. Nella stessa città è stata distrutta la Green Church, mentre un’altra è stata rasa al suolo su un’altura della città di Jabrayil.