La montagna dove si fermò l’Arca di Noè è stata riaperta agli alpinisti (AGI 04.02.21)
AGI – Il monte Ararat, con la sua cima alta 5.137 metri su cui la leggenda vuole si sia fermata l’Arca di Noè dopo il diluvio, è stata riaperta all’alpinismo dalle autorità turche.
La cima più alta della Turchia, con la cima gemella del ‘piccolo Ararat”, alto 3.925 metri, e’ situata nell’estremo est della Turchia, ai confini di Iran e Armenia.
Considerata sacra dagli armeni, finì sotto controllo di Ankara nel 1921 in seguito al trattato di Kars. Una concessione di Stalin alla nuova Turchia di Mustafa Kemal Ataturk, con il leader sovietico interessato piu’ al controllo di Georgia, Armenia e Azerbaigian.
Da allora una ferita aperta per gli armeni, ma anche una zona in passato non facile da controllare per Ankara. L’ascensione è stata vietata a partire dal 1984 a causa del conflitto tra la Turchia e la guerriglia separatista curda del Pkk.
Tra il 2004 e il 2015 vi si poteva salire solo con un permesso militare, accompagnati da guide della federazione turca. Poi un divieto totale che ha iniziato ad avere delle eccezioni nell’ultimo anno, fino alla riapertura di questi giorni.
Una buona notizia per gli alpinisti di tutto il mondo, ma soprattutto per la popolazione locale, di etnia curda, che potrà contare su una importante risorsa per il turismo, nell’organizzazione di una ascensione non difficile tecnicamente , ma che per scarsità di acqua e rarefazione dell’ossigeno richiede almeno 4 giorni e l’allestimento di 2 campi.
“Il Pkk ha smesso di arruolare gente nei villaggi ormai da anni, ma la povertà prima spingeva verso la guerra, ora spinge i giovani ad emigrare. Questa riapertura per noi rappresenta l’opportunità’ di chiudere con il passato. Se c’è lavoro nessuno si arruola con il Pkk e i giovani smetteranno di andare via”, afferma Mehmet, uno dei portatori impegnati nell’organizzazione di spedizioni sulla cima.
La Turchia riapre agli alpinisti il Monte Ararat (dove arrivò l’Arca di Noè) (Mountlive)
Il monte Ararat (5.137 mt), su cui la leggenda vuole si sia fermata l’Arca di Noè dopo il diluvio, è stata riaperta all’alpinismo dalle autorità turche. È la cima più alta della Turchia, è situata nell’estremo est del Paese, ai confini di Iran e Armenia.
Considerata sacra dagli armeni, finì sotto controllo di Ankara nel 1921 in seguito al trattato di Kars. Una concessione di Stalin alla nuova Turchia di Mustafa Kemal Ataturk.
Da allora una ferita aperta per gli armeni, ma anche una zona in passato non facile da controllare per Ankara.
Il divieto
L’ascensione è stata vietata a partire dal 1984 a causa del conflitto tra la Turchia e la guerriglia separatista curda del Pkk.
Tra il 2004 e il 2015 vi si poteva salire solo con un permesso militare, accompagnati da guide della federazione turca.
Poi un divieto totale che ha iniziato ad avere delle eccezioni nell’ultimo anno, fino alla riapertura di questi giorni.
Una buona notizia per gli alpinisti di tutto il mondo, ma soprattutto per la popolazione locale, di etnia curda, che potrà contare su una importante risorsa per il turismo, nell’organizzazione di una ascensione non difficile tecnicamente, ma che per scarsità di acqua e rarefazione dell’ossigeno richiede almeno 4 giorni e l’allestimento di 2 campi.
Ascensioni
Un missionario del tredicesimo secolo, William di Rubruck, scrisse che «Molti hanno provato a scalarlo [l’Ararat], ma nessuno è stato in grado».
La Chiesa apostolica armena era storicamente contraria alle ascensioni di Ararat per motivi religiosi. Thomas Stackhouse, un teologo inglese del XVIII secolo, ha osservato che «Tutti gli armeni sono fermamente persuasi che l’arca di Noè esista fino ai giorni nostri sulla cima del Monte Ararat, e che per preservarla, a nessuno è permesso avvicinarsi». In risposta alla sua prima ascensione da parte di Parrot e Abovian, un sacerdote della Chiesa Apostolica Armena di alto rango ha commentato che scalare la montagna sacra era «legare il ventre della madre di tutta l’umanità in una modalità dragante». Al contrario, nel XXI secolo scalare l’Ararat divenne «l’obiettivo più apprezzato di alcuni dei pellegrinaggi patriottici organizzati in numero crescente dall’Armenia e dalla diaspora armena».
La prima ascensione certa della montagna nei tempi moderni ebbe luogo il 9 ottobre 1829. Il naturalista baltico tedesco Friedrich Parrot dell’Università di Dorpat arrivò a Etchmiadzin a metà settembre del 1829, quasi due anni dopo la cattura russa di Erivan, per il solo scopo di esplorare i pendii dell’Ararat. Il famoso scrittore armeno Khachatur Abovian, allora diacono e traduttore ad Etchmiadzin, gli fu assegnato dal Catholicos Yeprem, il capo della Chiesa armena, come interprete e guida.
Parrot e Abovian attraversarono il fiume Aras nel distretto di Surmali e si diressero verso il villaggio armeno di Akhuri situato sul versante settentrionale di Ararat, a 1.220 metri (4.000 piedi) sul livello del mare. Allestirono un campo base nel monastero armeno di Sant’Hakob, a un’altitudine di 1.943 metri (6.375 piedi). Dopo due tentativi falliti, raggiunsero la vetta al loro terzo tentativo alle 15:15. il 9 ottobre 1829. Il gruppo comprendeva Parrot, Abovian, due soldati russi (Aleksei Zdorovenko e Matvei Chalpanov) e due paesani armeni (Akhuri-Hovhannes Aivazian e Murad Poghosian). Parrot, in quest’occasione, misurò e fissò l’elevazione della montagna a 5.250 metri (17.220 piedi) usando un barometro a mercurio.
Questa non fu solo la prima ascensione di Ararat, ma anche la seconda ascensione più alta scalata dall’uomo fino a quella data fuori dal Monte Licancabur nelle Ande cilene. Abovian scavò un buco nel ghiaccio ed eresse una croce di legno rivolta a nord; raccolse, inoltre, anche un pezzo di ghiaccio dalla cima e lo portò con sé in una bottiglia, considerando l’acqua dotata di santità. L’8 novembre 1829, Parrot e Abovian, insieme al cacciatore di Akhuri, il fratello di Sahak, Hako, mentre faceva da guida ascesero sul piccolo Ararat.
Tra gli altri primi scalatori illustri dell’Ararat figurano il climatologo e meteorologo russo Kozma Spassky-Avtonomov (agosto 1834), Karl Behrens (1835), il mineralogista e geologo tedesco Otto Wilhelm Hermann von Abich (29 luglio 1845), e il politico britannico Henry Danby Seymour (1848). Più tardi, nel XIX secolo, due politici e studiosi britannici – James Bryce (1876) e H.F. B. Lynch (1893) – anche raggiunsero la cima della montagna. La prima ascensione invernale è stata compiuta da Bozkurt Ergör, l’ex presidente della Federazione turca di alpinismo, che ha scalato la vetta il 21 febbraio 1970.