La missione dell’UE al confine tra Armenia e Azerbaijan (Osservatorio Balcani e Caucaso 08.11.22)
Si chiama European Monitoring Capacity (EUMCAP) ed è la missione di breve durata dell’UE dispiegata ai confini tra Armenia e Azerbaijan con l’intento di ridurre le tensioni tra i due stati e rafforzarne la fiducia reciproca
L’Unione europea ha dispiegato circa 40 osservatori civili disarmati sul lato armeno del confine con l’Azerbaijan dopo la grave escalation militare del 12-13 settembre, che ha visto l’Azerbaijan colpire il territorio armeno, provocando complessivamente quasi 300 morti. Sebbene richiesta a settembre dal ministro degli Esteri armeno Ararat Mirzoyan, la decisione è arrivata solo il 6 ottobre in occasione dell’incontro a Praga tra il primo ministro Nikol Pashinyan, il presidente azero Ilham Aliyev, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e il presidente francese Emmanuel Macron. L’Azerbaijan, tuttavia, non ha acconsentito alla presenza della missione sul suo lato del confine, sebbene abbia accettato di “cooperare con questa missione per quanto di sua competenza”.
Una volta formalmente approvata dagli stati membri dell’UE la missione il 17 ottobre, gli osservatori sono stati dispiegati sul terreno – per soli due mesi – dopo la visita di una missione tecnica dell’UE nei giorni precedenti. Sebbene alcuni in Armenia ausoicassero una presenza più lunga e persino militare – ma l’UE è più nota per le sue missioni civili – il fomrato attuale non è arrivato inaspettato. Infatti, il 29 ottobre, il rappresentante speciale per il Caucaso meridionale e la crisi in Georgia Toivo Klaar ha spiegato che l’unico modo per schierarsi rapidamente sarebbe stato utilizzare alcuni dei suoi 200 osservatori della missione di monitoraggio dell’Unione europea (EUMM) nella vicina Georgia. Inoltre, la missione armena sarà finanziata dal bilancio di EUMM Georgia, attualmente pari a 22,4 milioni di euro all’anno, e non sarà prorogata oltre i due mesi previsti.
L’EUMM, anch’essa una missione di monitoraggio civile, è stata dispiegata in Georgia all’indomani della guerra tra Russia e Georgia dell’agosto 2008 e monitora le linee di confine amministrative (ABL) del paese con altre due regioni separatiste nel Caucaso meridionale: l’Abkhazia e l’Ossezia meridionale. Klaar, per inciso, è stato il capo dell’EUMM Georgia a Tbilisi nel 2013-14.
Nonostante la sua natura limitata e temporanea, la missione denominata European Monitoring Capacity (EUMCAP) in Armenia , dovrebbe portare ad una riduzione delle tensioni al confine, contribuendo a misure di rafforzamento della fiducia tra Armenia e Azerbaijan e assistendo il processo in corso di delimitazione dei confini tra i due paesi. Ciò è stato particolarmente evidenziato il 27 settembre in un incontro tra il segretario del Consiglio di sicurezza armeno Armen Grigoryan e il consigliere presidenziale azerbaijano Hikmet Hajiyev, facilitato dal consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan a Washington. Sullivan ha affermato che non solo l’Armenia e l’Azerbaijan si sarebbero impegnati ad “avviare negoziati con tempistiche precise e basati sui testi per completare un accordo di pace entro la fine dell’anno solare”, ma un presunto documento trapelato su Telegram includeva anche un riferimento alla necessità di “completare la delimitazione del confine internazionale Armenia-Azerbaijan parallelamente ai negoziati di pace da effettuarsi entro la fine dell’anno solare”.
Il segretario del Consiglio di sicurezza Grigoryan ha ripetuto parola per parola gran parte del contenuto del documento trapelato in un’intervista pochi giorni dopo, confermandone di fatto l’autenticità. Sebbene alcuni analisti ritengano che questo breve orizzonte temporale potrebbe non essere realistico, altri lo legittimano, pur con cautela e suggerendo un accordo quadro su cui costruire in seguito. Intanto sembrano entrare sempre più in conflitto le due “piattaforme di pace” prese in considerazione da Yerevan e Baku: una facilitata da Bruxelles e supportata da Washington DC, e l’altra guidata da Mosca.
In segno di questo crescente disaccordo, sia la Russia che l’Iran hanno reagito negativamente al breve dispiegamento dell’EUMCAP in Armenia. “E’ l’ennesimo tentativo dell’UE di interferire con qualsiasi mezzo nella normalizzazione delle relazioni tra Armenia e Azerbaijan, per estromettere gli sforzi di mediazione del nostro paese”, ha accusato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. A Yerevan, tuttavia, permane la frustrazione per il fatto che l’Organizzazione del Trattato per la sicurezza collettiva (CSTO), l’organizzazione per la sicurezza guidata da Mosca di cui fa parte anche l’Armenia, non abbia risposto alle richieste di dispiegare una propria missione. Nel frattempo, Mosca è anche scontenta dell’impegno dell’UE nel processo di delimitazione delle frontiere.
Infatti, alla vigilia della riunione delle commissioni di frontiera armena e azerbaijana a Bruxelles all’inizio di novembre, il presidente russo Putin ha ribadito che la Federazione russa è pronta a fornire “le più accurate mappe dello stato maggiore sovietico” per risolvere la questione della delimitazione del confine tra Armenia e Azerbaijan. Durante l’incontro facilitato dall’UE a Praga il 6 ottobre, sia l’Armenia che l’Azerbaijan avevano già confermato il loro impegno nei confronti della dichiarazione di Alma-Ata del 1991 attraverso la quale hanno reciprocamente riconosciuto le rispettive integrità territoriali e la sovranità.
Il 3 novembre, le commissioni di frontiera si sono incontrate per la terza volta a Bruxelles dopo i precedenti incontri al confine armeno con l’exclave azerbaijana di Nakhichevan e a Mosca. Al momento in cui scriviamo, poco si sa di quali dettagli concreti siano stati discussi, ma i resoconti indicano che Bruxelles, Yerevan e Baku erano soddisfatti dell’incontro. “L’Unione europea esorta le parti ad adottare misure per migliorare la sicurezza sul campo e per compiere progressi sulla delimitazione”, ha twittato Stefano Sannino, segretario generale del Servizio per l’azione esterna dell’UE.
All’incontro delle due commissioni, capeggiate dal vice primo ministro armeno Mher Grigoryan e dal suo omologo azero Shahin Mustafayev, era presente anche Toivo Klaar. Il giorno successivo, il 4 novembre, Javier Colomina, vicesegretario generale aggiunto della NATO per gli affari politici e la politica di sicurezza e rappresentante speciale per il Caucaso e l’Asia centrale, ha accolto favorevolmente l’incontro.
“Buone notizie vedere i nostri partner discutere della delimitazione dei confini, indispensabile per aumentare la sicurezza sul campo. La #NATO sostiene la normalizzazione delle relazioni tra Armenia e Azerbaijan e accoglie con favore gli sforzi dell’#UE a tal fine, incluso l’ospitare questi colloqui e il recente lancio di @EUMCAP”, ha twittato Colomina. E il giorno dell’incontro stesso a Bruxelles, il ministro degli Esteri armeno Ararat Mirzoyan ha annunciato che sarebbe tornato a visitare Washington per incontrare il suo omologo azerbaijano, Jeyhun Bayramov, e il segretario di Stato americano Antony Blinken.
L’Azerbaijan ha detto che vorrebbe un trattato di pace firmato entro la fine dell’anno e l’Armenia ha provvisoriamente accettato, ma ci sono ancora molti ostacoli da superare dopo oltre tre decenni di ostilità. Tuttavia, l’Occidente vede chiaramente l’EUMCAP come uno strumento necessario per contribuire a creare un ambiente più favorevole in cui raggiungere un tale accordo.
“Quello che potete aspettarvi di vedere nelle settimane e nei mesi a venire è il continuo impegno americano, il continuo impegno americano di alto livello”, ha affermato l’11 ottobre il portavoce del Dipartimento di Stato americano Ned Price. “Non posso promettere un risultato specifico, ma posso promettere che rimarrà una priorità per noi”.
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