La leggenda di San Biagio (Paviafree.it 01.02.19)
San Biagio è festeggiato il 3 febbraio è il patrono di Maratea, oltre che di ventiquattro importanti centri in Italia tra i quali Ragusa, Ostuni, Ruvo, Fiuggi.
Biagio, medico di origine armena che visse nel IV secolo, fu il vescovo della città di Sebaste, dove operò numerosi miracoli, ma durante la persecuzione di Licinio fu arrestato dal preside Agricolao e avendo rifiutato di rinnegare la fede cristiana, per punizione venne straziato con i pettini di ferro, quelli che si usano per cardare la lana, e poi decapitato.
Il corpo di san Biagio venne sepolto nella cattedrale di Sebaste, l’odierna città di Sivas, nella Turchiaorientale, che a quel tempo era una provincia romana detta Armenia Minor, capitale dell’Armenia bizantina.
Nel 732 una parte dei suoi resti mortali, in un’urna di marmo, fu imbarcata, per esser portata a Roma, ma una tempesta fermò il viaggio a Maratea, dove i fedeli accolsero l’urna e la conservarono nella Basilica di Maratea, sul monte chiamato San Biagio.
La venerazione di Maratea per il santo protettore portò alla tradizionale processione della seconda domenica di maggio, che si apre il sabato precedente la prima domenica di maggio con la processione.
Il giovedì dopo il simulacro del Santo viene portato a Maratea Inferiore, e la mattina della seconda domenica di maggio la statua, col drappo rosso, torna alla Basilica.
Una statua di San Biagio si trova anche su una delle guglie del Duomo di Milano, dove in passato il panettone natalizio non si mangiava tutto intero, ma se ne conservava una parte per la festa di San Biagio.
A Roma, alla chiesa dei Santi Biagio e Carlo ai Catinari, c’è l’osso della gola di San Biagio con il quale si benedicono i fedeli, mentre ai Santi XII Apostoli c’è la reliquia di un braccio del santo Vescovo di Sebaste invocato contro le malattie della gola.
Durante la festa di San Biagio vive l’usanza di distribuire pani benedetti, modellati in modo da assumere la forma delle parti malate, a Roma è nella chiesa di San Biagio alla Pagnotta, officiata dagli Armeni, mentre in Sicilia, a Comiso, sono modellati con la forma della trachea.
A Taranta Peligna, in provincia di Chieti, il culto del santo nel XIII secolo venne promosso dalla Confraternita dei lanieri e dei tessitori, che organizzava la preparazione e la distribuzione delle panicelle, piccoli pani raffiguranti le dita della mano benedicente.
In Sardegna, a Gergei, in provincia di Cagliari, per San Biagio in ogni casa viene preparato Su sessineddu, una composizione di frutta e fiori tenuti insieme dalle foglie lunghe e piatte del sessini, una pianta della famiglia delle cipacee, cui sono appesi fichi secchi, pezzetti di lardo e di salsiccia, un rosario realizzato con la pasta e cotto al forno con il pane, grappoli di profumatissimi narcisi e un cordoncino di lana ritorta di diversi colori, che sarà portato al collo per l’intero anno, come benedizione per proteggersi dalle disgrazie e dal mal di gola.