LA CSTO È PRONTA AD INTERVENIRE SUL CONFINE ARMENO-AZERBAIGIANO (Notizie Geopolitiche 06.04.23)
Negli ultimi mesi il Caucaso meridionale è tornato nuovamente ad essere fortemente destabilizzato. Dopo le proteste in Georgia per un controverso progetto di legge che avrebbe richiesto ad alcune organizzazioni che ricevono finanziamenti esteri di registrarsi come “agenti stranieri”, l’Armenia e Azerbaigian potrebbero essere di nuovo sull’orlo di una escalation.
Il 25 marzo 2023, l’Azerbaigian ha violato i termini dell’accordo del 9 novembre 2020, superando la linea di demarcazione nella regione di Shusha e prendendo sotto il controllo dell’esercito azero diverse alture tra i villaggi di Jaghazur e Zabukh, nonché una vasta area lungo il confine. Data la preoccupazione di perdere il sostegno della Turchia in caso di sconfitta di Recep Tayyip Erdogan alle imminenti elezioni presidenziali del maggio 2023, l’Azerbaigian potrebbe valutare di condurre a breve un attacco contro l’Armenia.
Il 31 marzo 2023, Yury Shuvalov, portavoce del Segretariato dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, ha dichiarato che la CSTO è pronta a inviare una missione al confine armeno-azerbaigiano per garantire la sicurezza dell’Armenia. Il 5 aprile 2023, il portavoce ufficiale del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha dichiarato che la parte russa è soddisfatta che l’Armenia rimanga interessata ad accettare le forze di pace della CSTO. Tali decisioni sono coordinate ed approvate al più alto livello dalla decisione del Consiglio di Sicurezza Collettiva, conferma la Zakharova, e conclude che la tempistica del possibile dispiegamento della missione CSTO in Armenia dipende dalla parte armena.
La missione rappresenta un punto di svolta dopo che la CSTO si era rifiutata di intervenire a seguito dell’aggressione azera al territorio sovrano armeno nel settembre 2022. In quel contesto, l’Armenia aveva richiesto una sessione speciale del Consiglio Permanente della CSTO per discutere dell’aggressione militare dell’Azerbaigian. Il portavoce dell’Organizzazione, Vladimir Zainetdinov, aveva risposto che la CSTO è contraria all’uso della forza ai confini armeno-azerbaigiani, sottolineando che l’organizzazione considera solo metodi politici e diplomatici per risolvere le contraddizioni tra Baku e Yerevan, come è successo il 9 novembre 2020, quando sotto la supervisione russa è stato firmato il cessate il fuoco che ha posto fine al conflitto del Nagorno-Karabakh del 2020.
L’Armenia da allora ha espresso più volte insoddisfazione per l’organismo a guida russa. Parlando a un vertice della CSTO a Yerevan il 23 novembre 2022, il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha sottolineato quanto fosse deprimente che l’adesione dell’Armenia alla CSTO non fosse riuscita a contenere l’aggressione azera, aggiungendo che ciò aveva danneggiato enormemente l’immagine dell’Organizzazione sia in Armenia che all’estero. Inoltre, Pashinyan ha ribadito che l’Armenia aveva sostenuto il Kazakistan agli inizi di gennaio quando il presidente kazako Qasym-Zhomart Toqaev ha chiesto alle truppe della CSTO di entrare nel suo Paese a seguito di proteste antigovernative senza precedenti.
Davanti alle recenti politiche azere che si sono fatte più aggressive la CSTO ha dovuto mantenere fede al suo statuto. Se per il Nagorno-Karabakh la questione è più controversa trattandosi di territori contesi, il confine dell’Armenia è riconosciuto, infatti, a livello internazionale.
Gli armeni dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh sono isolati dal dicembre 2022 dal blocco imposto da Baku sul corridoio di Lachin, l’unico collegamento stradale per gli armeni che risiedono nei territori contesi con l’Armenia. Il blocco ha creato una crisi umanitaria per i 120.000 armeni rimasti isolati a cui in pieno inverno è stato tagliato il gas ed impedito il libero movimento che avrebbe consentito l’accesso anche alle cure mediche. Se per l’Artsakh/Nagorno-Karabakh la strategia azera è quella di spingere con l’isolamento la popolazione locale a lasciare quei territori che da anni l’Azerbaigian rivendica come i suoi, per il territorio sovrano armeno ad essere presa di mira è la regione meridionale armena di Syunik. Questa regione che a sud confina con l’Iran è al centro della contesa tra Armenia e Azerbaigian, in quanto servirebbe a Baku per la realizzazione del cosiddetto Corridoio di Zangezur, un passaggio che collegherebbe la Turchia con l’Azerbaigian ed il Caspio. Se fino ad ora a tracciare una linea rossa sulla violazione dei confini armeni si era esposto solo l’Iran, con l’intervento CSTO la situazione potrebbe cambiare e Baku potrebbe desistere davanti al blocco di stati eurasiatici.