La complessa geometria dei format negoziali nel Caucaso meridionale, dopo la fine del conflitto tra Azerbaigian e separatisti armeni
Dopo la rapida conclusione dell’ultimo conflitto armato tra separatisti armeni ed esercito regolare di Baku, nel territorio del Karabakh, potrebbero aprirsi le porte per un accordo tra Armenia e Azerbaigian, con positive ricadute per l’intera area del Caucaso meridionale. Ora andremo ad analizzare la complessa geometria dei format negoziali nel Caucaso meridionale, dopo la fine del conflitto tra Azerbaigian e separatisti armeni.
Le notizie degli ultimi giorni sembrano confortare questo orientamento. Nei primi giorni di dicembre è stato infatti emanato un comunicato congiunto dei due paesi nel quale essi auspicano la firma di un trattato di pace entro la fine di quest’anno, nel rispetto dei principi di integrità territoriale e di sovranità. Il momento sembra assai favorevole per un accordo che possa beneficiare entrambe le parti, al punto che l’Armenia si è detta persino favorevole alla candidatura di Baku come città ospitante per la prossima COP29 sul clima.
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Cosa attendere
Si pone a questo punto il tema di quale sarà il format di dialogo e negoziazione, indispensabile per avviare un processo di pace e, in futuro, di cooperazione costruttiva tra le due nazioni, e di come strutturarlo.
Vista la complessità della regione caucasica, dove insistono gli interessi di diversi attori non certo marginali, non sembra che vi possa essere uno schema negoziale limitato alle sole Armenia ed Azerbaigian.
Dal suo lato Baku preme perché in questo format sia inserita la Turchia, suo storico alleato, all’insegna del motto “due nazioni, un popolo”. Dall’altro lato invece l’Armenia, al momento in rapporti complicati con la Russia, cerca sponsor geopolitici in altre direzioni.
Ecco quindi rifarsi avanti la Francia, la cui diaspora armena ha sempre un certo peso in termini di lobbying e di advocacy. E’ di poche settimane fa infatti la visita compiuta da Catherine Colonna, Ministro degli Esteri francese, a Jerevan, ribadendo l’intenzione di assicurare forniture militari all’Armenia. Con il disappunto dell’Azerbaigian, che, anche per questo, ha boicottato il vertice della Comunità politica europea di Granada.
La complessa geometria dei format negoziali nel Caucaso meridionale: conclusioni
La posizione ufficiale di Baku è, in ogni caso, quella di trattare le questioni del Caucaso meridionale nell’ambito di un framework regionale; tale orientamento escluderebbe i paesi europei, consentendo invece la partecipazione di Turchia e Russia.
Postura perfettamente coincidente con quella del Premier turco Erdogan che, da fine stratega, propone un ristretto format a 4 comprendente, appunto Turchia e Russia oltre, naturalmente ad Armenia e Azerbaigian.
Del resto il rapporto di cooperazione competitiva tra Mosca ed Istanbul è ben rodato ed è già stato sperimentato nel teatro siriano, parzialmente in Libia e, con alterni successi, in relazione agli accordi sull’esportazione del grano ucraino attraverso il Mar Nero.
A dimostrazione ulteriore che il format di dialogo scelto, nel cui contesto verranno redatti e firmati gli accordi armeno-azeri, non è un dettaglio secondario si intravedono altri movimenti nello scenario del Caucaso allargato.
Uno di essi è stato in precedenza tentato dal Premier georgiano Garibashvili che ha tentato di agire come cavallo di Troia sia degli Usa che dell’UE, proponendo un format 3+2 dove alla coppia dei contendenti si affiancherebbero la stessa Georgia insieme a Washington e a Bruxelles. Ma la proposta di Tbilisi sembra non essere stata raccolta dagli interessati.
La soluzione parrebbe forse essere il diverso formato del 3+3, comprendente oltre ai due ex contendenti anche Russia, Turchia, Georgia ed Iran. Al momento però la Georgia ha sospeso la sua partecipazione a questa piattaforma per via dei suoi territori (Abkhazia e Ossezia meridionale) auto-proclamatesi indipendenti e riconosciuti da Mosca come tali.
Gli altri 5 membri di questo format, definito “Piattaforma regionale di consultazione” si sono comunque incontrati, lo scorso 23 ottobre, a Teheran a livello di Ministri degli Esteri. Nella dichiarazione finale congiunta i 5 Ministri hanno sottolineato l’importanza di piattaforme come questa per un dialogo costruttivo a beneficio dell’intera regione. Hanno inoltre concordato che il prossimo meeting si terrà ad Istanbul.
Segnali eloquenti che, presente o meno la Georgia, potrebbe essere questo il futuro formato negoziale nel cui ambito avviare il processo di confidence-building tra Armenia e Azerbaigian.