La Chiesa avrà il primo santo della Papua Nuova Guinea e un vescovo martire armeno (Vatican News 31.03.25)

Saranno canonizzati Ignazio Choukrallah Maloyan, arcivescovo di Mardin degli Armeni, martire nel 1915 durante il genocidio armeno, e il laico Pietro To Rot, martire vissuto nel secolo scorso in terra papuana. Agli onori degli altari anche Maria del Monte Carmelo, fondatrice delle Suore Ancelle di Gesù: la religiosa sarà la prima santa del Venezuela. Verrà beatificato il sacerdote barese Carmelo De Palma e diventa venerabile il presbitero brasiliano Giuseppe Antonio Ibiapina

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

La Chiesa avrà tre nuovi santi e un nuovo beato e da oggi anche un nuovo venerabile. Francesco ha autorizzato il Dicastero delle Cause dei Santi a promulgarne i decreti da lui firmati lo scorso 28 marzo e pubblicati oggi.

Ad essere canonizzati saranno Ignazio Choukrallah Maloyan, vescovo di Mardin degli Armeni, martire nel 1915 durante il genocidio armeno e il laico Pietro To Rot, dell’isola di Rakunai – Rabaul, nell’attuale Papua Nuova Guinea, catechista, vissuto nel secolo scorso, anche lui martire, ucciso per aver proseguito il suo apostolato nonostante il divieto imposto dai giapponesi durante la seconda guerra mondiale – che, insieme ad altre cause di beati, saranno inseriti nel futuro Concistoro che, come di prassi, riguarderà le prossime canonizzazioni – e Maria del Monte Carmelo, religiosa, fondatrice delle Serve di Gesù del Venezuela, che con amore ha svolto il suo servizio nelle parrocchie e nelle scuole, dedicandosi in particolare ai più bisognosi.

Sarà beatificato, poi, Carmelo De Palma, sacerdote diocesano, che ha svolto il suo ministero in Puglia tra la fine dell’Ottocento e il Novecento, e sono state riconosciute le virtù eroiche del servo di Dio Giuseppe Antonio Maria Ibiapina, sacerdote brasiliano vissuto nel XIX secolo, che per questo è venerabile.

Martire durante il genocidio del suo popolo

Ignazio Choukrallah Maloyan, nasce nel 1869 a Mardin, nell’odierna Turchia. Sin da bambino mostra di essere incline alla preghiera e nel 1883 entra nel convento di Bzommar, in Libano, sede dell’Istituto del Clero Patriarcale armeno. È ordinato sacerdote nel 1896 e viene chiamato Ignazio. Inviato ad Alessandria d’Egitto si distingue per la predicazione, in lingua araba e in turco, si dedica al ministero parrocchiale e allo studio dei testi sacri. Nominato vicario patriarcale del Cairo, prosegue la cura pastorale degli armeni, ma l’anno dopo torna ad Alessandria a causa di problemi agli occhi. Successivamente viene chiamato a Costantinopoli dal patriarca Boghos Bedros XII Sabbagghian che gli affida la sua segreteria personale, ma nel luglio del 1904 rientra ad Alessandria per farsi curare e continuare lì l’apostolato. Sei anni dopo è vicario patriarcale di Mardin. Nel 1911 partecipa a Roma al Sinodo dei vescovi armeni convocato per studiare la situazione creatasi in Turchia dopo l’avvento al potere del movimento dei Giovani Turchi: qui viene eletto arcivescovo di Mardin. Quindi intraprende la visita della sua diocesi, impegnandosi particolarmente nella formazione del clero. Dopo l’attentato di Sarajevo del 28 giugno 1914, preparatasi la Turchia ad entrare in guerra e registratisi arruolamenti forzati e vessazioni contro i cristiani e specialmente contro gli armeni, Maloyan collabora con le autorità, ma le chiese continuano a ricevere minacce e assalti, tanto, poi, da essere tutte perquisite. Il 3 giugno, festa del Corpus Domini, Maloyan viene arrestato insieme a 13 sacerdoti e ad altri 600 cristiani. Rifiutandosi di rinnegare la fede, vengono tutti giustiziati l’11 giugno 1915. Choukrallah Maloyan viene beatificato da Giovanni Paolo II il 7 ottobre 2001, anno centenario della cristianizzazione dell’Armenia, e la fama del suo martirio si diffonde rapidamente in tutto il mondo. Le sue parole e i suoi insegnamenti, soprattutto la sua carità e il perdono per i persecutori, sono considerati per l’intera Chiesa, nei suoi differenti riti, un valido e prezioso esempio per vivere la fedeltà al Vangelo anche nei momenti più difficili.