Israele per difendere l’unicità della Shoah ancora una volta nega il Genocidio degli Armeni (Il Messaggero 20.02.18)
di Franca Giansoldati
Gerusalemme – Israele continua a mantenere un atteggiamento totalmente negazionista nei confronti del genocidio armeno. A 103 anni dal primo genocidio del XX secolo, costato la vita a 1 milione e mezzo di cristiani armeni sotto l’impero ottomano tra il 1915 e il 1920, la Knesset, il Parlamento israeliano, ha nuovamente respinto un progetto di legge, stavolta presentato dal partito centrista e laico Yesh Atid, che avrebbe ufficializzato il riconoscimento del piano di sterminio. Pensare che, nel 1939, Hitler prese come esempio proprio il genocidio armeno per strutturare l’Olocausto ebraico.
Il voto preliminare che ha interrotto l’iter parlamentare del progetto di legge era avvenuto mercoledì 14 febbraio. Il vice-ministro degli esteri israeliano, Tzipi Hotovely, ha dichiarato che Israele non prenderà ufficialmente posizione sulla questione del Genocidio armeno, «tenendo conto della sua complessità e delle sue implicazioni diplomatiche». A darne notizia anche l’agenzia vaticana Fides che ha evidenziato che il 26 aprile 2015 il Presidente israeliano, Reuven Rivlin, aveva ospitato presso la residenza presidenziale di Gerusalemme un evento commemorativo per ricordare i cento anni dagli stermini pianificati degli armeni avvenuti un secolo prima in Anatolia. Durante quella cerimonia, il Presidente Rivlin aveva ricordato che il popolo armeno fu «la prima vittima dei moderni stermini di massa», anche se aveva evitato di usare la parola «Genocidio» per non irritare la Turchia, non comprometterne i buoni rapporti commerciali, ma anche per non depotenziare politicamente la Shoa ebraica visto che per molti israeliani il riconoscimento del genocidio armeno finirebbe per marginalizzare la sua unicità. Emblematico il discorso che fece nel 2001 l’allora ministro degli Esteri, Shimon Peres: «Niente è uguale all’Olocausto ebraico. Ciò che è capitato agli armeni è una tragedia ma non un genocidio».
In Israele da anni è in corso un dibattito molto serrato a livello politico e cuturale. L’anno scorso ad agosto la commissione Cultura, sport ed educazione della Knesset aveva annunciato di volere riconoscere il genocidio dei cristiani armeni. Ma anche in quella occasione l’iter è stato interrotto dalla ragion di Stato israeliana. Importanti gruppi ebraici, come l’Anti Defamation League e l’Union for Reform Judaism hanno riconosciuto da tempo la storicità del genocidio armeno.
Persino gli Usa non lo hanno mai riconosciuto. Il Presidente americano Donald Trump, nonostante le promesse fatte in campagna elettorale agli armeni americani che chiedevano un suo pronunciamento, finora ha evitato la parola genocidio. Un po’ per non suscitare reazioni risentite da parte della Turchia. Un po’ per non dispiacere alla lobby ebraica molto potente al di là dell’Atlantico.
Gerusalemme (Agenzia Fides) – Il Parlamento israeliano ha respinto un progetto di legge presentato da Yair Lapid, rappresentante del partito centrista e laico Yesh Atid, che avrebbe ufficializzato il riconoscimento da parte di Israele del “Genocide armeno”. Il voto preliminare che ha interrotto l’iter parlamentare del progetto di legge era avvenuto mercoledì 14 febbraio. Il vice-ministro degli esteri israeliano, Tzipi Hotovely, ha dichiarato che Israele non prenderà ufficialmente posizione sulla questione del Genocidio armeno, “tenendo conto della sua complessità e delle sue implicazioni diplomatiche”.
Il 26 aprile 2015 il Presidente israeliano Reuven Rivlin aveva ospitato presso la residenza presidenziale di Gerusalemme un evento commemorativo per ricordare i cento anni dagli stermini pianificati degli armeni avvenuti un secolo prima in Anatolia. Durante quella cerimonia, il Presidente Rivlin aveva ricordato che il popolo armeno fu “la prima vittima dei moderni stermini di massa”, ma aveva evitato di usare la parola “Genocidio” per indicare i massacri in cui morirono più di un milione e 500mila persone.
Anche il Presidente USA Donald Trump, il 24 aprile 2017, ha dedicato un pronunciamento ufficiale ai massacri pianificati subiti nella Penisola anatolica dagli armeni nel 1915, ma ha evitato di applicare a quei massacri sistematici la definizione di “Genocidio armeno”, accodandosi alla linea seguita dai suoi ultimi 4 predecessori, anche per non suscitare reazioni risentite da parte della Turchia. (GV) (Agenzia Fides 20/2/2018).