Israele, il Patriarcato armeno di Gerusalemme denuncia un assalto di coloni: “Feriti i sacerdoti” (Agenzia Nova 28.12.23)

Il Patriarcato armeno di Gerusalemme ha denunciato recenti atti di violenza compiuti dai coloni israeliani contro la comunità della diocesi. Lo ha reso noto lo stesso Patriarcato armeno sul proprio profilo X (ex Twitter), dove si legge che 30 uomini armati e con il volto coperto “hanno stordito diversi membri del clero con potenti agenti nervini”.

Secondo quanto riferito dallo stesso profilo istituzionale, i coloni sarebbero entrati dal Giardino delle Mucche, un’ampia area all’interno del quartiere armeno, prima di iniziare il loro assalto “contro vescovi, sacerdoti, diaconi, seminaristi e altri membri della comunità armena a Gerusalemme”, aggiungendo che “diversi sacerdoti e studenti dell’accademia teologica armena sono rimasti gravemente feriti dall’attacco”.


Gerusalemme, coloni ebraici attaccano ‘Cow Garden’: arresti e feriti fra gli armeni

In una nota il patriarcato parla di 30 “provocatori” con indosso maschere, armi che hanno assaltato vescovi, sacerdoti e fedeli. Ma per la vice-sindaco della città i responsabili sarebbero “uomini arabi” che si sono “azzuffati” con gli armeni e la polizia ha effettuato dei fermi “da entrambe le parti”. Dietro il raid il controllo di un’area contesa della città santa.

Gerusalemme (AsiaNews) – Due giovani armeni arrestati dalla polizia israeliana e diversi altri feriti, alcuni dei quali in gravi condizioni. È il bilancio dell’attacco, avvenuto ieri pomeriggio, da parte di decine di estremisti ebraici in un’area contesa a Gerusalemme, appartenente al Patriarcato armeno ma da tempo nel mirino dei coloni e di un imprenditore dalle controverse origini. E, anche in questo caso come in altre vicende del passato, la comunità cristiana è due volte vittima: dell’assalto che ha provocato shock e feriti e della successiva operazione delle forze di polizia israeliana, che finisce per punire chi ha subito – e non chi è causa della – violenza.

Secondo quanto riferisce il Movimento per la protezione e la conservazione del quartiere armeno di Gerusalemme, in seguito a un “attacco” sferrato da “uomini armati” nell’area nota come “Cow Garden” due giovani armeni “sono stati arrestati”. “Domani [oggi, ndr] saranno portati in tribunale. Gli avvocati – prosegue la dichiarazione del movimento – li rappresenteranno durante il procedimento giudiziario”. Gli attivisti si rivolgono al Patriarcato armeno esortandolo a usare “tutti i mezzi possibili” attraverso i suoi collegamenti con la polizia, il comune e il governo per garantire “il rilascio immediato dei giovani” fermati ingiustamente.

Fonti locali riferiscono di almeno 30 “provocatori” con indosso maschere, altri ancora con armi in pugno, protagonisti di un assalto a vescovi, sacerdoti, diaconi e fedeli armeni ieri nella città vecchia, a Gerusalemme. In rete e sui social circolano immagini e video (clicca qui per il filmato) dell’assalto, che secondo una lettera inviata a governo e polizia dal patriarcato armeno sarebbe stato “coordinato e di massa”. “Diversi sacerdoti, studenti e armeni dell’area – continua la nota – sono rimasti feriti in modo grave”. “Ci hanno attaccato in modo deliberato” accusa il vescovo Koryoun Baghdasaryan, direttore del Real Estate Department del Patriarcato, intervistato da The Jerusalem Post (Jp). Per il cancelliere Aghan Gogchyan gli aggressori hanno usato spray al peperoncino e altre sostanze chimiche colpendo gli studenti del seminario, molti dei quali sono stati portati in ospedale.

Nel commentare l’attacco, i vertici della comunità armena di Terra Santa – secondo cui il raid è legato alla causa presentata in tribunale contro il tentativo di esproprio dei terreni – parlano di “un gruppo di 30 coloni estremisti israeliani” vestiti “con abiti neri, passamontagna e armati”. Poco prima dell’una del pomeriggio i componenti della banda si sono avvicinati muniti di “bastoni, pietre e granate lacrimogene”, nell’ennesimo tentativo di “allontanare violentemente la comunità armena dall’area”. Gli armeni “hanno combattuto i coloni ebrei fino all’arrivo della polizia”. Diversa, al limite del paradossale, la versione della vice-sindaco di Gerusalemme Fleur Hassan-Nahoum interpellata dal Jp, che parla di “spiacevole incidente” addossando la responsabilità dell’attacco a “arabi musulmani” che si sarebbero “azzuffati” con gli armeni. Gli agenti sono intervenuti prontamente, aggiunge, effettuando “arresti da entrambe le parti”.

La comunità armena di Terra Santa è da tempo al centro di una controversia sulla vendita di terreni nella città vecchia, a Gerusalemme, che ha già creato una profonda frattura interna. A originare lo scontro l’affitto per 99 anni – un esproprio di fatto – di proprietà immobiliari a un imprenditore ebreo australiano dall’impero economico opaco, che muove da dietro le quinte. Il prete “traditore” che ha mediato e sottoscritto l’atto è Baret Yeretzian, ex amministratore dei beni immobili del Patriarcato armeno di Gerusalemme, oggi in “esilio”. Con lui hanno manovrato il patriarca armeno ortodosso Nourhan Manougian, l’arcivescovo Sevan Gharibian e l’uomo d’affari Daniel Rubenstein (conosciuto come Danny Rothman), che nell’area intende costruire un hotel di lusso.

La vicenda ha toccato anche la carica patriarcale, con il primate armeno “sfiduciato” dalla comunità, parte dei fedeli ne hanno invocato le dimissioni, mentre Giordania e Palestina hanno “congelato” di fatto l’autorità. La vicenda è esplosa nel maggio scorso, ma il contratto è stato firmato in gran segreto nel luglio 2021 e prevede l’affitto per quasi un secolo del terreno denominato “Giardino delle Vacche” (Goveroun Bardez), oggi un parcheggio usato per recarsi al muro del pianto. Il suo uso da parte degli ebrei ha provocato l’ira degli armeni, che dal 2021 si battono per tornare a disporne a pieno titolo. Nel contratto sarebbero incluse quattro case armene, il ristorante Boulghourji, attività commerciali ed edifici Tourianashen in via Jaffa, fuori dalla città vecchia. La controversia finisce per interessare anche gli stessi “Accordi di Abramo”, perché una delle compagnie coinvolte è la One&Only, con base a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti (Eau).

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