Inuit e armeni. Quelle fosse comuni di bimbi di cui quasi nessuno sa (Avvenire 16.07.21)
Caro direttore,
recentemente, come puntualmente riportato da ‘Avvenire’, una sconcertate e tragica scoperta è stata fatta in una scuola canadese, la Kamloops Indian Residential School nella British Columbia (aperta nel 1890 e rimasta attiva fino al 1978) e gestita da religiosi cattolici. All’interno di un grande piano di omologazione del governo del Canada i bambini indigeni, inuit e di altre etnie, strappati dalle loro case, venivano portati con la forza in questo e in altri istituti analoghi di diverse confessioni, dove venivano convertiti, dove era vietato parlare la loro lingua, costretti ai lavori forzati, soggetti persino ad abusi fisici e sessuali.
Regnavano malnutrizione ed epidemie. Nel giardino della scuola è stata scoperta una fossa comune con i resti di 215 bambini indigeni. Ma si stima che questa cultura e questo agire genocidario abbiano provocato la morte di almeno 3mila bambini indigeni. Papa Francesco ha denunciato il crimine e ha parlato di «colonizzazione ideologica». In un mio recente viaggio in Libano, per l’inaugurazione del Giardino dei giusti di Kfaranabrakh, iniziativa di Gariwo, la foresta dei Giusti, promossa con il padre greco-melchita Abdo Raad, ho attraversato passi, colline e villaggi, per lo più abitati da maroniti, i cui militi sembravano presidiare la zona e ho raggiunto il villaggio di Antoura. Attraversato l’abitato, mi sono trovato di fronte a tre grandi caseggiati moderni e a un antico edificio perfettamente restaurato: l’imponente Istituto Lazarista, tuttora funzionante.
Ad Antoura nel 1915 era stato messo in opera un piano di turchizzazione forzata degli orfani armeni sopravvissuti. L’istituto dal 1657 era un collegio francese dei Gesuiti, poi passato ai Lazaristi, ma nel 1915, allo scoppio della prima guerra mondiale, i religiosi furono scacciati e il collegio requisito dal governo ottomano dei Giovani Turchi. Gemal Pascià, uno dei triumviri del governo che ha attuato il genocidio degli armeni, requisì l’istituto trasformandolo in un orfanotrofio per i bambini armeni e nominando direttrice Halide Edib Adivar, una nazionalista turca, nota per i suoi atteggiamenti sadici, incaricata di turchizzare e costringere alla religione islamica gli orfani armeni. Nel 1915 la scuola ospitava 800 orfani e 30 soldati di guardia. I maschi furono circoncisi e furono imposti loro nomi turchi, conservando solo le iniziali armene: ad esempio, il nome Haroutiun Najarian, divenne Hamid Nazim, Boghos Merdanian divenne Bekim Mohammed, e Sarkis Sarafian Safwad Suleyman. Lavoro forzato, condizioni sanitarie pessime, tifo e malattie, scarsità di cibo fecero molte vittime.
Quattrocento nuovi orfani dai 3 ai 15anni vennero portati dallo stesso Gemal Pascià nel 1916, deportati dall’orfanotrofio armeno di Aleppo diretto dalla missionaria svizzera Beatrice Rohner, una ‘Giusta per gli armeni’, onorata al Giardino di Monte Stella a Milano nel 2014, che li aveva salvati dalla morte strappandoli dalle carovane nel deserto di Deir es Zor. Assieme a Gemal Pascià arrivarono 15 giovani donne turche nazionaliste, esponenti di famiglie elitarie di Costantinopoli che dovevano aiutare Halide nel sovvertimento culturale degli orfani cristiani. Nell’orfanotrofio si doveva parlare solo turco, il mullah chiamava alla preghiera 5 volte al giorno, le punizioni erano severissime, si arrivava fino alla ‘bastonade’, sferzate sulle piante dei piedi. Ogni sera la banda suonava un inno: ‘Lunga vita a Gemal Pascià’. Nell’estate del 1918 Halide Hanum e il suo staff abbandonarono la scuola a causa della ritirata dell’esercito turco e i ragazzi armeni turchizzati iniziarono a combattersi fra loro; una ribellione sedata dai soldati turchi ancora presenti. C’erano ancora 1.200 orfani armeni quando gli ottomani nel 1918 sono stati sconfitti e i francesi e gli inglesi hanno invaso la regione e hanno trovato la scuola in una condizione caotica.
Quando il padre lazarista Sarlout ritornò ad Antoura si rese conto che la situazione era ingovernabile. Vi erano ancora 670 bambini armeni. Furono radunati e per prima cosa furono restituiti loro, a fatica, i nomi armeni. Furono chiamati insegnanti armeni e lentamente i bambini si riappropriarono della cultura armena e della religione cristiana. Più tardi fu la Near East Relief Society americana dell’ambasciatore Henry Morgenthau che assunse la direzione della scuola fino al 1919, quando i maschi superstiti furono inviati ad Aleppo e le femmine all’orfanotrofio femminile di Ghazir diretto dai coniugi Kunzler, altri missionari ‘giusti’ per gli armeni. Nel periodo della turchizzazione erano morti migliaia di orfani per maltrattamenti, malattie e uccisioni. Poco tempo fa furono accidentalmente scoperti nel giardino annesso alla scuola 300 cadaveri in una fossa comune. Oggi sul luogo del ritrovamento vi è un monumento a ricordo dei bambini morti a causa del ‘genocidio’, un crimine contro l’umanità, un genocidio culturale, ideologico e materiale subito dagli armeni, nel primo Novecento.
La turchizzazione forzata di migliaia di bambini e di donne non fu altro che un capitolo del piano generale di annichilimento della nazione armena. Ho deposto un fiore ai piedi del monumento eretto a ricordo dei 300 bambini e ho continuato il mio viaggio sulle strade del Libano alla ricerca di giusti per gli armeni, ma insieme pensando all’importanza del lavoro di Gariwo che onora i giusti e cerca di formare le nuove generazioni a cogliere, oggi, i segni del male al loro sorgere per prevenire altri crimini contro l’umanità e altre cancellazioni di gruppi umani e della loro cultura, che costituiscono una perdita per tutta l’umanità.
Cofondatore di Gariwo La Foresta dei Giusti