Intervista a Carlo Verdone (Totapulchra 21.05.24)
Carlo Verdone non ha bisogno di presentazioni. Insieme a Mario Brega, Gigi Proietti rappresenta una Roma sana, schietta e dolcemente vivibile nonostante le difficoltà tipiche di ogni epoca. C’è però un aspetto meno noto del nostro attore, ovvero, il suo grande amore per l’Armenia. Ebbene si, pochi sanno che il papà di Carlo è stato un diffusore della cultura armena in Italia, soprattutto delle opere del poeta Yeghishe Charents.
Ciao Carlo, quando nasce il tuo amore per l’Armenia?
Il mio amore per l’Armenia è nato relativamente da poco, quando alcune associazioni culturali armene e l’Ambasciata Armena mi hanno chiesto di poter utilizzare alcune traduzioni che mio padre aveva fatto riguardo il poeta Yeghishe Charents. Non ho esitato a consegnare tutta la documentazione e, di li a poco, ho contribuito alla prefazione di un libro della scrittric Letizia Leonardi sulla poetica di Charents. Per scrivere la prefazione mi sono dovuto documentare su ciò che è la storia armena, culturale ed anche politica e pian piano mi sono affezionato a questo popolo cosi sofferente ma cosi prolifico da un punto di vista artistico. Basti pensare al regista Sergej Parajanov , al sopracitato poeta Charents ed al più recente musicista Aznavour.
L’Armenia è stato il primo stato cristiano della storia. Stai rilasciando questa intervista per un’associazione di ispirazione Cattolica. Cosa rappresenta per te la fede?
Avere fede , una vera fede, è una delle vette più difficili da raggiungere soprattutto di questi tempi dove il mondo va in una direzione radicalmente opposta ai principi della nostra fede cristiana. La situazione è sconfortante non solo da un punto di vista spirituale ma anche politico dove regna la mediocrità assoluta in tutto il mondo. Quello che dopo la seconda guerra mondiale sarebbe dovuto essere un periodo di ricerca, di evoluzione si è trasformato in un periodo di guerra perenne in varie parti del mondo. Tornando alla tua domanda, visualizzo la fede come una montagna da scalare , ardua e perigliosa, ma semplificata dalla preghiera: senza preghiera non esiste una reale fede.
Roma. Cosa rappresenta la città eterna per te e soprattutto come è cambiata Roma rispetto ai suoi anni d’oro (anni 70/80)?
Purtoppo non vedo più Roma come la vedevo 50 e passa anni fa. E’ cambiato il mondo, è cambiata l’Italia e cambiata purtroppo anche Roma. Roma è cambiata soprattutto dal punto di vista della qualità della vita. Quello che vedo è la mancanza di manutenzione ordinaria , un alto grado di sciatteria e sento molti giovani che sanno solo riempirsi del nome di Roma ma che in realtà non la amano davvero continuando a sporcarla, imbrattarla e deturparla. Difatti spesso incontro turisti che si meravigliano dei molteplici ‘’murales’’ presenti al centro di Roma che a mio parere non rappresentano ne una forma di protesta ne tantomeno di arte ma semplici atti vandalici. Questa gente non si accorge che rovinano una città che ha già tanti problemi come lentezze burocratiche, traffico etc. etc. La Roma che ho visto io forse è stata la città più bella del mondo a quei tempi almeno fino a fine anni 80 dopo i quali è precipitata senza possibilità di appello. Aspettiamo che ci sia una riflessione da parte di tutti , cittadinanza e politici, affinché la città eterna venga salvata e non affossata definitivamente.