Incontro di Bari: la lista dei partecipanti ecumenici (Romasette.it 03.07.18)
stato il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, a presentare oggi, 3 luglio, ai giornalisti la “lista” dei leader delle Chiese che saranno presenti a Bari sabato prossimo, in occasione della Giornata di preghiera e riflessione per la pace voluta da Papa Francesco. «Regione martirizzata, il Medio Oriente è anche un luogo dove le relazioni ecumeniche sono più forti e promettenti – le parole del porporato -, in particolare tra ortodossi e cattolici». E la presenza a Bari dei Capi delle Chiese ortodosse e orientali, su invito di Papa Francesco, ne è una dimostrazione.
All’incontro di Bari, ha illustrato il cardinale Koch, parteciperanno il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo;Theodoros II, patriarca greco-ortodosso di Alessandria e di tutta l’Africa; l’arcivescovo di Anthedon Nektarios, in rappresentanza in rappresentanza di Theophilos III, patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme; il metropolita Hilarion, in rappresentanza del patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill; il metropolita di Konstantia e Ammochostos Vasilios, in rappresentanza di Chrysostomos II, arcivescovo di Nuova Giustiniana e di tutta Cipro. Per le Chiese ortodosse orientali, sono presenti Papa Tawadros II, patriarca della Chiesa copto-ortodossa d’Alessandria; Ignatius Aphrem II, patriarca siro-ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente; Hovakim, vescovo di Inghilterra e Irlanda, in rappresentanza di Karekin II, patriarca e catholicos di tutti gli Armeni; Aram I, catholicos di Cilicia degli armeni. Per la Chiesa ortodossa assira, parteciperà Mar Gewargis II, patriarca e catholicos della Chiesa assira d’Oriente. Saranno presenti anche il Rev. Sani Ibrahim Azar, vescovo della Chiesa evangelica luterana in Giordania e Terra Santa, e Souraya Bechealany, segretaria generale del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente.
«I cristiani rimarranno nella regione solo se la pace sarà ristabilita», ha osservato il cardinale, aggiungendo che «non è possibile immaginare un Medio Oriente senza cristiani» e che è necessario «proteggere i diritti di ogni persona e di ogni minoranza» e «proseguire il dialogo interreligioso». Su queste quattro “convinzioni” i capi delle Chiese e delle comunità cristiane del Medio Oriente rifletteranno nella Giornata in programma a Bari. Il Medio Oriente, terra delle origini del cristianeismo, ha rilevato Koch, «è anche una delle regioni del mondo in cui la situazione dei cristiani è più precaria. A causa di guerre e di persecuzioni, molte famiglie abbandonano la loro patria storica alla ricerca di sicurezza e di un futuro migliore. La percentuale dei cristiani nel Medio Oriente è diminuita drasticamente nell’arco di un secolo: mentre rappresentavano il 20% della popolazione del Medio Oriente prima della prima guerra mondiale, ora sono solo il 4%».
Dall’inizio della crisi, ha continuato il presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, «la Chiesa cattolica ha instancabilmente chiesto il ripristino della pace, soprattutto attraverso la ricerca di una soluzione politica. Questa chiamata ha preso anche la forma della preghiera e del digiuno». Poi, entrando nel merito del secondo principio, cioè l’impossibilità di immaginare un Medio Oriente senza cristiani, ha spiegato che questo alla base non ci sono solo ragioni religiose «ma anche per ragioni politiche e sociali, perché i cristiani sono un elemento essenziale di equilibrio della regione». Ma ciò implica – ed è il terzo punto sollevato da Koch – «il rispetto per la libertà religiosa e l’uguaglianza davanti alla legge, basato sul principio di cittadinanza a prescindere dall’origine etnica o dalla religione. È stato ripetutamente sottolineato dalla Chiesa cattolica come principio fondamentale per la realizzazione e per il mantenimento di una coesistenza pacifica e fruttuosa tra le varie comunità in Medio Oriente». Infine, «l’urgente necessità di proseguire il dialogo interreligioso», sul quale Papa Francesco insiste particolarmente nella sua Lettera ai cristiani in Medio Oriente: «Il dialogo interreligioso – ha scritto il Santo Padre – è tanto più necessario quanto più difficile è la situazione. Non c’è un’altra strada».