In Azerbaijan la stampa libera è sempre più in difficoltà (L’Inkiesta 28.02.25)
Nello Stato caucasico sta peggiorando la già precaria situazione dei media e negli ultimi mesi sono aumentati arresti e attacchi a giornalisti indipendenti. La situazione mette in luce un contesto di crescente repressione verso i media non conformi al regime di Ilham Aliyev

Il governo dell’Azerbaijan ha ordinato la chiusura degli uffici della redazione della Bbc, operativa in lingua azera dal 1994. La decisione di sospendere definitivamente le attività è arrivata dopo che, due settimane, il media statale azero APA.az aveva riportato la notizia citando fonti governative di Baku. La dichiarazione ufficiale della Bbc è arrivata però solamente il 21 febbraio, affermando che «una misura così restrittiva contro la libertà di stampa rammarica profondamente».
In un primo momento, il governo azero aveva ordinato di «apportare modifiche alle redazioni», non solo della stessa Bbc ma anche del media russo Sputnik Azerbaijan e della radio Voice of America. L’obiettivo dichiarato pubblicamente da Baku era quello di raggiungere una «parità tra le attività dei media statali azeri all’estero e quelle dei giornalisti stranieri nel nostro Paese». In altre parole, il numero di giornalisti russi che lavorano a Baku dovrebbe essere uguale al numero di giornalisti dell’agenza statale azera Azertac in Russia.
In Azerbaijan la libertà di stampa ha subito diversi colpi negli ultimi anni, intensificatesi nel corso degli ultimi mesi del 2024, in cui si sono susseguite non solo le chiusure delle redazioni ma anche arresti ingiustificati di giornalisti azeri. Il governo di Ilham Aliyev, presidente-dittatore che governa ininterrottamente dal 2003 dopo esser succeduto al padre, ha iniziato colpendo per primi i media azeri non conformi al regime. «Dopo una prima fase di arresti iniziata nel 2022, che riguardava prettamente l’attivismo di tipo religioso», spiega a Linkiesta il politologo dell’Ispi Carlo Busini. «Dalla primavera del 2023 e fino ad ora è stato il turno dei pochi media indipendenti e non conformi al regime. Il primo a essere chiuso è stato Abzas Media, accusato di avere posizioni troppo critiche nei confronti del governo». Gli uffici sono stati perquisiti e messi a soqquadro dalle autorità azere, che hanno arrestato senza nessuna accusa sette dei giornalisti presenti.
«Successivamente il governo ha iniziato ad attaccare i singoli giornalisti. Il caso più famoso è quello Bahruz Samadov, collaboratore di diverse testate, tra cui OC Media, arrestato nell’agosto 2024 con l’accusa di alto tradimento verso lo Stato a causa delle sue posizioni definite “pacifiste” verso la questione nel Nagorno-Karabakh con l’Armenia», aggiunge Busini. Da questo momento gli obiettivi della polizia sono diventati non solo giornalisti ma attivisti e accademici promotori di un dibattito e confronto pacifico con il governo di Yerevan.
L’Azerbaigian è in una disputa decennale con l’Armenia per la regione del Nagorno-Karabakh, territorio di popolazione armena autodichiaratosi indipendente nel 1991 su cui però Baku esercita di fatto la sovranità. Nel 2023, il governo azero ha lanciato una forte offensiva nella regione stabilendone forzatamente il predominio anche sui villaggi storicamente abitati da armeni. Chi quindi nel corso degli ultimi due anni si è occupato di peace building sulla questione, è stato bersaglio della cerchia di Aliyev. Diverse persone sono state arrestate con accuse false, piazzando quantitativi importanti di sostanze stupefacenti o grandi somme in contanti anche in valuta estera nelle loro abitazioni.
La repressione ha poi colpito per ultimo Meydan Tv nel dicembre 2024. Sei giornalisti della testata sono stati arrestati con l’accusa di contrabbando di valuta estera e sostegno all’Armenia. Tutto ciò durante lo svolgimento e le ultime battute della Cop29 delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. Un ulteriore colpo alla redazione di Meydan è stato assestato il 20 febbraio, quando la polizia azera ha arrestato Nurlan Gakhramanli, giornalista che già da due mesi lavorava in esilio a seguito delle minacce ricevute.
L’accusa è sempre la stessa: contrabbando di valuta estera. Le autorità sembrano sfruttare il fatto che i media indipendenti ricevano finanziamenti esteri, attraverso sovvenzioni ottenute legalmente, per accusare i loro giornalisti di reati economici aggravati dall’alto tradimento contro lo stato. Sebbene Gakhramanli e altri giornalisti di Meydan Tv, non abbiamo praticamente mai pubblicato articolo con la loro firma, le autorità sono riuscite a identificare il giornalista come corrispondente dell’emittente, dato che solo un piccolo numero di giornalisti indipendenti continua a riferire di eventi politicamente significativi a Baku.
Secondo l’International Press Istitute (Ipi), al febbraio 2025 almeno ventisei giornalisti sono stati arrestati nell’ultimo anno con accuse inventate. Molti di loro avrebbero subito torture e altri maltrattamenti durante la detenzione. Inoltre, stando all’ultimo indice sulla libertà di stampa stilato da Reporter senza frontiere (Rfs) per il 2024, l’Azerbaijan si colloca al centosessantaquattresimo posto su centottanta Paesi, poco al di sopra di dittature repressive nei confronti della stampa, come Arabia Saudita, Bielorussia e Cina.