Il sindaco Fabbri intervistato dall’agenzia di stampa armena: “Pronto a gemellaggio” (Estense 09.05.21)
“Abbiamo rispedito al mittente la lettera dell’ambasciatore turco. Una città come Ferrara, la cui storia è legata alla presenza della comunità ebraica, non può accettare il negazionismo. I tentativi di ingerenza turca, anche nelle iniziative della nostra città, e i toni assunti dalla ‘diplomazia’ di Ankara verso il popolo armeno, non sono accettabili. Mai chineremo la testa di fronte a chi intende riscrivere la storia”.
Così il sindaco Alan Fabbri intervistato questo pomeriggio da ArmenPress, l’agenzia stampa nazionale armena, ha ripercorso la vicenda delle scorse settimane quando l’ambasciatore turco Murat Salim Esenli ha invitato il primo cittadino a “correggere” e “riconsiderare” la posizione in ordine all’evento ‘‘Metz Yeghern. Il genocidio degli armeni tra memoria, negazioni e silenzi’ ospitato al teatro di Ferrara il 24 aprile con, tra gli altri ospiti, Antonia Arslan.
Fabbri – intervistato dal giornalista Norayr Shoghikyan – ha accolto la proposta di un gemellaggio con una città armena e si è detto pronto a promuovere una mozione per il riconoscimento della Repubblica dell’Artsakh (Nagorno Karabakh), teatro della guerra lanciata dagli azeri, con l’appoggio militare dei turchi, contro gli armeni.
Il sindaco ha inoltre manifestato la sua “piena disponibilità” a una visita a Erevan e nei territori armeni: “Ne sono onorato”, ha detto rispondendo all’invito. Il giornalista ha poi chiesto conferma del conferimento delle cittadinanze onorarie ad Antonio Arslan e a Taner Akçam. “L’assegnazione ha già ricevuto il via libera dalla giunta e approderà presto in consiglio comunale – ha risposto Fabbri -. Procediamo con un’iniziativa che avevamo ipotizzato da tempo, un riconoscimento a due autorevoli e coraggiosi testimoni della verità, a cui va tutta la nostra vicinanza e la nostra stima”. Il primo cittadino ha inoltre spiegato che “il dramma del genocidio armeno è stato troppo a lungo sottaciuto, anche nel nostro Paese”. Poi ha raccontato la sua esperienza: “Ho iniziato a comprendere la portata di quella pagina drammatica della storia guardando, da adolescente, ‘Quella strada chiamata paradiso’ e ascoltando i brani, molti dei quali ispirati a questo tema, dei System of a Down, i cui componenti discendono dai superstiti del genocidio armeno del 1915”.
“Questo genocidio è stato coperto dal silenzio. Oggi – ha sottolineato – è dovere di tutti ricordarlo, farlo conoscere alle nuove generazioni. Mi impegnerò per questo e per questo sto conducendo questa battaglia”.
L’intervista completa – a video – sarà disponibile nei prossimi giorni sui canali web di ArmenPress.