Il silenzio sul genocidio armeno (Polesine24.it 19.11.18)
“La bellezza sia con te” è il nuovo libro di Antonia Arslan, uscito lunedì 19 novembre, che la scrittrice ha anticipato sabato scorso durante l’incontro nella biblioteca frazionale di Bottrighe. “Un privilegio che ci ha particolarmente onorato” il commento di Gabriella Veronese responsabile della biblioteca particolarmente emozionata nell’ospitare una personalità di così alto livello morale e culturale. Sala completamente gremita e pubblico attento dalla prima all’ultima parola, per poi mettersi in coda per salutare la scrittrice e farsi fare autografi e dediche.
Arslan ha parlato con grande emozione della storia del popolo armeno, il nonno paterno era armeno, il primo popolo a dichiarare la sua fede cristiana, ancor prima dei romani. Si è soffermata a raccontare le persecuzioni subite da parte del governo ottomano, dell’incredibile indifferenza degli altri Paesi di fronte a migliaia di morti. Tra il 1915 e il 1916 su 2 milioni di popolazione totali, 1 milione e 500mila armeni furono barbaramente trucidati e i rimanenti scamparono alla morte certa solo per casi fortuiti.
La scrittrice ha posto un accento particolare per spiegare il vero significato della parola genocidio. “Si tratta – ha affermato – di un termine di origini recenti, coniato nel 1944 dal polacco Raphael Lemkin proprio per identificare quanto era stato perpetrato ai danni di un intero popolo, termine da non confondere con strage o altri idiomi. Un genocidio si compie quando un governo, quello ottomano, in questo caso, elimina una parte della sua popolazione con l’intento di estirpare la popolazione stessa per motivi etnici, religiosi o altro, tragedia che poco dopo toccò anche al popolo ebraico e, successivamente, nel 1994, in Ruanda, all’etnia Tutsi”.
Durante l’incontro Arslan ha parlato dei suoi libri che ricostruiscono di fatto l’autobiografia culturale e morale di un popolo: “La masseria delle allodole”, uscito nel 2004, ispirato proprio alle vicende del popolo armeno, fino al penultimo “Lettera a una ragazza in Turchia”, del quale ha letto un brano di grande bellezza. “Il pomeriggio si è concluso troppo presto – ha osservato Gabriella Veronese – con il pubblico che, dopo lunghi applausi, ha fatto la coda per salutare la grande scrittrice e chiedere il suo autografo. Anch’io, come la docente del liceo Banfi, che ha ospitato una precedente conferenza della Arslan, voglio terminare con una frase presa da “Il libro di Mush” dove si legge: ‘Cadano tre mele dal cielo: la prima per chi ha raccontato questa storia, la seconda per chi l’ha ascoltata, la terza per il mondo intero’. Questa è la lezione che, sono certa, rimarrà nel cuore e nella mente dei tanti presenti che hanno dedicato un sabato pomeriggio per ascoltare una testimonianza che deve essere la bussola per orientarsi al giorno d’oggi”.