Il senso di Luca Argentero per la neve (Bestmovie.it 03.05.18)

In occasione dell’uscita di Hotel Gagarin, commedia sognante ambientata nella gelida Armenia, abbiamo incontrato l’attore torinese che ci ha raccontato di quanto si sia divertito a trasformarsi in un indolente fotografo stordito dalla cannabis…

Capelli lunghi, barba incolta, orecchino, canna sempre in mano. Per Hotel Gagarin Luca Argentero ha sporcato la sua faccia da bravo ragazzo e si è trasformato in un trentenne sfatto e indolente che galleggia nella precarietà. Fotografo di matrimoni a tempo perso ricattato da un gruppo di spacciatori, Sergio troverà l’occasione di riscatto in un viaggio di lavoro in Armenia: in quelle lande desolate sepolte dalla neve, dovrà girare un film insieme a una squadra di altri disperati. Opera prima di Simone Spada (aiuto regista di lunghissima esperienza), Hotel Gagarin è una commedia insolita e dall’ottimo cast che celebra la magia del cinema. Una commedia che ha permesso ad Argentero di sperimentare un ruolo molto lontano dal solito, e anche molto lontano da lui. Carico di un’energia contagiosa e iperattivo, Luca è distante anni luce dal pigro Sergio.Anche solo per l’ambientazione, Hotel Gagarin è un film originale nel panorama del cinema italiano. In generale, cosa ti ha spinto a partecipare?
«La molla è stata Simone Spada, il regista: Hotel Gagarin è il suo esordio dietro la macchina da presa. Conosco Simone da anni: lui ha una lunghissima carriera come aiuto regista e insieme abbiamo fatto almeno 4-5 film. Fin dal primo momento gli ho dato la mia disponibilità: lo avrei seguito ovunque, in Armenia, in Nuova Zelanda, in Perù. Sia a livello di attori sia di cast tecnico, Simone si è circondato di amici coi quali ha lavorato negli ultimi 30 anni e coi quali condivide una certa idea di cinema. Anche perché trascinare una troupe in Armenia, per due mesi, e girare a – 24° non è così scontato…».Quanto è stato bello e quanto è stato faticoso girare lì?
«Le riprese si sono svolte tra gennaio e febbraio, in pieno inverno, il loro inverno! C’erano temperature siberiane e distese infinite di neve: non abbiamo visto un filo erba. Quindi sì, è stato faticoso, ma è stato davvero un’esperienza di vita: per questo devo ringraziare Simone. Io amo viaggiare ma mai avrei pensato di depennare l’Armenia tra le mie tappe… Produttivamente è stata un’avventura più unica che rara: unica nel senso che lì non ci torno più! (ride, ndr)».

Ok, però di’ la verità: anche a voi, come alla troupe del film, un po’ è dispiaciuto andarvene dall’hotel Gagarin, no?
«Be’ un po’ sì. Da un lato non vedevamo l’ora di tornare verso un clima più temperato, dall’altro, però, sentivamo la commozione reale di questo gruppo di persone che aveva imparato a conoscersi davvero proprio come i protagonisti del film».

L’intervista completa è pubblicata su Best Movie di maggio, in edicola dal 30 aprile