Il senso di Luca Argentero per la neve (Bestmovie.it 03.05.18)
In occasione dell’uscita di Hotel Gagarin, commedia sognante ambientata nella gelida Armenia, abbiamo incontrato l’attore torinese che ci ha raccontato di quanto si sia divertito a trasformarsi in un indolente fotografo stordito dalla cannabis…
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«La molla è stata Simone Spada, il regista: Hotel Gagarin è il suo esordio dietro la macchina da presa. Conosco Simone da anni: lui ha una lunghissima carriera come aiuto regista e insieme abbiamo fatto almeno 4-5 film. Fin dal primo momento gli ho dato la mia disponibilità: lo avrei seguito ovunque, in Armenia, in Nuova Zelanda, in Perù. Sia a livello di attori sia di cast tecnico, Simone si è circondato di amici coi quali ha lavorato negli ultimi 30 anni e coi quali condivide una certa idea di cinema. Anche perché trascinare una troupe in Armenia, per due mesi, e girare a – 24° non è così scontato…».Quanto è stato bello e quanto è stato faticoso girare lì?
«Le riprese si sono svolte tra gennaio e febbraio, in pieno inverno, il loro inverno! C’erano temperature siberiane e distese infinite di neve: non abbiamo visto un filo erba. Quindi sì, è stato faticoso, ma è stato davvero un’esperienza di vita: per questo devo ringraziare Simone. Io amo viaggiare ma mai avrei pensato di depennare l’Armenia tra le mie tappe… Produttivamente è stata un’avventura più unica che rara: unica nel senso che lì non ci torno più! (ride, ndr)».
Ok, però di’ la verità: anche a voi, come alla troupe del film, un po’ è dispiaciuto andarvene dall’hotel Gagarin, no?
«Be’ un po’ sì. Da un lato non vedevamo l’ora di tornare verso un clima più temperato, dall’altro, però, sentivamo la commozione reale di questo gruppo di persone che aveva imparato a conoscersi davvero proprio come i protagonisti del film».
L’intervista completa è pubblicata su Best Movie di maggio, in edicola dal 30 aprile