Il presidente dell’Armenia: “Noi vittime collaterali del conflitto in Ucraina. Nel Nagorno-Karabakh l’Azerbaijan vuole la pulizia etnica” (Repubblica 23.03.23)
Parla il presidente Vahagn Khachaturyan: “I peacekeepers russi dovrebbero proteggerci, ma Baku approfitta delle difficoltà russe”. E rompe il tabù dei rapporti con la Turchia, che pure non ha ancora riconosciuto il genocidio armeno: “Dobbiamo costruire un equilibrio di pace nella regione, per i nostri figli”. Sulla Cina: “Sull’Ucraina può mediare, il suo è un documento da cui partire”
L’Azerbaijan controlla gran parte del Nagorno-Karabakh e alcuni territori dell’Armenia, che ha conquistato militarmente negli ultimi due anni e mezzo. Oggi il governo azero sta alzando i toni, rivendicando addirittura parte dell’Armenia, tra cui la capitale Erevan, come propria. Quanto siamo vicino ad una guerra di aggressione contro di voi?
“La guerra può scoppiare in ogni momento e i toni che l’Azerbaijan sta utilizzando sono molto preoccupanti. Già il 12 e 13 settembre 2022 i loro soldati hanno attaccato l’Armenia, prendendo il controllo di diversi nostri territori che ora controllano. Se osserviamo la situazione vediamo che siamo già in guerra. Ci siamo sempre stati negli ultimi 30 anni, quando iniziò il primo conflitto del Nagorno-Karabakh. Trent’anni fa la situazione era la stessa di oggi, ieri come ora era in gioco la sopravvivenza degli armeni. Non ci sarebbe stata la guerra se non ci fossero stati i massacri di Sumgait nel 1988 e di Baku nel 1990, che non erano spontanei ma organizzati dalle autorità azere. Il risultato è stato che né a Sumgait né a Baku vive oggi più alcun armeno. Oggi la politica dell’Azerbaijan è la stessa. Vuole svuotare il Nagorno-Karabakh degli armeni. Il loro governo ha detto chiaramente che per loro la questione del Nagorno-Karabakh non esiste più perché è stata risolta nella guerra dei 44 giorni del 2020, nonostante in quella regione vivano oggi ancora 120mila nostri connazionali. Baku sostiene che loro devono vivere sotto la legge azera oppure se ne devono andare. Sanno benissimo che nessun armeno vorrebbe mai vivere sotto le sue leggi, senza diritti umani, democrazia e in costante pericolo. Nonostante la nostra disponibilità a stipulare un trattato di pace e a riconoscere la sua sovranità territoriale l’Azerbaijan continua ad avere un atteggiamento aggressivo. Il 12 dicembre 2022 ha inviato un manipolo di finti attivisti per il clima a bloccare il corridoio di Lachin, che è l’unico collegamento tra l’Armenia e il Nagorno-Karabakh. 120mila nostri compatrioti sono rimasti bloccati al suo interno in una situazione umanitaria disastrosa, con scarsità di cibo, medicinali, elettricità e gas. Lo sta facendo apposta per metterli in una situazione insostenibile e porli di fronte ad una scelta: vivere come ora o vivere sotto le leggi azere? Entrambe queste possibilità sono insostenibili e ai nostri connazionali non resterebbe che andarsene. Così gli azeri stanno realizzando il loro sogno di svuotare Nagorno-Karabakh della presenza armena. È una pulizia etnica”.
Come reagireste in caso l’Azerbaijan vi attaccasse?
“I peacekeepers russi che pattugliano le zone di confine tra l’Armenia e l’Azerbaijan hanno il compito di prevenire l’attacco. Si sono presi questo impegno nel 2020 e sono i garanti della viabilità lungo il corridoio di Lachin e della sicurezza dei nostri compatrioti del Nagorno-Karabakh”.
I peacekeepers russi non sgomberano un manipolo di finti attivisti climatici nel corridoio di Lachin. Pensa davvero che con la guerra ucraina in corso Putin manderebbe i suoi soldati a combattere in Armenia contro un suo alleato strategico quale è l’Azerbaijan?
“I peacekeepers provano a risolvere la situazione, ma la Russia vive oggi una situazione difficile per via del conflitto in Ucraina. L’Azerbaijan se ne rende conto e per questo se ne approfitta. Non è un caso che abbia deciso di bloccare il corridoio di Lachin proprio in questo periodo. Dal 24 febbraio 2022 il ruolo di Baku è cresciuto di importanza, soprattutto in relazione all’Europa che per compensare la mancanza di idrocarburi che non compra più dalla Russia sta aumentando notevolmente le proprie importazioni dall’Azerbaijan. In questa posizione Baku pensa di potere fare ciò che vuole e che tutto gli venga perdonato. Noi abbiamo una domanda per l’Unione Europea: volete proteggere una democrazia come l’Armenia o sostenere un Paese non democratico come l’Azerbaijan? Mi rendo conto che il pragmatismo viene a volte considerato più importante dei valori ma è possibile che venga perdonato tutto all’Azerbaijan, incluse le violazioni della legge internazionale e dei diritti umani?”.
Diversi report indicano che nel 2022 la Russia ha aumentato notevolmente le proprie esportazioni di gas verso l’Azerbaijan. Non le sembra che per Mosca l’alleanza con l’Azerbaijan sia diventata strategicamente ben più importante di quella con l’Armenia?
“Se guardiamo all’esportazione della mole di gas azero ci rendiamo conto che la quantità di ciò che esporta è maggiore di quella che produce e che serve per il suo fabbisogno interno. Da dove viene dunque il resto del gas? Dalla Russia? L’Armenia è legata alla Russia da un accordo di mutua sicurezza. Tuttavia, quando il 12 settembre 2022 siamo stati aggrediti dall’Azerbaijan e Mosca sarebbe dovuta intervenire in nostra difesa non lo ha fatto. Non ha nemmeno condannato l’Azerbaijan né gli ha chiesto di lasciare i nostri territori che aveva conquistato. Questo permette all’Azerbaijan di alzare i toni e di rivendicare il controllo non solo del Nagorno-Karabakh ma anche dell’Armenia, addirittura rivendicando che Erevan sia una città azera. Ma allora cosa serve avere un’alleanza militare con la Russia?”.
Alla luce della posizione di forza dell’Azerbaijan sareste pronti a fare delle concessioni territoriali per evitare un’escalation bellica?
“Innanzitutto, va chiarito che non stiamo aspettando l’aggressione con le mani in mano. Abbiamo aumentato le spese militari e l’acquisto di armamenti per difenderci. Non accetteremo privazioni del nostro territorio nazionale, ma anzi vogliamo indietro quelle parti che sono occupate dall’Azerbaijan. Gli accordi di pace del 2020 prevedevano che l’Armenia concedesse all’Azerbaijan di fare circolare le proprie merci e i proprie uomini lungo una strada che parte da Baku, attraversa il nostro Paese e arriva fino alla Turchia, passando per la regione del Nakhchivan. Oggi però Baku ha alzato il tiro e rivendica non solo una strada, ma addirittura un intero corridoio che tagli in due Sarebbe meglio arrivare ad una soluzione di lungo periodo che in futuro preveda l’apertura dei confini tra i Paesi di questa regione e permetta ai cittadini di muoversi senza ostacoli. È anche in quest’ottica che stiamo prendendo in considerazione di fare passi verso la normalizzazione dei nostri rapporti con la Turchia. La nostra proposta è di arrivare a una apertura dei confini così da permettere i movimenti tra i due Paesi”.
Siete disposti a normalizzare le vostre relazioni con la Turchia anche se Ankara continua e non riconoscere il genocidio degli armeni?
“Si tratta di due questioni separate, noi non abbiamo messo delle precondizioni. Vogliamo avere rapporti di buon vicinato con i nostri vicini, per questo il nostro governo ha preso la strada della normalizzazione dei rapporti con la Turchia. Sono lieto che, dopo tanti anni, abbiamo ripreso i negoziati con Ankara. Dobbiamo ambire ad un equilibrio regionale che sia di pace, non di guerra. Dobbiamo guardare al mondo che vogliamo lasciare ai nostri figli”.
Putin e Xi Jinping si sono incontrati per provare a disegnare un nuovo ordine internazionale che risponda ai loro interessi condivisi dopo il disastro della guerra in Ucraina. Cosa può cambiare per l’Armenia?
“Noi armeni siamo i primi a volere la fine al conflitto in Ucraina che sta permettendo al nostro vicino di utilizzare questa situazione ai danni del nostro Paese e dei nostri cittadini. Oggi purtroppo sembra essere entrato in un vicolo cieco in cui non si vedono soluzioni. In questo contesto dobbiamo trovare dei mediatori che abbiano la fiducia di tutte le parti. Un mediatore potrebbe essere la Cina. Ciò che propone non è accettato da tutti, ma almeno è documento da cui partire per provare ad arrivare a un negoziato. L’Italia potrebbe avere un ruolo importante sullo scacchiere internazionale, anche per fermare l’aggressività dell’Azerbaijan perché ha legami economici molto stretti con Baku. L’Armenia non ha gas, ma ha delle persone che vivono sul suo territorio che vogliono vivere e sopravvivere. Durante tutta la nostra storia abbiamo combattuto per la libertà, per la sovranità e per avere uno Stato che tante volte abbiamo perso. Vogliamo realizzare tutto questo attraverso la democrazia, che è espressione del nostro credo, il cristianesimo, che significa libertà e democrazia