Il Papa piange il prete armeno ucciso dall’Isis, stava seguendo la ricostruzione del Memoriale del Genocidio (Ilmessaggero.it 12.11.19)

Città del Vaticano – L’esecuzione era mirata. Volevano colpire il sacerdote armeno, padre Hovsep Bedoyan, parroco di Qamishli e Hasakeh in Siria, ucciso ieri insieme a suo padre in un agguato rivendicato dall’Isis. Una morte che ha colpito molto il Papa che ha espresso vicinanza alla comunità armena. Lo ha fatto in un tweet, aggiugendo di pregare per tutti i cristiani della Siria.

Il sacerdote armeno nelle settimane scorse aveva preso parte, come tanti altri parrocchiani, ad alcune manifestazioni di protesta contro l’operazione militare della Turchia che ha invaso la Siria per creare una buffer-zone in cui mandare i suoi profughi siriani e nello stesso tempo combattere i curdi e impedire una loro eventuale riorganizzazione.

Il parroco armeno non era un parroco di secondo piano. Hovsep era il parroco che stava controllando i lavori di ricostruzione delle case degli armeni e della Chiesa dei Martiri nei pressi di Deir ez-Zor, il santuario sacro agli armeni a ricordo del genocidio del milione e mezzo cristiani morti di stenti nel 1915. La località nel sud della Siria fu uno dei principali luoghi di destinazione delle micidiali marce della morte, un piano di sterminio deciso dall’allora governo ottomano che attraverso leggi e disposizioni attuò il primo genocidio del XX secolo con le deportazioni forzate. Negli anni cinquanta fu costruito il memoriale che, con l’inizio della guerra in Siria, è stato distrutto dall’Isis. Fu uno dei primi simboli cristiani abbattuti, uno sfregio alla Chiesa armena alla loro memoria. La distruzione del memoriale fu condannata dalla comunità internazionale nel silenzio più totale delle autorità turche. In quel periodo iniziavano ad emergere i primi contatti tra la Turchia e l’Isis.

Padre Bedoyan si recava ogni due settimane a Deir ez Zor, per verificare lo stato di avanzamento dei lavori. Finora aveva compiuto a questo scopo già sei viaggi in quella città così cara alla memoria degli armeni, dove c’è il santuario dei martiri del genocidio, anch’esso devastato durante il conflitto.

Al momento dell’agguato, il sacerdote e suo padre viaggiavano insieme a un diacono armeno – rimasto ferito durante l’assalto – e a un altro accompagnatore. Sull’auto c’era la scritta della Chiesa Armena. I due attentatori, in moto, avevano il volto coperto e sono fuggiti dopo l’agguato.

La città di Deir ez Zor è controllata dall’esercito siriano, ma nell’area ci sono anche forze curde. I terroristi dell’Isis hanno diffuso sui siti jihadisti la rivendicazione del duplice omicidio (ma affermando, in maniera erronea, di aver eliminato due sacerdoti).

La tv di stato siriana ha definito “martirio” l’uccisione del sacerdote armeno cattolico e di suo padre.

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