Il Papa inaugura la statua dell’eroe della cultura armena Gregorio di Narek (Il Messaggero 03.04.18)
Città del Vaticano – Papa Francesco ha voluto nei Giardini Vaticani l’eroe della cultura armena. L’inaugurazione di una grande statua di bronzo alta più di due metri, ben visibile da Santa Marta, raffigurante San Gregorio di Narek, dottore della Chiesa, ponte tra Oriente e Occidente e simbolo dell’ecumenismo avverrà il prossimo 5 aprile a mezzogiorno. Sarà una grande cerimonia alla quale prenderanno parte anche il presidente dell’ Armenia, Sargsyan; Karekin II, Patriarca Supremo e Catholicos di tutti gli Armeni e Aram I, Catholicos della Chiesa Armena Apostolica di Cilicia.
L’opera bronzea di David Erevantsi è stata realizzata in una fonderia nella Repubblica Ceca ed è stata resa possibile grazie al sostegno finanziario dell’Ambasciatore armeno presso la Santa Sede Mikayel Minasyan e di Arthur Dzhanibekyan. Ne sono state prodotte due copie, una per i Giardini Vaticani e l’altra destinata ai giardini del Catolicossato di Etchmiadzin. L’arte diventa così un messaggio di fratellanza capace di unire Chiese sorelle. «L’idea di offrire alla Città del Vaticano e a Francesco la statua bronzea di Gregorio di Narek che verrà inaugurata è affiorata due anni fa, durante il viaggio in Armenia del Pontefice, quando il Presidente Sargsyan ha donato al Santo Padre una piccola statua bronzea di San Gregorio di Narek con l’auspicio di poterla vedere un giorno nei Giardini Vaticani molto più in grande», spiega il Vaticano. Gregorio di Narek è stato un poeta, un monaco, un teologo, un filosofo, un mistico e un santo (951- 1010).
E’ considerato una figura centrale, quasi eroica, della storia dell’Armenia per avere modellato il pensiero orientale cristiano. Per certi versi, dal punto di vista intellettuale, può essere paragonato ad un Dante Alighieri e per questo dagli studiosi è considerato un ponte eccezionale tra Oriente e Occidente. Papa Francesco lo ha elevato alla dignità di Dottore della Chiesa Universale il 12 aprile 2015. Il 36esimo Dottore della Chiesa accanto a San Leone Magno, Tommaso d’Aquino, Caterina da Siena, Teresa d’Avila, Giovanni della Croce. La proclamazione era stata data, tramite lettera apostolica, lo stesso giorno in cui il Papa aveva celebrato la grande messa a san Pietro per ricordare il centenario del genocidio del popolo armeno, costato la vita a un milione e mezzo di persone sterminate dai turchi, sotto il governo ottomano (1915-1919), con il preciso piano di eliminare la influente e ricca minoranza cristiana.