Il genocidio degli armeni in scena al Teatro Il Primo: intervista a Vincenzo Liguori (Effettonapoli 26.11.15)
Basato sul romanzo capolavoro di Franz Werfel, Ricordi del Mussa Dagh, adattato da Armando Rotondi, è il primo appuntamento della rassegna teatrale “Ad Est del Mondo”, in scena il 29 novembre al Teatro Il Primo (Napoli). La rassegna, curata da Armando Rotondi e Stefano Russo, vuole portare in scena, attraverso reading artistici e monologhi, storie dai possibili “Est” del mondo (non solo geografico), focalizzando l’attenzione sul conflitto tra Occidente e Oriente, memoria e oblia, passato e contemporaneo.
Nello specifico, Ricordi del Mussa Dagh illustra il piano turco di deportazione e sterminio della popolazione cristiana armena realizzata da turchi e curdi nel 1915 e di come un gruppo di sette villaggi armeni situati alla base del monte Mussa Dagh, circa 5000 persone, decidessero di opporsi con le armi allo sterminio e di come riuscirono, asserragliati sul monte, a resistere agli assalti turchi per 40 giorni prima di essere salvati da una nave da guerra francese, che, casualmente, transitava per il golfo di Antiochia. Lo spettacolo gode del patrocinio dell’Ambasciata di Armenia in Italia, della Comunità Armena, del Forum Austriaco di Cultura e del Goethe-Institut di Napoli ed è nell’ambito delle manifestazioni per il centenario del genocidio degli armeni.
L’attore Vincenzo Liguori dà vita e voce al protagonista Gabriele nella sua presa di coscienza e di ricsoperta delle sue radici, sino al lottare senza tregua per il suo popolo, e a due protagonisti della Storia: Giovanni Lepsius ed Enver Pascià
Intervistiamo Vincenzo Liguori per “Effetto Napoli”
Quali sono gli elementi che lei considera di maggiore interesse nel testo?
Ci sono tre concetti che hanno attirato particolarmente la mia attenzione e che racchiudono il significato profondo di tutto il testo: “Io non voglio vivere, voglio avere un valore”, “L’uomo non sa chi è prima di essere stato messo alla prova” e “È possibile con un colpo di penna trapiantare un popolo di uomini civili nel deserto e nella steppa della Mesopotamia?”
Sono partito da qui per capire l’enorme forza di volontà e lo spirito di sacrificio che caratterizza Gabriele Bagaradian, un uomo borghese che decide di tornare alla vecchia casa di suo nonno dopo ventitré anni di Europa, di Parigi!
Come lui stesso li definisce: ventitré anni di completa assimilazione! ...Continua