Il futuro economico dell’Eurasia si costruisce in Armenia (Ilcaffegeolpolitico 22.10.19)
Analisi – L’Armenia ha ospitato il recente vertice dell’Unione economica eurasiatica. All’evento sono stati invitati anche Singapore e Iran. Mentre con la città-Stato si è concluso un importante accordo commerciale, ambiziosi progetti energetici potrebbero coinvolgere Teheran. In pochi anni l’organizzazione guidata da Mosca ha ottenuto ottimi risultati, espandendo la propria influenza. Quale ruolo possono ritagliarsi le ambizioni armene in questo scenario?
I RISULTATI DEL VERTICE
A inizio ottobre si è tenuto a Erevan, capitale dell’Armenia, il vertice del Consiglio supremo economico eurasiatico, organo interno all’Unione economica eurasiatica (EAEU). L’incontro ha fornito l’occasione per fare il punto sui progressi dell’organizzazione e rinsaldarne il peso sulla scena internazionale. Infatti l’Unione ha siglato alcuni accordi sia con i propri Stati membri, inerenti alla cooperazione economica, sia con Singapore. L’accordo di libero scambio con la città-Stato (EAEUSFTA) consentirà un abbattimento del 90% delle barriere tariffarie sulle merci esportate nell’area EAEU, oltre a facilitare le operazioni finanziarie e commerciali tra le parti. Nella conferenza stampa congiunta di fine vertice il Primo Ministro di Singapore Lee Hsien Loong ha sottolineato come l’accordo sia la risposta alla tendenza protezionistica di altri leader mondiali.
Una prima sessione del vertice si è svolta in forma ristretta con i soli rappresentanti dei cinque Paesi membri dell’Unione. In questa fase era presente anche Tigran Sargsyan, Presidente del consiglio di amministrazione della Commissione economica eurasiatica (altro organo dell’Unione). Una seconda sessione ha visto la partecipazione, oltre che del Premier di Singapore, anche del Presidente iraniano Hassan Rouhani, entrambi invitati come ospiti d’onore. Ha preso parte a questa sessione come Paese osservatore anche la Moldavia. Lo status di osservatore potrebbe essere concesso anche all’Uzbekistan nel 2020, secondo quanto riportato dai media uzbeki.
Fig. 1 – Stretta di mano tra il Premier armeno Pashinyan e Vladimir Putin durante il vertice dell’Unione economica eurasiatica di Sochi del maggio 2018
COS’È L’UNIONE ECONOMICA EURASIATICA?
Nata accordo tra Russia, Kazakistan e Bielorussia, l’Unione si propone come strumento per la massima integrazione economica regionale nello spazio post-sovietico. Il Trattato istitutivo fu firmato dai tre Paesi il 24 maggio 2014 ad Astana, capitale kazaka. Prima che entrasse in vigore con l’inizio del 2015, il documento fu sottoscritto anche da Armenia e Kirghizistan, che quindi si aggiunsero all’elenco degli Stati fondatori, nonché al momento unici membri dell’organizzazione. L’area interessata dall’Unione riguarda oltre 180 milioni di persone, con un PIL pari a quasi due trilioni di dollari USA. Tuttavia non mancano le incomprensioni interne: durante un incontro del 3 ottobre a Smolensk, in Russia, gli altri Paesi EAEU si sono scontrati con la Bielorussia. I produttori di latte di quest’ultima sono stati accusati di dumping sui prezzi. A sua volta Minsk denuncia le restrizioni subite dai suoi prodotti da forno.
Il principale partner commerciale dell’organizazzione è l’Unione europea, con cui allo stesso tempo è contesa l’influenza economica (e di conseguenza, politica) sui Paesi “di confine” tra le due aree (Serbia, Israele, Georgia, Ucraina, Turchia). L’Unione ha già siglato nella sua breve vita accordi di libero scambio con Vietnam, Cina e ora con Singapore. Ma all’elenco potrebbero aggiungersi anche Egitto e India. Il 25 ottobre è prevista anche la firma della Serbia. Un’eventualità che ha suscitato le critiche di Bruxelles, timorosa di perdere un potenziale futuro Stato membro, il cui percorso di adesione è al momento vincolato ai progressi nella questione Kosovo. In passato fu l’Armenia a rinunciare a un accordo di associazione con l’UE in favore della EAEU. Un altro grave episodio riguardò i fatti dell’Euromaidan nel 2013, quando il Governo ucraino annullò la firma per un accordo di associazione con l’UE in favore delle trattative commerciali con la Russia, relative a questioni doganali. La crisi politica che ne derivò fu una delle cause dell’annessione russa della Crimea.
Fig. 2 – Una fase dei lavori del Consiglio supremo economico eurasiatico di Erevan, 1 ottobre 2019
IL MOSAICO GEOPOLITICO DELL’UNIONE
Armenia e Singapore hanno in comune l’essere Paesi dalle dimensioni ridotte, ma dalle prospettive future interessanti. Un concetto sottolineato nell’accorato discorso del Primo Ministro Lee durante il pranzo ufficiale del 29 settembre tenutosi a Erevan. Infatti il leader del “piccolo gigante” economico asiatico ha trascorso in Armenia quattro giorni. Una visita avvenuta su invito dell’omologo Pashinyan (che visitò la città-Stato a luglio) e conclusasi con la partecipazione di Singapore alla sessione ampliata del Consiglio supremo. Al vertice Lee ha presenziato come ospite d’onore, sempre su invito del premier armeno. I due Paesi hanno anche firmato un accordo bilaterale su servizi e investimenti, che rientra nel quadro di quello EAEU-Singapore. Un accordo simile fu firmato (e per ora solo approvato dal Parlamento UE) dalla florida realtà asiatica con l’Unione europea nell’ottobre 2018.
La trattativa conclusa con Singapore è stata lodata anche da Vladimir Putin, come riportato in un comunicato sul sito web del Cremlino. Nel corso dei lavori di Erevan, il Presidente russo ha tracciato un bilancio positivo dei progressi ottenuti finora dall’Unione, che dovrebbe ampliare ancor di più le proprie partnership. Secondo Putin andrebbero stretti ulteriormente i rapporti con l’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (SCO) e l’Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN), a beneficio del Grande partenariato eurasiatico. Restando in tema, il leader russo ha colto l’occasione per fare gli auguri al popolo cinese, che il primo ottobre ha festeggiato i settant’anni della Repubblica popolare. Inoltre, ha reso noto che durante il prossimo vertice Russia-Africa (che si terrà a Sochi il 23 e 24 ottobre) è prevista la firma di un protocollo d’intesa tra la Commissione economica eurasiatica e l’Unione africana.
Fig. 3 – Pashinyan con il Presidente iraniano Rouhani poco prima dell’inizio del summit di Erevan, 1 ottobre 2019
QUALE RUOLO PER L’ARMENIA?
L’importante posizione geografica e l’essere uno storico ponte tra Oriente e Occidente può fare dell’Armenia un piccolo Stato dalle grandi ambizioni. Pashinyan nella conferenza (interna al vertice del primo ottobre) sul “potenziale di transito del continente euroasiatico”, ha fatto il punto sulle possibilità armene. In attesa di novità sul fronte Belt & Road Initiative (BRI), che al momento non vede coinvolta l’Armenia, l’ex leader della Velvet revolution ha avanzato l’ipotesi di un collegamento tra il mercato elettrico dell’area EAEU e il sistema energetico iraniano. La possibilità per l’Armenia di porsi come importante corridoio energetico verso l’Iran è stata discussa dai rispettivi leader a margine del vertice di Erevan. Hassan Rouhani, come riportato in un comunicato stampa sul sito ufficiale del Primo Ministro armeno, si è dichiarato disponibile all’ampliamento del programma “Gas for Electricity” e alla cooperazione bilaterale nel settore dei trasporti. Il 27 ottobre entrerà in vigore anche l’accordo EAEU-Iran. I contatti erano stati avviati nel 2017, con una serie di incontri tra Rouhani e Putin, dove quest’ultimo ha più volte fatto presente l’ottima cooperazione raggiunta.
Dopo la fredda accoglienza degli altri leader dei Paesi EAEU nell’incontro di maggio in Kazakistan, il premier armeno è stato protagonista assoluto dell’ultimo vertice. Oltre a incassare i complimenti di Putin per l’impegno profuso dall’Armenia nell’Unione, Pashinyan ha avuto modo di parlare col presidente russo privatamente all’aeroporto di Erevan. Ma a fare il giro del mondo è stato il simpatico “selfie” scattato proprio da Pashinyan su un minibus insieme agli altri partecipanti del vertice, tra cui spiccano un distaccato Putin e un divertito Rouhani. Sembrano lontanissimi i tempi della “rivoluzione di velluto” di appena un anno fa, e solo nel 2017 l’attuale Primo Ministro armeno esprimeva in Parlamento il suo scetticismo riguardo ai benefici dell’Unione economica eurasiatica.