Il 104° anniversario del genocidio armeno (Radioradicale 24.04.19)
Il ricordo del Genocidio armeno. A RadioRadicale: Antonia Arslan (Ha insegnato Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Padova), Siobhan Nash-Marshall (Insegna Filosofia Teoretica al Manhattanville College di New York) e Vittorio Robiati Bendaud (Filosofo. Coordina il Tribunale Rabbinico del Centro-Nord Italia).
Cent’anni di storia, prima dimenticata, poi negata nonostante la mobilitazione internazionale. Anche di recente, con la dura risposta turca alla condanna di papa Francesco. Eppure i numeri sono impietosi, un milione di morti: è il genocidio degli Armeni, nel 1915.
Una tragedia che ha le sue radici nel 1894, con le prime, violente repressioni della protesta armena da parte degli ottomani e della fazione dei “giovani turchi”, dopo secoli di pacifica convivenza, e culmina con le stragi del 1915, complice l’ingresso della Turchia in guerra. A scatenare la violenza è la decisione di alcuni armeni di arruolarsi nell’esercito russo. Tanto basta perché i turchi comincino a uccidere i soldati armeni del proprio esercito e l’elite culturale di quel popolo, a Istanbul. Ed è solo l’inizio: leggi speciali, deportazioni, massacri.
La notizia del genocidio comincia a diffondersi, nel mondo. Le reazioni sono indignate. Gli Stati Uniti inviano aiuti, l’Inghilterra, a fine guerra, preme perché si arrivi a un processo. I responsabili delle stragi vengono condannati a morte, ma riescono a fuggire. La vendetta armena li raggiungerà lo stesso.
Poi, nel 1923, nasce la nuova Turchia di Ataturk. Il genocidio diventa argomento scomodo, al punto che, oggi, sono moltissimi i turchi che negano quanto accaduto cento anni fa.