I timori nel Caucaso per le svolte della Georgia (Asianews 13.06.24)
La virata di Tbilisi verso Mosca richia di avere ripercussioni anche sui gasdotti che collegano l’Azerbaigian all’Europa attraversandone il territorio. E anche l’Armenia che sta cercando di smarcarsi dalla Russia, potrebbe perdere il suo alleato più importante.
Baku (AsiaNews) – I Paesi del Caucaso meridionale, e in particolare l’Azerbaigian, stanno osservando con una certa preoccupazione il corso della politica in Georgia, che con l’approvazione della “legge russa” e altre decisioni si sta allontanando dall’Occidente, con il rischio che questo crei una situazione più complicata per tutta la regione. Gli Stati Uniti hanno emanato una serie di sanzioni contro i politici e i sostenitori delle iniziative favorevoli a Mosca, e il rappresentante del Dipartimento di Stato americano Matthew Miller ha dichiarato che gli Usa potrebbero “rivedere l’intero programma di aiuti che vengono forniti alla Georgia” per la tendenza anti-occidentale sempre più marcata.
Negli ultimi anni, ha spiegato Miller, sono stati stanziati circa 390 milioni di dollari, e ora tutto viene rimesso in discussione, ben al di là della concessione dei visti d’ingresso ai cittadini georgiani. Anche il segretario di Stato Anthony Blinken ha parlato delle limitazioni che verranno imposte a “coloro che stanno danneggiando la democrazia in Georgia”. Il problema per Baku è che queste barriere potrebbero interessare anche i piani energetici e di sviluppo dei trasporti, che interessano proprio la tratta tra l’Azerbaigian e l’Europa.
Non a caso in questi giorni l’Ue ha proposto all’Ucraina di non interrompere il trasporto del gas anche dopo la cessazione definitiva del contratto con la Russia, con un nuovo schema per cui le compagnie europee acquisterebbero il gas dall’Azerbaigian per poi indirizzarlo sui gasdotti che portano dall’Ucraina all’Europa, ciò che sarebbe un grande toccasana anche per la stessa economia ucraina.
Come commenta il diplomatico e analista georgiano Mamuka Gamkrelidze, “ogni brusco cambiamento nella politica estera del nostro Paese si riflette in qualche modo anche sui vicini, tanto più in una regione come il Caucaso meridionale dove si intrecciano diversi itinerari logistici e gli interessi di tanti protagonisti del traffico a livello internazionale”. La svolta da occidente e a oriente, e soprattutto a settentrione, “potrebbe avere effetti tragici per la Georgia, fino alla perdita della propria sovranità”, avverte Gamkrelidze.
Queste circostanze influirebbero moltissimo anche sulla situazione dell’Armenia, che a sua volta sta cercando di rivolgersi a occidente, e potrebbe perdere l’alleato più immediato. Gli effetti sull’Azerbaigian, secondo l’analista”, “sarebbero meno diretti”; all’Europa servono i flussi degli idrocarburi, fondamentali per la disposizione geografica della nuova Via della Seta, e la stretta alleanza con un attore importante come la Turchia dovrebbe preservare gli azeri da terremoti politici o economici.
Un altro esperto georgiano, il membro del Centro di analisi strategica Gela Vasadze, afferma che “da tempo stiamo sollevando questo problema, che non riguarda soltanto lo stato della democrazia in Georgia, ma proprio il cambiamento dell’intero vettore geopolitico a livello regionale”. Finchè la Georgia rimane sotto il “tetto” degli Stati Uniti, sono possibili diversi progetti sulle linee Baku-Tbilisi-Ceyhan, Baku-Tbilisi-Kars, Baku-Supsa e in generale per il gasdotto sud-caucasico, tutti progetti impossibili da realizzare senza il sostegno di Washington.
Ora si teme che la Russia, appoggiandosi sulla Georgia, possa imporre delle limitazioni a queste opere (magari non subito, ma con il tempo), per non perdere la priorità del proprio corridoio tra la Cina e l’Europa, e non permettere ai Paesi dell’Asia centrale e del Caucaso di rivolgere i propri traffici energetici su itinerari alternativi a Mosca. Per questo al Cremlino serve mantenere il controllo sul Caucaso meridionale, e serve anzitutto la Georgia.