Helen Dadayan, vittima della disumanità dell’Azerbaigian (Tempi 31.08.23)
Helen Dadayan è morta lo scorso 14 agosto in un tragico incidente sull’autostrada che collega la capitale dell’Armenia, Erevan, a Gyumri. La giovane studentessa universitaria di 21 anni è deceduta nello scontro tra un minibus e un tir insieme ad altre undici persone. Ma alla tragedia della sua perdita, per la famiglia della giovane donna, se ne aggiunge un’altra: l’Azerbaigian impedisce che il suo corpo sia trasferito nella città di Chartar, in Artsakh, dove la ragazza è nata e dove vivono i suoi parenti.
L’Azerbaigian affama gli armeni
Da 263 giorni il regime di Baku ha chiuso l’unica strada che collega i 120 mila armeni che vivono nel Nagorno-Karabakh all’Armenia e al mondo esterno. Violando il diritto internazionale e calpestando i più elementari diritti umani, dal 15 giugno l’Azerbaigian impedisce anche ai camion della Croce rossa internazionale di attraversare il Corridoio di Lachin, cercando così volutamente di far morire di fame gli armeni e di convincerli ad abbandonare la loro terra.
Secondo testimonianze dirette raccolte dalla Bbc, cibo e medicinali in Artsakh sono sempre più scarsi. Gli armeni si alzano nel cuore della notte e percorrono chilometri a piedi per mettersi in coda davanti ai negozi e comprare il poco pane rimasto, molti «svengono mentre sono in fila». Il trasporto pubblico e privato è fermo, perché manca la benzina, al pari del gas e della corrente elettrica, tagliati da Baku.