[Glorie del Cardinalato] Andon Bedros IX Hassoun, Patriarca di Cilicia degli Armeni (1809-1884) (Radiospada 17.08.23)
Andon (Antonio) Hassoun nacque a Costantinopoli il 13 giugno 1809. Compiuti gli studi elementari in patria e maturata la vocazione religiosa, si perfezionò nelle scienze sacre nel Collegio Urbano di Propaganda Fide a Roma, donde uscì Dottore in Teologia nel 1832. Sacerdote nello stesso anno, fu parroco degli Armeni di Smirne, quindi ricoprì importanti incarichi di curia. Il 7 giugno 1842 Gregorio XVI lo preconizzava Arcivescovo titolare di Anazarbo e lo destinava coadiutore con diritto di successione al mons. Boghos Maroushian, Arcivescovo Primate di Costantinopoli degli Armeni. La consacrazione fu celerata a Roma il 19 giugno. Allora morte del Maroushian, il 2 agosto 1846 divenne Arcivescovo Primate. Il 15 febbraio 1859 Pio IX lo nominava Assistente al Soglio Pontificio. Il 14 settembre 1866 fu eletto Patriarca di Cilicia degli Armeni. La scelta dell’episcopato armeno fu confermata da Pio IX nel concistoro segreto del 12 luglio 1867, alla presenza dello stesso Hassoun che, premesso il bacio del piede, chiese e ricevette il sacro pallio. Lo stesso giorno il Papa pubblicava la bolla Reversurus che aboliva il titolo di Arcivescovo Primate di Costantinopoli degli Armeni e dava altre norme di disciplina ecclesiastica. Una parte del clero non accetto questa bolla e ne nacque uno scisma che costò tante amarezze al Patriarca e non si risolse che sotto il pontificato di Leone XIII. Indetto il Concilio Vaticano I, monsignor Hassoun vi prese parte come membro della Deputazione della fede, nonché come assertore convinto dell’infallibilità del Romano Pontefice. Leone XIII lo creò Cardinale Prete di Santa Romana Chiesa il 13 dicembre 1880, assegnandogli, il 16 successivo, il Titolo dei Santi Vitale, Valeria, Gervasio e Protasio. Erano passati più di quattrocento anni da quando Eugenio IV aveva rivestito delle porpora romana due prelati di rito orientale: Bessarione di Nicea e Isidoro di Kiev. Il Pontefice così presentava la sua designazione: “Voglia Iddio, che la collazione di questa dignità a quest’uomo valentissimo riesca fausta e felice per tutta la cattolicità. Sia di beneficio all’Oriente soprattutto, affinché coloro che osservano la fede cattolica si riconoscano onorati in quest’uomo e accolgano la designazione come un incitazione a custodire santamente la fede avita; gli altri poi conoscano e amino la Nostra volontà e la ricevano come pegno di beni ben maggiori che promettiamo loro se volgeranno l’animo a unirsi nella fede e nella carità a questa Sede del beato Pietro Principe degli Apostoli“. Fatto membro di varie commissioni romane, il cardinale Hassoun rinunziò al Patriarcato l’anno successivo, rimanendo a Roma per curare gli interessi del suo rito. E nell’Urbe morì il 28 febbraio 1884. Il suo galero pende nella chiesa romana di San Nicola di Tolentino, accanto al Pontificio Collegio Armeno che contribuì a fondare.
Estratti dell’omelia del Patriarca Hassoun in occasione della consacrazione di cinque vescovi a Costantinopoli il 23 settembre 1877.
« …. Poiché erano essi [vescovi] ben persuasi che, se quei Pastori non portavano vero carattere di loro legittimità, se non partivano essi da quel Centro d unità cattolica, se non diramavano da quel vivo fonte, se non erano mandati dalla parte di quel Supremo Gerarca della Chiesa Cattolica, privi di queste prerogative, non si direbbero né realmente sarebbero veri e legittimi Pastori , non avrebbero alcuna legale missione a reggere e governare la Chiesa di Gesù Cristo, né quindi l’ ‘autorità divina a provvedere ai bisogni spirituali dei fedeli nella via della salute eterna. Ben conoscevano essi che questo era l’incontestabile insegnamento del Divin Maestro, questa era la costituzione della Chiesa, che il suo Divino Autore aveva fondata sopra Pietro, Principe degli Apostoli. Erano ben istruiti delle promesse fatte da Gesù Cristo al solo Pietro: “Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam. Tibi dabo claves Regni caelorum“, non ignoravano essere conferita la Podestà promessa a Pietro solo: “Pasce agnos meos, pasce oves meas“. È vero, ed è pur esso dottrina di fede, che il Redentore conferì in appresso ancora a tutti gli Apostoli la podestà di legare e di sciorre. Egli li mandò tutti ad evangelizzare le genti: “Sicut misit me Pater et ego mitto vos“. Loro comunicò il suo Divino Spirito: “Accipite Spiritum Sanctum“. Pur tuttavia, come ben osserva s Cipriano, “ut unitatem manifestaret unitatis eiusdem originem ab uno incipientem sua auctoritate disposuit“. In virtù di questa positiva sua volontà, avendo Gesù Cristo stabilita la sua Chiesa sopra Pietro, Pietro è divenuto fondamento e Capo della medesima; Pietro è costituito l’origine dell’unità e la podestà degli Apostoli, tutta di diritto divino e di ordinazione divina, venne subordinata al primo appunto per avere e tenere l’unità: “Exordium ab unitate proficiscitur et Primatus Petro datur ut una Christi Ecclesia et Cathedra una monstretur“. Da questa incontestabile dottrina siegue, come ben osserva il medesimo Dottor s. Cipriano, che non si può aver la fede di Gesù Cristo senza tenere questa unità; non può essere nella Chiesa chi abbandona la Cattedra di Pietro sopra cui è fondata la Chiesa: “Hanc Ecclesiae unitatem qui non tenet, tenere se fidem credit? Qui Ecclesiae renititur et resistit, qui Cathedram Petri super quam fundata est Ecclesia deserit in Ecclesia se esse confidit?“. Poiché osserva il Pontefice Innocenzo III (Epist. 119) che “Petro dictum est sine aliis et non aliis sine Petro, ut intelligatur sic ei attributa potestas huiusmodi est ut alii sine ipso non possint, ipse sine aliis possit ex privilegio ipsi collato et concessa sibi plenitudine potestatis“. Tale è la portata di questa incontestabile dottrina della Chiesa di Gesù Cristo. E poiché questa dottrina è dell’intrinseca costituzione della Chiesa, perciò, come la Chiesa medesima è indefettibile e per divina sua promessa ha da perdurare fino alla consumazione dei secoli, cosi Pietro ed i suoi legittimi successori nella sua Cattedra, i Romani Pontefici, sono sempre il fondamento della Chiesa e il Centro dell’unità cattolica. Per conseguenza Pio è lo stesso Pietro che forma l’unità cattolica; Pio è lo stesso Pietro che siede, vive regna e governa la Chiesa universa: “Beatus Petrus in propria Sede et vivit et praesidet et praestat quaerentibus fidei veritatem” disse san Pier Crisologo. E come senza Pietro gli Apostoli niente ebbero nella Chiesa, cosi senza Pio i Vescovi niente posseggono nella Chiesa. “Ut cum multa solus Petrus acceperit, nihil in quemquam sine ipsius participatione transierit” (San Leone). Ed è perciò che come l’unità della Chiesa, cosi pure l’unità dell’Episcopato si forma in Pietro e continua nel legittimo suo Successore: “Exordium ab unitate proficiscitur ut una Ecclesia et Cathedra una monstretur“. In considerazione di tutto questo, era pur legittima la richiesta di tante comunità viduate di voler aver Pastori che fossero forniti del legittimo carattere della loro missione dalla parte del Supremo Gerarca della Chiesa Cattolica, unico e impreteribile centro dell’unità Cattolica. Innalziamo dunque, Venerabili Fratelli, un solenne tributo, un inno di ringraziamento alla Divina Maestà, che mediante le apostoliche vostre cure diede a tanti fedeli la virtù di tenersi sempre su questo insegnamento, di restar costantemente uniti a quella Suprema Cattedra di Pietro e costanti all’unità cattolica … rivolgiamo, Venerabili Fratelli e Diletti Figli, rivolgiamo i nostri sguardi al Vaticano, alla Cattedra infallibile di Pietro, unde unitas sacerdotalis exorta est“.