Siamo una popolazione di lingua indoeuropea stabilitasi verso il VII secolo a.C. nella regione del lago di Van (attuale Turchia orientale).
Gli armeni si autodefiniscono haik (dal nome del capostipite della genia) e chiamano di conseguenza il proprio paese Hayastan, ossia terra degli hay. Inizialmente vassalli dei medi e dei persiani, si resero indipendenti sotto Tigrane il Grande (I secolo a.C.), entrando poi a far parte dell’impero romano (e poi bizantino) e di quello sasanide.
Il regno d’Armenia o Armenia Maggiore fu un regno indipendente dal 190 a.C. al 165 d.C. e un protettorato dell’impero romano dal 165 al 428. Esso si estendeva dal Mediterraneo (Cilicia) sino al mar Caspio occupando una superficie di oltre trecentomila chilometri quadrati.
Verso la fine del III secolo gli armeni si convertirono al cristianesimo, elemento fondamentale della loro autocoscienza etnica rafforzatasi nei secolari scontri con le popolazioni musulmane.
Nel 301 Il cristianesimo divenne religione ufficiale e pertanto l’Armenia può considerarsi la prima nazione cristiana nella storia del mondo.
Posizionati in una zona nevralgica dal punto di vista politico ed economico, gli armeni (cuscinetto tra nord e sud, tra est e ovest) hanno sempre subito le mire espansionistiche dei popoli confinanti o invasori e spesso hanno pagato le conseguenze delle continue guerre di conquista e di riconquista condotte nella regione di frontiera tra l’impero arabo-islamico e quello bizantino, fino a quando, in seguito alla battaglia di Manzikerk (1071) furono incorporati nell’impero selgiuchide.
L’invasione dei turchi (provenienti dalle steppe centrali dell’Asia) nell’Asia Minore li costrinse alla sottomissione del nuovo impero ottomano di cui divennero sudditi nel XIV secolo.
Nell’impero ottomano si integrarono non senza difficoltà ma riuscendo comunque a conservare la propria compattezza etnico-culturale grazie alla specificità religiosa e alla lingua.
La nazione armena (millet) assunse nell’impero notevole importanza perché erano armeni funzionari e banchieri, commercianti e governatori. Ma erano pur sempre cittadini di seconda classe che dovevano abbigliarsi alla ottomana e le cui chiese non potevano affacciare sulla pubblica strada.
In quanto cristiani, usi a costumi più aperti, con una propria lingua, gli armeni sempre più spesso erano visti come espressione di una forza “ostile” all’interno dell’impero ottomano; loro, indoeuropei, venivano considerati alleati delle nazioni d’Europa e per questo sempre più malvisti.
Alla fine dell’Ottocento il sultano Abdul Hamid II diede il via a massacri (1893-96) che provocarono la morte di oltre trecentomila armeni (circa un decimo della popolazione di tale etnia) accusati di pretendere maggiore autonomia nel contesto dell’impero.
Quando all’inizio del Novecento salirono al potere i Giovani Turchi rovesciando il sistema del sultanato gli armeni sperarono che si aprisse davanti a loro un periodo di maggiore libertà.
Gli anni a seguire segnarono invece il dramma di altri massacri (Adana, 1909) e quello del genocidio (1915-16). Su oltre due milioni di armeni che vivevano nell’Armenia occidentale, un milione e mezzo furono spazzati via dalla furia turca genocidiaria.
Gli scampati si dispersero nel mondo dando vita alla Diaspora, altri migrarono verso est, oltre il monte Ararat, dove, con molta fatica e al prezzo di altro sangue riuscirono a creare la piccola repubblica di Armenia con gli armeni sudditi dell’impero russo.
Oggi nel mondo vivono circa dieci milioni di armeni: tre milioni fra Armenia e Nagorno Karabakh (Artsakh), gli altri sparsi nei cinque continenti. Le comunità più numerose sono in Russia, negli Stati Uniti, in Francia, in Medio Oriente
Leggi qui una esposizione storica completa: http://www.homolaicus.com/storia/contemporanea/armenia/index.htm