Gli Usa hanno riconosciuto il Genocidio armeno per usarlo come arma contundente contro la Turchia? (Faro di Roma 02.05.21)
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan lunedì scorso ha denunciato il riconoscimento del genocidio armeno da parte del presidente Biden come privo di fondamento e pericoloso per i rapporti bilaterali. In un discorso televisivo, il presidente turco ha ricordato la storia della schiavitù negli Stati Uniti e le persecuzioni dei nativi americani. Secondo Erdogan le affermazioni del presidente americano sono “infondate e inique”, ma soprattutto avranno un impatto pregiudiziale sulle relazioni bilaterali.
Gli armeni ritengono – sostenuti da vari storici e studiosi – che durante la Grande Guerra un milione e mezzo di persone morirono nel genocidio. Ankara ammette che nello scontro delle forze ottomane con la Russia zarista trovarono la morte innumerevoli armeni. Tuttavia respinge l’idea che si sia trattato di un piano premeditato volto a distruggere un popolo in quanto tale.
Biden ha tentato di stemperare l’inevitabile risentimento turco nel primo incontro telefonico dal suo insediamento in gennaio, ma Erdogan ha dichiarato lunedì che Biden “dovrebbe guardarsi allo specchio” prima di parlare di genocidi durante il XX secolo. “Non possiamo tacere della segregazione, del Vietnam e neanche dei nativi americani”.
La stampa turca ha rilanciato le accuse del presidente, spiegando che gli Usa sono fondati sul genocidio della popolazione indiana, autoctona, e sull’asservimento dei neri importanti come merce dall’Africa. Il prestigioso Yeni Şafak ha scritto che “non c’è nulla di più assurdo che la pretesa degli Usa di fare la morale ad altri paesi”:
“La pulizia etnica ai danni dei nativi americani, la schiavitù e il razzismo sono sinonimo degli Usa, molto semplicemente perché la ricchezza del paese è stata eretta sulle terre da cui vennero cacciati gli indiani d’America e sul lavoro schiavistico degli africani deportati dalle loro case. Del resto ancora oggi, la violenza poliziesca contro gli afroamericani è all’ordine del giorno nell’America di Biden”.
La Turchia sabato scorso ha convocato l’ambasciatore americano per lamentare che Biden ha aperto una ferita nelle relazioni tra i due Paesi che sarà difficile sanare. A Washington erano pronti ad una “decisa” replica turca. L’ambasciata ad Ankara ha ammonito i cittadini americani in Turchia di “evitare le aree attorno a edifici del governo americano, e di prestare attenzione a situazioni in cui possono raccogliersi americani o occidentali”.
Dozzine di cittadini turchi “risentiti” lunedì scorso urlavano slogan, manifestando nei pressi del Consolato americano ad Istanbul.
“Reagire alle menzogne americane” recitava uno striscione. Un altro chiamava i turchi ad “assaltare” la base aerea di Incirlik, da decenni usata dalle forze USA in Turchia e sospettata da Ankara di essere stata il punto di partenza del golpe contro Erdogan di qualche anno fa.