Gli spettri e le illusioni della Pax Europaea (Huffingtonpost 28.11.23)
L’idea di Europa è un concetto instabile, una configurazione geografica, sociale, culturale e politica le cui parti costitutive mutano costantemente al variare del discorso, della voce che lo pronuncia e dei suoi intenti. L’Europa è quella dei 27 stati dell’Unione Europea, ma è anche la “grande Europa” dei 47 membri del Consiglio d’Europa. È un giardino dove tutto funziona, ma anche un’impenetrabile fortezza. Ed è anche il luogo della Pax Europaea, la pace così intensamente voluta dopo le atrocità delle guerre mondiali. Eppure l’idea di un’Europa pacificata sembra infestata da fantasmi che turbano il suo sonno e rovinano il suo sogno di pace.
Fantasma è una parola ricca di significati e suggestioni. Sono fantasmi gli spettri di coloro che non ci sono più. Morti spesso di morte violenta, i fantasmi tornano a tormentare i vivi accusandoli della loro sofferenza. Ma un fantasma è anche un simulacro ingannatore, il prodotto fantastico della nostra immaginazione. E l’Europa è tormentata, purtroppo, sia da spettri che da illusioni.
Anno dopo anno, la pace su scala globale continua a deteriorare mentre un quarto della popolazione mondiale vive in paesi colpiti da conflitti violenti. E l’Europa non fa eccezione. Le oltre 10.000 vittime civili in Ucraina non ci consentono di illuderci che l’Europa sia “in pace”. Ci sono poi le migliaia di vittime delle guerre balcaniche degli anni ‘90 a metterci in guardia ogni qualvolta le mai risolte tensioni rischiano di sfociare in un conflitto violento, come accaduto nei mesi scorsi a Mitrovica, quando gli scontri interetnici tra serbi e albanesi del Kosovo hanno sfiorato una pericolosa escalation. Senza dimenticare che l’ attacco su larga scala da parte dell’Azerbaijan, lo scorso settembre, oltre ad aver sancito la fine del Nagorno Karabakh armeno e aver causato la morte di 200 persone, la fuga di più di 100 mila persone in Armenia e una grave crisi umanitaria, ci ha fatto ricordare quanto sia precaria la pace nel Caucaso.
Ma, fantasmi sono anche le grandi illusioni dell’Europa “in pace” che non vuole vedere tutte le “guerre” che la abitano. E forse la più grande illusione della Pax Europaea è proprio la distinzione tra pace e guerra. La pace non è solo l’assenza di conflitti violenti (pace negativa), ma è un ordine sociale nel quale ciascuno possa realizzare i propri diritti umani (pace positiva). La pace è dunque istruzione, lavoro e salute, è dignità, uguaglianza, inclusione e giustizia. Ma come possiamo illuderci di vivere in pace mentre il Mare Nostrum è ormai la tomba di migliaia di persone in fuga da povertà e violenza? E che dire del continuo incremento della la violenza di genere e dei crimini di odio, motivati da lgbtqifobia, antisemitismo, islamofobia, antigipsismo, razzismo e abilismo? I media ospitano discorsi che incitano all’odio e propagano narrative violente e divisive. Il tutto mentre la corsa al riarmo ha fatto incrementare i bilanci per le spese militari in moltissimi paesi europei.
Sono questi alcuni degli spettri e delle illusioni che tormentano il sonno dell’Europa. Ma se questo sonno è così inquieto, perchè l’Europa non si sveglia? La pace non è solo diritto, è responsabilità. Si potrebbe cominciare da una presa di coscienza che la promozione della pace comincia da noi, non solo dalla nostra società, ma proprio dalle nostre relazioni quotidiane. Bisognerebbe riprendere possesso del senso critico che spesso teniamo per comodità assopito, impegnare le nostre energie in un dialogo costruttivo con l’altro anche quando farlo è faticoso, elaborare un linguaggio che non sia intrinsecamente violento e discriminatorio, e approcciarsi in maniera vigile e consapevole ai mezzi di informazione. E poi aprirci alle storie di voci ed esperienze lontane dalla nostra. Fare, insomma, della nostra empatia e capacità di immedesimarci nell’altro una potente forza motrice per il progresso dei diritti umani e della pace. Un’ultima cosa che, infine, potrebbe aiutarci a contrastare gli spettri e le illusioni della pace è la capacità di scrollarsi di dosso quella stagnante sensazione di impotenza che così spesso ci coglie in un era in cui sappiamo tanto ma abbiamo la sensazione di poter fare poco se non nulla per cambiare la realtà. Dobbiamo smettere di considerarci passivi fruitori dei racconti di un mondo in guerra e diventare dei veri agenti di pace.