• Gli Armeni e l’Italia

Fin dal tempo dei romani (con l’invito di Nerone nel 66 d.C. al re armeno Tiridate I per l’incoronazione nel Foro), strettissimi sono stati i legami fra gli Armeni e l’Italia.

Nel tempo i rapporti si sono consolidati sicché oggi la penisola conserva tracce significative, nella toponomastica e nell’architettura, di tali legami. E le comunità armene, insediatesi in diverse località, in epoche differenti, hanno arricchito nell’arte, nella scienza e nella cultura la società italiana.

A partire dal Medio Evo, comunità armene si insediano in molte regioni italiane; funzionari amministrativi bizantini (soprattutto al sud), colonie commerciali (specie nelle località portuali come Venezia, Livorno, Bari, Taranto) e insediamenti monastici hanno segnato la presenza armena per molti secoli.

A Venezia, nel 1512 fu stampato il primo libro in armeno. L’Isola di S. Lazzaro dei Padri Mekhitaristi, con la ricchissima biblioteca, la tipografia ed il museo, dal 1717 svolge un ruolo importantissimo per il mantenimento e la diffusione della cultura armena.
Dalla fine del XIX sec e all’inizio del XX i rapporti divengono soprattutto culturali. Basti citare il Collegio Moorat Raphael di Venezia, tenuto dai Padri Mekhitaristi, dove poeti e scrittori armeni vengono a conoscenza dei sommi autori italiani e ne subiscono una certa impronta; ricordiamo tra i tanti Bechigtasclian, Varujan, Terzian, Agemian, Dedurian… Possiamo affermare con certezza che una buona parte della intelighenzia armena si forma in Italia proprio sui banchi veneziani.

Con gli anni venti del Novecento, l’Italia conosce un afflusso (limitato rispetto ad altre aree geografiche) di profughi armeni scampati al genocidio. Alcuni sono solo di passaggio, altri si fermano per ricostruire un futuro di serenità. In quegli anni, ad esempio, il poeta Hrand Nazariantz fondò il Villaggio Nor Arax presso Bari dove più di cento connazionali fecero rinascere l’arte della confezione dei celebri tappeti armeni.
Sempre negli anni ’20 notevole fu l’esodo di 400 orfane che le Suore Armene dell’Immacolata Concezione riuscirono a salvare ed accogliere con l’ aiuto dell’allora regnante Pontefice Pio XI che dispose che queste bambine venissero ospitate nel Palazzo Pontificio di Castelgandolfo dove rimasero fino al settembre del ’23 e in seguito trasferite a Torino.
Attualmente la diaspora Armena in Italia è composta da alcune migliaia di persone e le comunità più attive sono quelle di Roma, Milano, Padova, Venezia e Bari.

SCOPRI LE TESTIMONIANZE ARMENE IN ITALIA!

BARI – chiesa di san Giorgio degli Armeni, villaggio Nor Arax

BORDIGHERA (IM) – chiesa di san Bartolomeo degli Armeni

BRUZZANO (RC) – Rocca Armenia

FORENZA (PZ) – chiesa di santa Maria degli Armeni

GENOVA – chiesa di san Bartolomeo degli Armeni

LIVORNO – chiesa degli Armeni

MATERA – chiesa di santa Maria degli Armeni

MILANO – chiesa dei SS. Quaranta martiri, casa Armena (Hay Dun)

NAPOLI – chiesa e via di san Gregorio Armeno

ORVIETO (TR) – chiesetta di Santo Spirito degli Armeni

PERUGIA – san Matteo degli Armeni

PISTOIA – via degli Armeni

ROMA – Santa Maria Egiziaca, chiesa di san Biagio alla Pagnotta, chiesa di san Nicola da Tolentino, Pontificio Collegio armeno, istituto suore armene

TARANTO – chiesa di sant’Andrea degli Armeni

VENEZIA – isola di san Lazzaro degli armeni, collegio Moorat Raphael

La presenza armena a Roma

PONTIFICIO COLLEGIO ARMENO

Il Pontificio Collegio Armeno di Roma ha festeggiato il centesimo anniversario della sua nascita nel 1983. Dopo una breve esperienza nel 1584, esso fu istituito da Papa Leone XIII con il Breve “Benigna hominum parens” e fu inaugurato solennemente il primo di novembre del 1883 con la messa del Protettore, nella persona del Cardinale A. Hassun. Nei primi cento anni della sua vita, il Collego ospitò circa 270 alunni, dei quali 160 diventarono sacerdoti; di questi, tre diventarono patriarchi e diciannove vescovi ed arcivescovi. Cinque furono inoltre i Sinodi della Gerarchia Armena ospitati dal collegio, precisamente negli anni tra il 1911 e il 1984.

 Tra gli anni 1939-1943 veniva   eretta la sede odierna del Collegio, adiacente alla chiesa, sotto la supervisione di Mons. Gregorio Ingeian. L’otto luglio 1961, grazie ad una donazione del Cardinale Agagianian, veniva inaugurata la Nuova Biblioteca del Collegio Armeno, a completare il lavoro di organizzazione delle strutture interne del Collegio. La gerarchia del Collegio prevede oggi un Rettore, un Vicerettore, un Amministratore ed un Padre Spirituale: a loro sono affidati il mantenimento della struttura e la responsabilità nei riguardi dei seminaristi che intraprendono in Italia il loro percorso di studio in vista del sacerdozio.

La chiesa barocca di San Nicola da Tolentino, fu eretta intorno  alla metà del ‘600 su progetto dell’architetto milanese Carlo Buzzi, progetto che andava a sostituire la piccola costruzione voluta nel 1606 da Padre Agostino Maria degli Agostiniani Scalzi. Rimasta di proprietà dei Padri Agostiniani fino al 1870, la chiesa passò per un breve tempo alle Suore Battistine, per essere poi concessa dal Pontefice Leone XIII al Pontificio Collegio Armeno da lui fondato.

Il Collegio e la chiesa sono stati nel tempo un punto di riferimento importante per la popolazione armena della Capitale, e la struttura ecclesiastica ha assolto il compito di raccogliere attorno a sé i fedeli abitanti in città, svolgendo così anche la funzione di una vera e propria parrocchia. Molte sono le attività di questa struttura, che spaziano dagli ambiti religiosi a quelli di carattere sociale. In primo luogo presso la chiesa di San Nicola da Tolentino viene celebrata settimanalmente la messa secondo il rito armeno; Questa opportunità di raduno settimanale si allarga ad aspetti che esulano dal contesto prettamente religioso: il Collegio apre le sue porte per un piccolo rinfresco domenicale, che diventa l’occasione per lo sviluppo di una serie di relazioni sociali, e offre la possibilità di un contatto diretto tra il corpo ecclesiastico ed i membri laici della Comunità.  In questo senso il Collegio svolge una prima importante funzione sociale: rivelandosi come primo momento di accoglienza, come prima meta  per gli armeni che arrivano a Roma.

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La Congregazione delle Suore Armene dell’Immacolata Concezione fu istituita ufficialmente il 5 giugno 1847 a Costantinopoli. Il fondatore fu il Patriarca Andon Bedros IV Hassunian che con la collaborazione di Suor Srpuhi Hagi-Andonian diede le basi per la fondazione della Congregazione per “servire i figli del popolo armeno, soprattutto i diseredati, dando a tutti un’educazione religiosa e la coscienza dell’identità nazionale”.

CONGREGAZIONE SUORE ARMENE

Nel pieno fiorire delle missioni, le suore condividono completamente giorno dopo giorno le tribolazioni del popolo armeno martire. Ben 13 di queste infatti, indifese ed inermi di fronte alla feroce brutalità dei massacratori, testimoniano serenamente l’adesione totale ed incondizionata a Dio, accettando la morte piuttosto che tradirne l’alleanza stipulata coi sacri voti. Lasciati conventi e scuole, le religiose insieme al popolo, sono deportate da città e villaggi. All’indomani dell’armistizio, le suore armene si trovano davanti a una responsabilità urgente: proteggere i sopravvissuti e curare gli orfani. Centinaia di bambine vengono affidati alle cure delle suore a Costantinopoli, Aleppo, Alessandria, Tessalonica e in Italia.

Nel 1922, per motivi di sicurezza  la Casa Generalizia e il noviziato vengono trasferite a Roma. La sede attuale, che si trova sul colle di Monteverde, fu comprata nel 1923 dai Cavalieri di Malta. Secondo le aspettative il trasferimento della Casa Madre in un luogo più sicuro  permise di rinvigorire la vita interna della Congregazione e di rinnovare lo slancio apostolico. Fiorirono nuove missioni nelle varie comunità della diaspora.

Con l’indipendenza della Madre Patria nel 1991 si realizza finalmente il  sogno delle  Suore Armene e si apre davanti a loto un campo grandissimo, con gravi responsabilità. Il popolo armeno amante della libertà e adoratore della croce, rimasto sotto il giogo dell’ateismo, per lunghi anni privo della luce di Cristo e del suo Vangelo, dopo l’indipendenza ha sete della fede dei suoi padri, della sua liturgia, dei suoi canti liturgici e della sua tradizione.

Dopo il Terremoto del 1988 le suore si affrettano  a recarsi sul posto per consolare le anime afflitte e per asciugare   le lacrime della popolazione. E soprattutto per ridare speranza e sorriso ed ispirare fiducia nei loro cuori.

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Chiesa di S. Biagio “della Pagnotta” a Roma 

Questa antichissima chiesa sita in Roma via Giulia 63 fu edificata sulle rovine d’un tempio di Nettuno ed era una delle Badie privilegiate di Roma. Nel 1832 il papa Gregorio XVI la concesse agli Armeni, i quali possedevano già la chiesa di S. Maria Egiziaca. Nel 1838 gli Armeni la restaurarono e vi eressero l’adiacente ” Ospizio”.

Oggi la devozione di S. Biagio è diffusa in tutto il mondo, santuari chiese, cappelle, altari sono in ogni parte. Nel Sez. XI S. Biagio entra a far parte del martirologio, del calendario, del messale e del breviario Romano.

In quasi tutte le regioni ed i paesi di occidente, il 3 febbraio di ogni anno esiste ancora la pia usanze di ungere con l’olio benedetto la gola dei fedeli ed in molti paesi come nel napoletano e nella Chiesa di S. Biagio a Roma si usa distribuire le così dette “pagnottelle di S. Biagio”.

CHIESA DI SAN BIAGIO

Biagio è nato a Sebaste, giovinetto ancora si diede allo studio della filosofia e più tardi si dedicò anche alla  medicina. Nell’esercizio della sua professione di medico, conobbe, oltre ai pagani anche molti cristiani e così potè conoscere da vicino  la loro vita di fede e di carità.

Dopo meditazioni, abbandonò il culto dei falsi Dei e abbracciò la religione Cristiana. Questa conversione avvenne prima ancora che l’Armenia (sec IV) abbracciasse il cristianesimo dietro l’esempio del re Tiridate II e per opera di S. Gregorio l’Illuminatore.

Ricco medico, e fervente cristiano attuò in pieno le opere di misericordia corporale e spirituale, distribuendo danari e medicine, curando ammalati infondendo speranza agli infermi ed ai moribondi. In breve tempo si fece conoscere, amare ed ammirare da tutti.

L’ Imperatore Massimino Daia, quando seppe che l’Armenia aveva abbracciato la religione Cristiana, ne fu grandemente sdegnato e fece irruzione in Armenia, con un formidabile esercito, per costringere gli Armeni a rinnegare Cristo. Quest’ultimi, riunite le forze si difesero eroicamente e vinsero gli eserciti imperiali con grande vergogna dello stesso Augusto Imperatore. In questa persecuzione rimase vedova la Chiesa di Sebaste in seguito al martirio del suo Vescovo. Il Clero ed il popolo allora rivoltarono gli sguardi a Biagio e in unanime consenso l’elessero vescovo di Sebaste. Essendo stato medico dei corpi, divenne ben presto il medico delle anime.

Tra i tanti prodigi, è degno di nota, quello che operò in favore di un fanciullo a cui, essendosi attraversata alla gola una spina di pesce, s’era ridotto agli estremi, quasi soffocato. La madre del fanciullo, piena di fiducia lo condusse al Santo. Il Vescovo postosi in ginocchio stese le mani sul fanciullo lo segnò con la croce e rivolto al cielo pregò: “Signore Gesù Cristo, che accogli le suppliche di coloro che ti invocano con fede, ascolta la mia preghiera. Non essendovi rimedio umano, sana con la Tua virtù Divina, questo fanciullo”. Ciò detto il fanciullo guarì.

Dopo carcerazioni torture per via della sua fede Cristiana, per mani del persecutore Licinio, fu condannato alla decapitazione,  il 3 febbraio 316  una pia donna diede sepoltura  nel luogo stesso del martirio.

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SEZIONE ARMENA DELLA RADIO VATICANA

Il 29 maggio 1966,  grazie all’interessamento del Cardinale Gregorio Pietro Agagianian, la Radio Vaticana mandò in onda la prima trasmissione in lingua Armena. Da allora la sezione armena della RV, ha assunto un ruolo importante nella trasmissione, in lingua armena, di notizie riguardanti il Santo Padre e la Santa Sede nonchè notizie inerenti alla vita eccelsiastica e culturale del popolo armeno fungendosi da ponte tra l’Armenia e la Diaspora ed offrendo testimonainza di fede, fratellanza, ecumenisimo ed unità.

La trasmissione giornaliera in lingua armena della durata di 19 minuti, viene mandata in onda ogni giorno alle ore 17.50 (ora di Roma).  Mentre ogni terza domenica del mese, viene  trasmessa la santa messa solenne in Rito Armeno alle ore 10.30 (ora di Roma)

Web: www.hy.radiovaticana.va/index.asp