Biagio è nato a Sebaste, giovinetto ancora si diede allo studio della filosofia e più tardi si dedicò anche alla medicina. Nell’esercizio della sua professione di medico, conobbe, oltre ai pagani anche molti cristiani e così potè conoscere da vicino la loro vita di fede e di carità.
Dopo meditazioni, abbandonò il culto dei falsi Dei e abbracciò la religione Cristiana. Questa conversione avvenne prima ancora che l’Armenia (sec IV) abbracciasse il cristianesimo dietro l’esempio del re Tiridate II e per opera di S. Gregorio l’Illuminatore.
Ricco medico, e fervente cristiano attuò in pieno le opere di misericordia corporale e spirituale, distribuendo danari e medicine, curando ammalati infondendo speranza agli infermi ed ai moribondi. In breve tempo si fece conoscere, amare ed ammirare da tutti.
L’ Imperatore Massimino Daia, quando seppe che l’Armenia aveva abbracciato la religione Cristiana, ne fu grandemente sdegnato e fece irruzione in Armenia, con un formidabile esercito, per costringere gli Armeni a rinnegare Cristo. Quest’ultimi, riunite le forze si difesero eroicamente e vinsero gli eserciti imperiali con grande vergogna dello stesso Augusto Imperatore. In questa persecuzione rimase vedova la Chiesa di Sebaste in seguito al martirio del suo Vescovo. Il Clero ed il popolo allora rivoltarono gli sguardi a Biagio e in unanime consenso l’elessero vescovo di Sebaste. Essendo stato medico dei corpi, divenne ben presto il medico delle anime.
Tra i tanti prodigi, è degno di nota, quello che operò in favore di un fanciullo a cui, essendosi attraversata alla gola una spina di pesce, s’era ridotto agli estremi, quasi soffocato. La madre del fanciullo, piena di fiducia lo condusse al Santo. Il Vescovo postosi in ginocchio stese le mani sul fanciullo lo segnò con la croce e rivolto al cielo pregò: “Signore Gesù Cristo, che accogli le suppliche di coloro che ti invocano con fede, ascolta la mia preghiera. Non essendovi rimedio umano, sana con la Tua virtù Divina, questo fanciullo”. Ciò detto il fanciullo guarì.
Dopo carcerazioni torture per via della sua fede Cristiana, per mani del persecutore Licinio, fu condannato alla decapitazione, il 3 febbraio 316 una pia donna diede sepoltura nel luogo stesso del martirio.