Giornata della Memoria tra cinema e arte al Volta di Pavia (Laprovinciapavese 27.01.21)
Tutte le classi vedranno il documentario “Il mondo non ci crederà mai”, verrà allestita anche una mostra nello spazio espositivo “Gallerie del Volta” e ci sarà un piccolo concerto
Il termine Olocausto indica il genocidio di cui furono responsabili la Germania Nazista e i suoi alleati nei confronti degli ebrei d’Europa e, per estensione, lo sterminio di tutte le categorie di persone dai nazisti ritenute “indesiderabili” o “inferiori” per motivi politici o razziali. Tra il 1933 e il 1945, furono circa 15-17 milioni le vittime dell’Olocausto, tra cui 5-6 milioni di ebrei.
Pur trovandoci in una situazione di emergenza a causa della pandemia in corso, la dirigente scolastica e i docenti dell’Istituto Volta ritengono fondamentale continuare la tradizione che prosegue ormai da anni e che vede il nostro Istituto impegnato nella commemorazione del Giorno della Memoria. L’iniziativa didattica è volta a creare un momento di riflessione sul genocidio degli ebrei e sui terribili eventi storici che hanno funestato la nostra nazione, tutta l’Europa e il mondo intero, per non dimenticare, per mantenere sempre viva nelle nuove generazioni la memoria di ciò che è stato e per aiutarci a non ripetere gli errori del passato.
L’altro compito educativo della scuola è quello di recuperare quei fatti storici per trasformarli in occasioni di riflessione e di studio, per combattere l’indifferenza e l’oblio, per promuovere e creare nei giovani un nuovo spirito di confronto, solidarietà e collaborazione con i popoli di diverse culture, stimolando una coscienza civile e morale attiva e consapevole che rifiuti ogni forma di discriminazione ed intolleranza.Mercoledì 27 Gennaio tutte le classi di tutti i plessi dell’Istituto, alle ore 11 visioneranno il documentario “Il mondo non ci crederà mai”. Lo stesso giorno verrà allestita anche una mostra nello spazio espositivo “Gallerie del Volta”. Il programma per la giornata della memoria prevede anche che Claudio Sala, docente di Storia dell’arte della nostra scuola, suoni alcuni dei suoi testi e musiche. Suonare per lui non è un fine ma un mezzo per comunicare con il mondo, per lanciare messaggi.
Tra le tante canzoni che ci propone c’è “Binario 21”, ispirata all’esperienza di Liliana Segre nei campi di sterminio nazisti, tratta di uno dei ventitré treni che tra il 1943 e il 1945 partirono dal Binario 21 della Stazione Centrale di Milano diretti ad Auschwitz. Questi convogli ferroviari che, partiti una mattina d’inverno da una Milano fredda e indifferente, a un certo punto del viaggio invertono la marcia dirigendosi a nord, verso la Polonia, soffocando così nei deportati la segreta speranza di una destinazione che non fosse quella tragicamente “ignota” di Auschwitz.
“Binario 21” è una canzone nata “come debito doveroso verso chi non è più tornato dai viaggi verso lo sterminio” e che vuole contribuire alla riflessione sull’indifferenza che, come afferma la Segre, “è più colpevole della violenza stessa. È l’apatia morale di chi si volta dall’altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo. La memoria vale proprio come vaccino contro l’indifferenza”.
Facciamo un piccolo viaggio nel tempo ritornando ad alcuni episodi di genocidio, come:
- Il genocidio dei nativi americani
- Il genocidio dei nativi australiani
- Il genocidio degli armeni
- L’Holodomor – il genocidio degli Ucraini
Prendiamo in considerazione gli ultimi due solo per farvi capire meglio di cosa stiamo parlando. Nel genocidio degli Armeni, lo sterminio e la deportazione di massa della popolazione cristiana dell’Armenia occidentale erano stati decisi dall’impero Ottomano a causa delle sconfitte subite all’inizio della prima guerra mondiale per opera dell’esercito russo, in cui militavano anche battaglioni di volontari armeni. Per quanto riguarda L’ Holodomor, lo sterminio degli Ucraini, avvenne quando il governo sovietico decise che la popolazione ucraina era diventata sovversiva e ingestibile quindi per punirla l’accusò di minaccia al regime: per due anni chiusero i confini, requisirono il cibo e sanzionarono pesantemente chiunque tentasse di procurarsi provviste illegalmente, il numero di morti causato da questi provvedimenti oscilla tra i 5 e gli 8 milioni di persone.