Gerusalemme, un mosaico di storia, cultura e tradizioni in perpetuo movimento (Repubblica.it 25.06.18)
GERUSALEMME – Gli ebrei hassidici con i loro enormi cappelli di pelliccia, le donne con i turbanti, gli arabi con le tuniche, i giovani che ballano sui tavoli nei bar di via Ben Yehuda. Gerusalemme è una decina di città che convivono (quasi sempre) pacificamente: il fortino degli armeni, i conventi francesi, tedeschi, belga, le moschee e le sinagoghe, il Cenacolo dei cristiani cattolici e quello dei cristiani siriani. Il fascino della Bibbia e del Corano, la movida che fa invidia a Madrid, un museo straordinario con la più antica “edizione” dei dieci comandamenti ma anche una eccezionale collezione di arte contemporanea. Un luogo che non si finisce mai di scoprire. E dove si capisce finalmente perché la modest fashion non è solo la moda islamica: le armene, le musulmane, le ebree, le cristiane, vestono tutte allo stesso modo a Gerusalemme: il capo coperto, le maniche lunghe, le gonne ampie fino alle caviglie. Agli occhi del turista c’è molta varietà, ma anche armonia: a Gerusalemme tutto si assomiglia e tutto è diverso, tutto sembra ingabbiato nella tradizione eppure avere un suo posto nel presente.
Più che cosa vedere, è bene sapere come vedere Gerusalemme. Per esempio le moschee non si visitano di shabbat, perché visto che l’accesso è dalla passarella accanto al Muro del pianto, non si entra nelle ore che gli ebrei dedicano alla celebrazione della festa. Gli orari poi tutti gli altri giorni, dalla domenica al venerdì, sono limitati: al mattino fino alle 10.30, poi un’ora a cavallo del pranzo, 12-30-13.30. Il quartiere armeno, una cittadella fortificata dalle mura alte, non si visita mai. Ma gli armeni sono gentili e se si ha la fortuna, un giorno qualsiasi, alle 15, di assistere alla suggestiva funzione religiosa nella chiesa degli Arcangeli anziché nella bellissima cattedrale di San Giacomo, sicuramente ci saranno delle persone che vi permetteranno di accedere al convento in loro compagnia, attraversando dunque la zona più nascosta di Gerusalemme. Per la spianata delle moschee invece l’ingresso all’interno dei luoghi di culto è impossibile per i non musulmani. Però vale comunque la pena anche di visitare il luogo solo guardando gli esterni.
La tomba di Oskar Schindler si trova però in un altro cimitero, quello cattolico, posto ai piedi della città dall’altro lato delle mura, vicino alla Porta di Sion. Naturalmente nessuna visita di Gerusalemme sarebbe completa senza la visita del Santo Sepolcro, costruita a partire dal 325 nel luogo nel quale, secondo la tradizione, Gesù venne ucciso e sepolto. Si arriva alla basilica dopo una serie di giri all’interno del suk, il mercato coperto dove si vende di tutto, dalle spremute di arancia alle giacche di pelle. Al centro della basilica si venera infatti la tomba di Gesù, dove eserciti di pellegrini si mettono in fila per baciare le pietre. E senza il Muro del Pianto, quello che rimane del Tempio di Gerusalemme, raso al suolo da Tito nel 70 dopo Cristo. Il muro è diviso in due parti: a destra hanno accesso le donne, a sinistra gli uomini.
Nonostante il fascino della Gerusalemme antica, racchiusa dalle mura, anche la città nuova, Gerusalemme occidentale, vale il viaggio, a cominciare dalla Knesset, il Parlamento monocamerale dello Stato di Israele, all’interno di un grande parco che in cima ha un giardino di rose. Straordinario il Museo di Israele, che non ha solo i rotoli del Mar Morto, ma belle collezioni di opere d’arte (tra le quali il suggestivo “Ebreo errante” di Marc Chagall) e la ricostruzione con gli arredi originari di alcune sinagoghe provenienti da diverse parti del mondo, tra le quali la sinagoga di Vittorio Veneto. Da non perdere anche Yad Vashem, il memoriale dell’Olocausto. E per avere una visione panoramica, dall’alto, dall’alto, della città, si può salire sulla torre del YMCA. Dove si può anche mangiare di shabbat, e nei giorni festivi in generale: da questa parte della città non sono troppo ortodossi.