Gerusalemme. La crisi del Patriarcato Armeno, vittima di speculazioni immobiliari israeliane (Faro di Roma 25.11.23)
Il 10 maggio il Santo Sinodo del Patriarcato armeno di Gerusalemme ha convocato ed unanimemente dichiarato decaduto il p. Baret Yeretzian. L’ex direttore immobiliare del Patriarcato è stato accusato di aver favorito una trattativa di leasing con l’uomo d’affari ebreo-australiano Danny Rubinstein, riguardante i terreni del Goverou Bardez (Il giardino delle mucche), per una durata di 99 anni. Alcune settimane più tardi, gli fu chiesto di lasciare la sua residenza all’interno del monastero armeno.
Dopo aver ascoltato la triste notizia, una gran parte della comunità armena a Gerusalemme si è riunita fuori da casa sua, chiedendo risposte, mentre gridavano ad alta voce: “traditore! traditore!”. Sono stato cinico e non pensavo che la protesta sarebbe stata efficace. Quando sono arrivato sulla scena, sono stato felicemente smentito. Con mia grande sorpresa, ho incontrato molte persone della comunità armena. Tutti erano accomunati dalla rabbia per il gesto compiuto dell’amministratore patriarcale. Le proteste durarono per ore fino al tramonto, e furono accompagnate da canzoni patriottiche.
A questo punto, la polizia israeliana e la divisione di rinforzo hanno fatto irruzione nel convento armeno, presumibilmente su richiesta del prete disonorato, per scortarlo fuori in modo sicuro. La folla era aumentata a dismisura, e mentre usciva dalla residenza, è successo di tutto: grida di indignazione, sputi, schiaffi, pugni e una rissa con le forze israeliane, nel tentativo di afferrare l’ex economo. Certo non possiamo tollerare un tale comportamento, specie verso un uomo spogliato del suo potere e scomunicato. Sarebbe stato facile, troppo facile. Ma serviva una risposta. Il popolo meritava risposte, e il Patriarcato negli ultimi tre anni non è stato trasparente sulla questione. Però in quel momento, Yeretzian sembrava un agnello sacrificale in balia di un giustificato delirio.
In questa triste vicenda c’era e deve essere posto l’accento sulle responsabilità dell’economo e la responsabilità del Patriarcato. Va notato che solo la firma del Patriarca ha forza giuridica nei confronti dello Stato d’Israele. Se Sua Beatitudine l’Arcivescovo Nourhan Manougian è stato ingannato, ha solo messo in luce la sua incompetenza; se ha coscientemente firmato il contratto, è colpevole di aver tradito il popolo armeno. Solo accuse finora, ma nonostante entrambe le possibilità, la credibilità della Chiesa armena in Terra Santa è pari a zero.
Alcuni membri della comunità, galvanizzati dal fervore della folla, hanno organizzato una manifestazione la settimana successiva che ha avuto luogo in Medz Pag (il cortile principale). Quando ho saputo della protesta, credevo che nessuno si sarebbe presentato. Ed ancora, ho ricevuto un’altra umiliazione! I responsabili della comunità, nei loro discorsi, hanno sottolineato l’importanza di “questo pezzo di terra” acquistato gradualmente, con fatica e sudore, a partire dal 14 º secolo. La proprietà in questione, nel corso degli anni ha provveduto al sostentamento della comunità con l’allevamento di bovini, prodotti lattiero-caseari e riciclaggio dell’abbigliamento. Questo luogo è divenuto un rifugio sicuro per i rifugiati di tutta la diaspora armena.
Durante il sit-in, i giovani hanno proposto lo “Yarkhushta”, il ballo popolare di battaglia risalente al Medioevo, menzionato nelle opere di Movses Khorenatsi. La protesta guidata dagli attivisti Hagop Djernazian e Setrag Balian, si è fermata all’entrata del Patriarcato armeno, adiacente alla Chiesa di San Giacomo. L’evento si è concluso con laa preghiera “Der Voghormia” intrisa di dolore e di memoria per coloro che hanno sacrificato la loro vita per le nostre terre.
La protesta nasce dall’attivismo popolare, che non ha niente a che fare con le comunità online o internazionali. Come abbiamo visto di recente, anche i 120.000 armeni di Artsakh, nonostante le proteste della rete, e le poche denunce internazionali, hanno dovuto andare via dalle città e dai loro villaggi. Mentre la protesta di pochi giorni fa non era solo virtuale. Nasce da gente che si conosce, che vive dentro le mura e che si incontra nelle case. Nel corso della manifestazione, ci siamo spostati nel convento, fermandoci davanti alla porta con Vunkin Toor. I nostri piedi, hanno battuto i ciottoli della strada conducendoci verso le pareti sante della Chiesa di S. Giacomo prima di girare verso le scale che portano al Bezdig Pag. Abbiamo percorso tutte le vie fino ai vicoli che dividono le case delle diverse famiglie che abitano da molto tempo il quartiere armeno: i Kahkedjians, Kahvedjians, Manougians, Kasparians, Panossians, Toumayans, Hindoyans, Djernazians, Alemians, Nassarians, Kalaydjians, Kopoushians, Kassabians, Deldelians, Krikorians, Bedrossians, Nakashians, Hagopians, Gejekoushians, Dikatanians, Yezegelians, Karagozians, Baghamians, Antreassians, Nalbandians, Lepedjians, Koutoujians, Melidossians, Tateosians, Sandrounis, Karakashians, Balians, Der Mateossians, Odabashians, Sahagians, Torossians, Baghdassarians, Dikbikians, Jansezians, Boyadjians, Avedissians, Avakians, Shahinians, Bakerdjians, Marshalians e tanti altri.
Questo movimento non rappresenta un attacco contro il patriarcato. È una richiesta di attenzione, che vuole strappare quell’indifferenza che da troppo tempo avvolge la nostra comunità. Ci troviamo tutti sulla stessa proverbiale barca: in pericolo. Non possiamo continuare a lasciarci andare nell’anonimato. “Dobbiamo far sentire la nostra voce”, dicono i manifestanti (nella foto).
Abbiamo trascritto in inglese la posizione di tre movimenti: Homenetmen, Hoyetchmen, Pari Siradz. Dopo circa mezzo secolo, questa è la prima volta che si esprime una posizione di questo tipo:
“In the past several weeks, many peaceful protests have been held by the Armenian community of Jerusalem against the fraudulent leasing of Armenian real estate properties, in particular ‘Cows’ Garden’ (Goveroun Bardez). It had become public knowledge that the said real estate had been covertly given away in an illegal 99-year lease to the XANA GARDES organization.
The impact of the illegal lease on the Armenian Quarter would be immeasurably detrimental to the presence and the national ethos of the Armenian presence in the Holy Land. The Armenian community utterly rejects the illegal 99-year lease of the historical “Cows’ Garden” and its environs. The illegal lease poses a great threat to the ubiquitous mosaic of the Holy City.
Consequently, we urge the Patriarch to revoke the contract and rescind all other promised contractual deals regarding the Cows’ Garden and the Armenian properties in general because the Armenian Quarter is the natural link to other Quarters in Jerusalem. The Armenian community is ready to submit any assistance to the Patriarch to revoke the contract.
The Armenian Community at large expresses and acknowledges with gratitude the efforts exerted by His Majesty King Abdullah the Second of the Hashemite Kingdom of Jordan and His Excellency the President of Palestine, Dr. Mahmoud Abbas, who reaffirmed their commitments to the integrity of the Armenian Quarter, as well as maintaining the Armenian and Christian presence in Jerusalem.
We also call upon the relevant stakeholders and in particular, the Republic of Armenia and the Catholicos of all Armenians, Karekin II and to the Armenian communities worldwide to reach out to help and support the struggle of the Armenian Community in Jerusalem for transparency and justice.
We, Armenians, must unite and fight to protect our presence in the Holy Land which goes back to the 4th century C.E. As a united community, we demand answers and transparency of all illegal contracts in order to revoke them, and to protect Armenian properties against all attempts of illegal sales. This will create an enhanced environment for Jerusalem Armenians to flourish, prosper and develop against all attempts of illegal seizure of Armenian properties. Furthermore, it is imperative to note that the Holy Synod and General Assembly of the St. James Brotherhood never ratified this lease.
Many supportive statements have been issued by Jerusalem heads of Churches stressing the fact that the very presence of Christianity in the Holy City is being targeted and jeopardized by extremists. Finally, the contract isn’t just a real estate matter: it is politics at the highest level. The agreement makes a mockery of international law because it violates relevant covenants and decisions, which aim to preserve the status quo, governing Jerusalem. This international covenant protects the rights of the Armenian Church and Community. The main questions to be asked of Patriarch Manougian are these: why was the land leased and to whom?
Finally, the illegal sale/lease contract should be revoked and presented to the Armenian public.
On behalf of the Armenian clubs in Jerusalem,
Homenetmen
Hoyetchmen
Paresiradz (JABU)”.