Gerusalemme: gli armeni in tribunale per la proprietà contesa nella Città Vecchia (Asianews 26.02.24)
La comunità ricorre alla magistratura per far valere i propri diritti sul “Giardino delle Vacche” al centro di un’operazione immobiliare opaca che rischia di snaturare il loro storico quartiere. I terreni posseduti in via fiduciaria con un fondo waqf istituito 400 anni fa. L’obiettivo è l’annullamento dell’accordo di vendita. Colletta “Pro Terra Sancta”: il Custode invoca “preghiera, pellegrinaggi e condivisione delle risorse” dai cristiani di tutto il mondo.
Gerusalemme (AsiaNews) – La comunità armena di Gerusalemme ricorre al tribunale per far valere i propri diritti attorno a una proprietà contesa nella città santa, presentando ufficialmente il 18 febbraio scorso una causa volta a “invalidare” il contratto di locazione fra patriarcato e Xana Capital. L’azione legale si basa sul presupposto che i terreni sono detenuti in via fiduciaria a beneficio della stessa comunità armena, con un fondo waqf – si tratta in genere di proprietà immobiliari alienate come donazione con un vincolo di utilizzo per alcuni beneficiari – istituito oltre 400 anni fa. In base ai termini stabiliti la proprietà non potrebbe essere affittata o venduta dal patriarcato se la transazione non va a diretto beneficio della comunità armena e se non è approvata dalla comunità, che ha espresso la propria opposizione.
La comunità armena di Terra Santa è da tempo al centro di una controversia sulla vendita di terreni un’area contesa nella città vecchia, a Gerusalemme, che ha creato una profonda frattura interna. A originare lo scontro l’affitto per 99 anni – una cessione di fatto – di proprietà immobiliari a un imprenditore ebreo australiano dall’impero economico opaco, che muove da dietro le quinte. Il prete “traditore” che ha mediato e sottoscritto l’atto è Baret Yeretzian, ex amministratore dei beni immobili del Patriarcato armeno di Gerusalemme, oggi in “esilio”. Con lui hanno operato il patriarca armeno ortodosso Nourhan Manougian, l’arcivescovo Sevan Gharibian e l’uomo d’affari Daniel Rubenstein (conosciuto come Danny Rothman), che intende costruire un hotel di lusso.
La vicenda ha toccato anche la carica patriarcale, con il primate armeno “sfiduciato” dalla comunità, parte dei fedeli ne hanno invocato le dimissioni, mentre Giordania e Palestina hanno “congelato” di fatto l’autorità. La vicenda è esplosa nel maggio scorso, ma il contratto era stato firmato in gran segreto nel luglio 2021 e prevede l’affitto per quasi un secolo del terreno denominato “Giardino delle Vacche” (Goveroun Bardez), oggi un parcheggio usato per recarsi al muro del pianto. L’uso – assieme ad altre proprietà menzionate nel contratto – da parte degli ebrei ha provocato l’ira degli armeni, che dal 2021 si battono per tornare a disporne a pieno titolo. La controversia tocca anche gli stessi “Accordi di Abramo”, perché una delle compagnie coinvolte è la One&Only, con base a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti (Eau).
Ricorrendo in tribunale, la comunità armena si pone come obiettivo primario l’annullamento del presunto accordo e la protezione dei terreni, con una unità di intenti fra comunità, patriarcato e armeni della diaspora. In una nota gli armeni di Gerusalemme sottolineano la ferma “convinzione” circa la “mancanza di trasparenza e di collaborazione” che si celano dietro la vicenda, che mira a espropriare di fatto l’area. “La comunità prosegue la dichiarazione – si batterà fino alla fine per garantire che il quartiere armeno rimanga intatto, armeno e a beneficio del popolo. Sono proprio questi i principi che hanno unito il mondo armeno globale – e i nostri alleati che comprendono il valore di quel mosaico unico che è l’antica città di Gerusalemme – per salvare il quartiere armeno”.
Del bisogno di “vicinanza” e “solidarietà” dei “cristiani di tutto il mondo” parla invece il Custode di Terra Santa fr. Francesco Patton nel messaggio sulla Colletta “Pro Terra Sancta” del Venerdì Santo, inviato per conoscenza ad AsiaNews. Dopo gli oltre due anni di “incertezza” per il Covid e l’illusione di un ritorno alla “normalità” vi è stato lo scoppio improvviso del nuovo conflitto seguito all’attacco del 7 ottobre che ha colto di “sorpresa”. Oltre alle migliaia di morti, fr. Patton ricorda anche il nuovo blocco al flusso di pellegrini, la chiusura delle scuole e la perdita di lavoro “per molti cristiani della terra Santa, specialmente a Betlemme e in Palestina, ma anche nella città vecchia di Gerusalemme e in Israele”. Da qui il rinnovato appello alla vicinanza non solo con la preghiera, ma grazie anche ai pellegrinaggi e la “condivisione di risorse economiche”.
“La Colletta del Venerdì Santo serve a coprire una parte di questi costi, grazie alla generosità dei fedeli di tutto il mondo, grazie alla vostra generosità. In questa occasione, noi frati della Custodia di Terra Santa ci facciamo mendicanti e ci rivolgiamo a voi perché il Venerdì Santo possa essere un giorno di solidarietà universale, un giorno in cui i cristiani di tutto il mondo si prendono concretamente cura della Chiesa madre di Gerusalemme, che in questo momento – conclude il Custode – ne ha estremo bisogno”.