GENOCIDIO ARMENO. Oggi a Roma comincia il ricordo dei massacri turchi. (STILUM CURIAE 20.04.18)
Cento tre anni fa, il 24 aprile 1915, cominciava a Costantinopoli il primo genocidio del secolo, quello che doveva fornire il know how ai nazisti, qualche decennio dopo, su come sterminare un popolo. I nazisti, come sappiamo, grazie a Dio non sono riusciti nel loro intento; anche se la famosa frase di Hitler “Chi si ricorda del massacro degli Armeni?” faceva loro sperare di compiere il crimine e passarla liscia. Così non è stato; ma gli eredi del primo genocidio, e cioè i governi turchi, quello di oggi come quello di ieri come quello dell’altro ieri, persistono in una campagna negazionista che a fronte delle testimonianze anche di coraggiosi storici turchi appare sempre più irreale. Ma che purtroppo per ragion geopolitiche trova il tacito avallo anche di Paesi come gli Stati Uniti e Israele che per non alienarsi la Turchia non riconoscono quel crimine. Per questo motivo è necessario continuare a parlarne. E infatti il Consiglio per la Comunità Armena di Roma lancia a questo scopo un’iniziativa molto coinvolgente. Ecco come la spiegano:
Commemorazione Genocidio Armeno – Torna la campagna “Una Tragedia che non ha parole…”
In vista del prossimo 24 aprile, giorno di commemorazione del Genocidio Armeno del 1915, perpetrato dal Governo turco di allora a danno della minoranza armena, il «Consiglio per la comunità armena di Roma» ripropone la campagna di sensibilizzazione “Una tragedia che non ha parole”, con l’intento non solo di informare l’opinione pubblica su quanto accaduto 103 anni fa, ma anche di denunciare quanto sta accadendo in questi giorni, sotto gli occhi di tutti, negli stessi luoghi e con gli stessi attori di allora.
La campagna, dal titolo “Una tragedia che non ha parole”, avrà inizio venerdì 20 aprile e durerà fino a giovedì 26 aprile.
Si tratta di uno spot della durata di quindici secondi che verrà proiettato a rotazione sul circuito video della metropolitana e degli autobus di Roma.
La sequenza si apre con l’indicazione delle date del genocidio armeno per poi mostrare un uomo con gli occhi chiusi e la bocca cucita, simbolo della tragedia armena che per lunghi anni è rimasta sotto silenzio ed ignorata da chi avrebbe dovuto evitare che fatti simili potessero accadere.
“Una tragedia che non ha parole” è anche una denuncia al perdurante negazionismo turco e all’atteggiamento di complice silenzio di molte diplomazie che sacrificano la tragedia armena ed altre tragedie sull’altare degli interessi economici e delle convenienze politiche.
Il Consiglio per la comunità armena, da sempre in prima linea nella lotta contro la negazione e l’oblio, auspica che anche quest’anno la campagna abbia il successo degli anni passati e sempre più voci si uniscano alla voce negata del milione e mezzo di martiri Armeni per far si che verità e giustizia non tramontino mai.