Genocidio armeno e negazionismo, una questione aperta. parte ottava (Caratteriliberi – parte ottava 14.06.15)
Un elemento di forte frizione nella parabola armena, durante gli ultimi anni dell’Impero ottomano, è senz’altro la posizione assunta nei confronti del conflitto russo-turco. A prescindere dalla martellante propaganda di Costantinopoli, tesa a dimostrare il ‘tradimento’ armeno a prescindere da qualsivoglia riscontro di merito, il tessuto comunitario locale era diviso al suo interno da spinte contrapposte.
Le componenti indipendentiste valutavano come un’opportunità il fatto che le crescenti tensioni tra i due imperi avessero generato una concorrenza politica che si era poi tradotta in conflitto, benché quest’ultimo fosse infine incapsulato di un più generale confronto armato, a livello intercontinentale, per l’appunto la Prima guerra mondiale. Diverso era invece l’atteggiamento dei gruppi più tradizionalisti e conservatori, orientati in senso lealista verso i turchi. Il patriarcato di Costantinopoli si poneva su quest’ultimo piano. Sta di fatto che l’insediamento armeno in Anatolia costituiva da tempo oggetto di particolari attenzioni da parte di San Pietroburgo, considerandolo come la porta di accesso all’area mediterranea. È certo che la comunità armena di Russia, in particolare quella presente nell’area transcaucasica, avesse trovato autorevoli appoggi e rilevanti sostegni nello stesso inner circle zarista. Il quale ne sfruttava le aspettative per meglio favorire la propria penetrazione in territorio ottomano, utilizzando le aspirazioni nazionaliste non meno che gli stessi strumenti di propaganda religiosa della parte avversa. Ovviamente ribaltati, in questo caso, contro gli ottomani Continua