Genocidio armeno. Conferenza a Roma, tra commemorazione e negazionismo. Notizie Geopolitiche
di Giuliano Bifolchi –
La John Cabot University, in collaborazione con l’Associazione della Comunità Armena di Roma e del Lazio, ha organizzato lo scorso giovedì 19 febbraio 2015, presso l’Aula Magna Regina dell’università stessa, l’evento “Remembering and Narrating the Genocide: Learning From ArmenianWomen and ChildrenSurvivors”, serata dedicata alla commemorazione del Genocidio Armeno con l’obiettivo di promuovere la conoscenza tra il pubblico italiano e gli studenti di una della pagine più cupe della storia del XX secolo.
I partecipanti hanno potuto ascoltare l’introduzione all’evento di Franco Pavoncello, Presidente della John Cabot University, e gli interventi di Zara Pogossian, professoressa presso la stessa università ospitante l’evento specializzata in Storia dell’Europa Mediavale e di Bisanzio e Storia della Chiese Cristiane Orientali, Ara Sarafian, storico britannico di origine armena e direttore del Gomidas Institute di Londra, e Sua Eccellenza Sargis Ghazaryan, Ambasciatore della Repubblica di Armenia in Italia.
Per Genocidio Armeno, conosciuto anche con il nome di Medz Yeghern, il “Grande Male”, si intende il processo sistematico avviato dall’Impero Ottomano di eliminazione della componente etnica minoritaria armena all’interno del territorio attualmente facente parte della Turchia. Il Genocidio, la cui data di inizio viene convenzionalmente indicata con il 24 aprile 1915, ha causato la morte di un numero di vittime pari ad 1-1,5 milioni di persone, tra cui circa 250 intellettuali e leader della comunità armena di Costantinopoli.
L’intervento di Zara Pogossian, oltre a ripercorrere brevemente gli eventi ed i numeri che hanno caratterizzato questa pagina di storia di inizio XX secolo, ha posto l’attenzione sul termine “genocidio”, coniato nel 1943 da Raphael Lemkin,il cui significato indica lo sterminio premeditato e sistematico di un gruppo di persone sulla base della loro etnia, religione, credenze politiche, status sociale o altre particolarità. Prendendo in considerazione questa definizione è possibile quindi etichettare con il la parola genocidio gli eventi accaduti a partire dal 1915 all’interno dell’Impero Ottomano che hanno visto impegnate le autorità turche dell’epocain una attività diretta allo sterminiodella componente armena, motivo per cui Medz Yeghern può essere visto come uno dei primi genocidi moderni. L’intervento della Pogossian si è concluso con la citazione toccante del poeta turco naturalizzato polacco Nazim Hikmet il quale, in merito al Genocidio Armeno, scrisse:
“This Armenian citizen won’t forgive his father’s slaughter in the Kurdish mountains. But he likes you, because you also can’t forgive those who blackened the Turkish people’s name”
Ara Sarafian, storico britannico di origine armena, ha portato la propria esperienza di ricercatore all’interno dell’attuale Stato turco ed ha tenuto a sottolineare come la stessa Turchia stia cambiando al suo interno la propria politica e visione circa il Genocidio Armeno. Secondo Sarafian i turchi che negano il Genocidio perpetrano questa causa non sulla base di un odio nei confronti degli armeni ed il fenomeno del negazionismo sarebbe in fase di declino.
Studioso dell’Impero Ottomano e della storia dell’Armenia del XX, Sarafian ha posto l’attenzione sul termine Crypto-Armenians (in armeno ծպտյալհայեր “tsptyalhayer” ed in turco Kripto Ermeniler) descrivente quelle persone in Turchia le cui origini sono parzialmente o totalmente armene le quali generalmente nascondono la propria identità armena alla società turca. In molti dei casi tali persone sono discendenti degli armeni islamizzati sotto la minaccia dello sterminio fisico durante il Genocidio Armeno.
Il giornalista turco Erhan Basyurt aveva descritto i Crytpo-Armeni come quelle famiglie, ed in alcuni casi interi villaggi o vicinati, convertite all’Islam per scappare alla deportazione e alle “marce della morte” del 1915; tali famiglie continuano a vivere le proprie vite come armeni in segretezza, sposandosi fra di loro ed in alcuni casi professando la religione cristiana clandestinamente. Tra i membri della comunità Crypto-Armena è possibile annoverare personalità importanti come ad esempio Fethiye Çetin, avvocato, scrittore ed attivista per i diritti umani, Ahmet Abakay, giornalista, Müslüm Gürses, cantante di musica araba popolare ed attore, e Yasar Kurt, cantate di musica rock.
Di carattere maggiormente politico ed istituzionale è stato l’intervento dell’Ambasciatore della Repubblica di Armenia in Italia il quale ha voluto evidenziare che il fenomeno del negazionismo viene inteso come una minaccia da parte dell’Armenia: negando il Genocidio Armeno, attraverso la sua politica estera, il Governo della Turchia continua a rappresentare una minaccia per lo Stato armeno e palesa l’eventualità che un altro genocidio possa ripetersi nuovamente.
La sfida che deve affrontare Erevan attualmente, secondo quanto espresso da Ghazaryan, è data sia dal ricordare a livello internazionale una politica sistematica ottomana causante la morte di più di un milione di persone e sia dal regolare le proprie relazioni internazionali ed i propri rapporti con la Turchia, attore politico importante a livello regionale con il quale la disputa è accesa proprio in merito al Genocidio Armeno, e di conseguenza con lo stesso Azerbaigian, alleato di Ankara impegnato contro l’Armenia per quel che concerne la questione del Nagorno-Karabakh rappresentante a sua volta una minaccia per la sopravvivenza della nazione e del popolo armeno.
Al termine dell’incontro di grande interesse è stato il dibattito che si è acceso grazie anche all’intervento di Tahir Bora Atatanir, rappresentante dell’Ambasciata della Repubblica di Turchia in Italia, il quale ha tenuto a precisare le posizioni di Ankara in merito al Genocidio Armeno mettendo in discussione il termine genocidio applicato a tali eventi e la relativa mancanza di una posizione ufficiale internazionale, i numeri delle vittime armene fino a quel momento citati ed affermando inoltre che, negli episodi che caratterizzarono l’Impero Ottomano a partire dal 1915, entrambe le parti, quella armena e quella turca, registrarono delle vittime causate dallo scoppio di tensioni e contrasti
Occorre ricordare che alla fine gennaio il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan si espresse sul Genocidio Armeno dichiarando che la Turchia è pronta a “pagare il prezzo” per l’uccisione in massa degli armeni iniziata nel 1915 soltanto se una “commissione di storici imparziale”, dopo una scrupolosa ricerca, arriverà ad ammettere la colpevolezza dell’Impero Ottomano in merito a tale crimine.