Fino a quando Nato e Ue ignoreranno la radicalizzazione della Turchia? (Haffingtonpost 12.12.20)
Lasciamo perdere il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che ha altro a cui pensare, ma fino a quanto la comunità internazionale, le istituzioni europee e la Nato potranno continuare a ignorare il problema? Il problema è la crescente radicalizzazione religiosa della Turchia di Erdogan, la sua dichiarata vocazione imperiale, la sua minaccia di un nuovo genocidio nei confronti degli armeni. Ne abbiamo avuto ulteriore prova lo scorso 10 dicembre, quando, a Baku, il presidente turco e il suo omologo Azero hanno celebrato non l’anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, ma la loro vittoria contro il popolo armeno del Nagorno-Karabakh.
Ecco alcuni passaggi del discorso pronunciato da Erdogan: “Il popolo armeno dovrà capire che è impossibile ottenere qualunque cosa su istigazione degli imperialisti occidentali”, che poi saremmo noi, “Yerevan è azera”, “Turchia e Azerbaijan, con il permesso di Allah, supereranno le difficoltà e otterranno un successo ancora maggiore. Che Allah ci aiuti!”, “oggi è il giorno in cui si rallegrano le anime di Enver Pasha e i coraggiosi soldati dell’Esercito Islamico del Caucaso. … Oggi è un giorno di vittoria e orgoglio per tutti noi, per l’intero mondo turco”. Per la cronaca, Enver Pasha è stato uno dei principali artefici del genocidio degli armeni, popolo cristiano, realizzato dall’Impero Ottomano tra il 1915 e il 1916.