Esce in Italia una raccolta di 101 poesie di poeti armeni riscoperti dopo il crollo dell’Urss (Il Messaggero 26.06.24)

Centouno poesie capaci di allargare l’orizzonte e gettare ponti tra visioni immaginarie e prospettive reali, in una ricerca continua di sè, priva di qualsiasi indulgenza, capaci di cogliere e cesellare le sfumature dell’amore, della vita, del desiderio, della sconfitta, della disperazione, della felicità. C’è tutta la malinconica tenacia della cultura armena, sopravvissuta al genocidio ottomano e alle costrizioni sovietiche, dentro la raccolta poetica intitolata “Rinascita” curata e tradotta da Mariam Eremian e pubblicata da Fuorilinea (158 pagine, 16 euro). Hovannes Tumanian, Vahan Terian, Razmik Davogan, Parvyr Sevak solo per citare alcuni dei principali esponenti della poetica armena vissuti dalla fine dell’Ottocento fino al 1989, l’anno del crollo dell’impero sovietico che per tanti di loro mise fine ad un oblio imposto dal regime.

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Metakse Poghosian, scomparsa nel 2014, nell’anno in cui crollava il Muro di Berlino componeva “Perchè non capiscano”, una poesia carica di fede e speranza. «E’ notte verde tra le braccia dell’abete/ si accendono le luci come stelle/ noi ci guardiamo, sorridiamo latenti/ parliamo con sguardi perchè non capiscano/ neppure ci accorgiamo di come, in silenzio/ si sfiorano in noi Anno Vecchio e Nuovo/ come bambini ci rallegriamo/ con fede raggiante accogliamo quello Nuovo/ E’ notte verde tra le braccia dell’abete/si accendono le luci come stelle/ E’ arrivata la primavera con ali d’inverno/ parliamo con stelle perchè non capiscano!»

INDIFFERENZA

Parvyr Sevak difendeva, invece, la capacità dei poeti di rivendicare la complessità della vita contro il mainstream ormai proiettato verso una dicotomia sempre più rigida, al punto da spaventare.

In un mondo diviso in bianco e nero in cui contano solo due poli soltanto e dove le parole importanti sembrano essere solo si e no” l’artista opta per l’astensione ma non si tratta di indifferenza ma di chi si oppone al conformismo e coglie le sfumature delle situazioni sociali, politiche, umane e senza trascendere dalle circostanze.  «Dell’indifferenza sono il nemico/ l’irrequieto intrasigente maniacale rivale/ ma quando migliaia di capi del mondo/ contano solo due poli soltanto/ quando di migliaia di colori del mondo/ funzionano il nero e il bianco soltanto (…) E’ l’astensione che preferisco».

Parvyr Sevak, scomparso nel 1974 e uno dei più rilevanti poeti del XX secolo, scriveva che «prima di essere un genio bisogna essere innanzitutto un uomo, così come prima di essere universale, bisogna essere innanzitutto umano».

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