Escalation in Armenia: l’Azerbaigian continua ad attaccare lungo il confine (Ilprimatonazionale 20.10.22)
Roma, 20 ott – Ancora una volta torniamo a parlare di Armenia; terra martoriata da secoli e che nell’ultimo periodo si trova sempre più stretta nella morsa turco-azera. A pochi sembrano però importare delle sorti del popolo armeno. Forse troppo lontano dai riflettori occidentali e russi impegnati nella guerra in Ucraina, la situazione armena rientra però nel quadro europeo per la ricerca di fonti energetiche e, soprattutto, del tanto richiesto gas. Proprio il gasdotto che collega l’Azerbaigian con l’Europa e, in particolare, con l’Italia, anche nella scorsa aggressione azera lungo i confini ha fatto in modo che non si parlasse troppo di questa delicata quanto tremenda escalation in Armenia. “Intorno alle 16:30 di oggi, le unità delle forze armate azere hanno nuovamente aperto il fuoco con armi da fuoco di vario calibro contro le postazioni armene situate nella direzione orientale del confine armeno-azero“. Ad affermarlo in una nota è lo stesso ministero della Difesa di Erevan, rassicurando che non vi sono state vittime nello schieramento armeno.
Due attacchi in meno di 24 ore
L’ultimo attacco azero, anch’esso fortunatamente senza vittime, si era registrato solo questa notte, sempre lungo il fronte orientale. “Si noti che l’Azerbaigian stasera ha aumentato il calibro della violazione del cessate il fuoco contro le forze armate armene usando anche i mortai. Significa che Baku punta a una graduale escalation e provocazione della situazione. L’impunità genera sempre nuovi crimini”, ha twittato il ministro di Stato dell’Artsakh, Artak Beglaryan, condividendo il rapporto del ministero della Difesa sulla violazione del cessate il fuoco azero e la pericolosa escalation in Armenia.
Baku nega le salme dei dispersi armeni
Intanto, in questa preoccupante escalation in Armenia, sono ancora 29 le persone che risultano disperse dopo l’ultima aggressione azera del 13 settembre scorso. L’Azerbaigian continua a consegnare molto lentamente a Erevan i cadaveri degli oltre 200 dispersi, tra civili e militari, rimasti uccisi nell’attacco compiuto dalle truppe di Baku. L’Azerbaigian continua a ostacolare gli armeni nel recupero dei corpi dei propri soldati caduti in alcune aree del fronte. A dichiararlo ai giornalisti è il difensore dei diritti umani dell’Armenia, Kristinne Grigoryan. “Il ministero della Difesa sa dove si trovano i corpi dei soldati caduti. In questo momento la parte azera sta ancora negando il consenso per recuperare i corpi” ha detto Grigoryan. Il processo di identificazione dei soldati caduti nell’ultima aggressione azera, riferiscono le autorità di Erevan, è terminato per 201 di essi. Manca però adesso da riavere le salme degli ultimi 29 ragazzi massacrati dalle pallottole azere.
Cambio alla guida dell’Artsakh
Ruben Vardanyan ha accettato l’offerta del presidente dell’Artsakh, Arayik Harutyunyan, di diventare ministro di Stato dell’Artsakh e entrerà in carica all’inizio di novembre. “Gli sviluppi politici intorno all’Armenia e all’Artsakh, l’escalation della situazione intorno alla soluzione della questione dell’Artsakh, da cui dipendono senza esagerazione il destino dell’Armenia e del mondo armeno, sono estremamente preoccupanti per me. Mi rendo conto che non c’è più tempo per contemplare, e in questa situazione non ho altra strada se non quella di stare accanto alla gente di Artsakh e assumermi la mia parte di responsabilità per il futuro di Artsakh”, ha detto Vardanyan in una nota.
L’escalation in Armenia preoccupa anche l’Europa, ma…
Sperando che questa escalation bellica in Armenia da parte azera si concluda al più presto, rimane però il grande interrogativo sulla sua utilità nello scacchiere geopolitico internazionale. Sia l’Armenia che l’Azerbaigian nutrono infatti importanti contatti e rapporti commerciali, sia con l’Unione europea che con la Russia. In Ue c’è già chi propone sanzioni contro Baku per “castigare” le continue aggressioni azere ma, vista la scottante situazione legata ai rubinetti del gasdotto azero che rifornisce l’Europa mediante la Turchia, difficilmente si giungerà a una condanna unanime.
Andrea Bonazza