Erevan tra Francia e Russia (Asianews 20.09.24)
La visita in Armenia di Stéphane Séjourné, ministro uscente del governo francese e candidato al ruolo di commissario europeo, è stata guardata con sospetto a Mosca, che cerca di mantenere saldi i suoi legami storici. Mentre a Erevan i “parner minori” della coalizione di Pašinyan raccolgono firme per un referendum sull’ingresso del Paese nell’Ue.
Erevan (AsiaNews) – Il ministro degli Esteri uscente della Francia Stéphane Séjourné, candidato al ruolo di commissario Ue, ha compiuto una visita a Erevan nei giorni scorsi, suscitando reazioni molto critiche da parte della Russia, che vede nel “nuovo idillio” tra Armenia e Francia il tentativo di sostituzione della storica partnership con il Cremlino. Il direttore scientifico dell’Istituto per le ricerche internazionali Mgimo, la scuola dei diplomatici di Mosca, Sergej Markedonov, ha commentato la situazione con un ampio articolo sul canale Telegram Bunin&Co.
Secondo l’esperto, “gli incontri tra armeni e francesi si sono talmente intensificati che ormai non stupiscono più nessuno, sono diventati una routine diplomatica”. D’altra parte, i francesi intrattengono rapporti frequenti anche con l’Azerbaigian, mantenendo “un tono costante di lotta retorica”, difendendo i diritti degli armeni riguardo alla situazione del Nagorno Karabakh, ma spaziando poi sugli argomenti più vari. Gli armeni cercano piuttosto di accreditare la tesi che Parigi stia diventando il più importante alleato di Erevan, e un protagonista decisivo in tutta l’area del Caucaso meridionale.
La visita di Séjourné ha però un carattere più specifico, secondo Markedonov, a cui bisogna prestare maggiore attenzione. Da un lato egli ritiene che il viaggio fosse un “tour di commiato” prima di trasferirsi a Bruxelles nel governo di Ursula von der Leyen, dove sostituirà il dimissionario Thierry Breton. Dopo l’Armenia, il ministro francese si è recato a Chişinău e ad Atene, e anche in Moldavia la sua presenza è stata molto frequente in questi anni, considerando anche l’imminenza delle elezioni presidenziali e del referendum per l’integrazione europea. La Grecia è poi un partner di lunga data della Francia, come contrappeso agli interessi della Turchia nella regione, e negli ultimi due anni si sono molto sviluppate le relazioni dei greci con l’Armenia.
D’altra parte, osserva il direttore della scienza diplomatica russa, “non bisogna scordare le iniziative politiche interne all’Armenia, che hanno un significato internazionale”. Da giugno si discute sulla possibilità di inserire il Paese nella Ue, per iniziativa della “Piattaforma delle forze democratiche” a cui si sono uniti “tutti gli occidentalisti armeni” come Aram Sarkisyan, leader del partito “Repubblica”, Arman Babadžanyan del movimento “In nome della repubblica”, Tigran Khzmalyan del “Partito europeo dell’Armenia”, i cosiddetti “partner minori” del premier Nikol Pašinyan.
Secondo gli oppositori del premier, questi gruppi sono manovrati da Pašinyan per testare l’opinione pubblica e propagandare idee che egli, per varie ragioni, non vuole attribuire a sé stesso e alla propria cerchia. Lo stesso Pašinyan ha in effetti espresso opinioni critiche in pubblico sul possibile ingresso dell’Armenia nella Ue, fa notare Markedonov, ma “il tempo scorre, e da settembre si raccolgono le firme per organizzare un referendum sulla questione”, una campagna che verrà condotta fino al 14 novembre allo scopo di portare la proposta in parlamento, per cui servono almeno 50mila sottoscrizioni, e “ovviamente Parigi appoggia in pieno questa iniziativa”.
Il politologo osserva che nelle condizioni attuali, in cui si riformano molti approcci tipici della “guerra fredda”, il tema dei rapporti dell’Armenia con l’Europa va visto nel contesto del conflitto globale, e per questo “Séjourné a Erevan ha ricordato la Russia, indicandola come il principale ostacolo sulla via della democratizzazione e dell’integrazione europea dell’Armenia, assicurando che la Francia sarà sempre accanto al popolo armeno”. Il sostegno francese appare per molti aspetti più retorico che concreto, come anche nelle dichiarazioni dello stesso Emmanuel Macron e di altri membri del governo di Parigi, mentre “Mosca sta a guardare, cercando di mantenere saldi tutti i suoi legami storici nel Caucaso”.